Una corrispondenza tra gli uffici di Palermo e quelli di Roma blocca le erogazioni per gli oltre cento lavoratori dell'azienda catenota delle plastiche monouso. Lo stabilimento ha chiuso i battenti a giugno. Stamattina il sindaco ha convocato un incontro
Ancora niente cassa integrazione per gli ex Dacca Lavoratori vittime del rimpallo tra Regione e Mise
«Siamo nelle mani di nessuno, in mezzo a uno scaricabarile tra la Regione e il ministero: nel frattempo da marzo non vediamo un euro, nell’attesa che si sblocchi la cassa integrazione». A parlare a MeridioNews è un operaio della Dacca – azienda produttrice di stoviglie in plastica con sede ad Aci Catena – che riassume il sentimento unanime degli altri colleghi. Cento lavoratori circa, che aspettano di percepire due mensilità e la cassa integrazione da maggio fino a oggi. L’azienda ha deciso la cessazione dell’attività a giugno a causa della diminuzione delle richieste dovute alla fallimento di alcuni committenti. Un passaggio che ha spinto gli operai, col sostegno dei sindacati e di tutta la politica catenota, a richiedere la cassa integrazione nell’attesa di sapere se ritorneranno a lavorare e se l’azienda potrà fare una riconversione.
Dopo un primo incontro di giugno col prefetto, ancora oggi i lavoratori non hanno percepito un euro. «Bisogna fare assoluta chiarezza su quello che sta accadendo – sottolinea il sindacalista Giuseppe Coco di Femca Cisl -. E per questo faremo un altro incontro con le istituzioni. C’è chi la racconta in un modo e chi in un altro. A noi interessa soltanto che agli operai vadano le somme che gli spettano». I sindacati già a giugno sono andato al ministero. «Ci erano state date delle garanzie riguardo alla cassa integrazione – continua -, però ci hanno detto che mancavano i corsi di formazione che dovevano essere pagati dall’azienda». L’azienda, però, non può dare il via alle politiche attive nei confronti degli operai a causa delle ingiunzioni di pagamento, quindi sarebbe dovuta intervenire la Regione Siciliana per finanziare i corsi. Cosa che non è avvenuta.
Per fare il punto sulla questione, stamattina l’amministrazione comunale di Aci Catena e il consigliere Giovanni Grasso hanno convocato le sigle sindacali e i rappresentanti della società. «Gli ammortizzatori sono importantissimi, non solo perché permettono agli operai di avere un po’ di ossigeno, ma erano un sopporto in attesa di una possibile conversione della produzione o di un possibile acquirente», interviene ancora Coco. A cui fa seguito Giuseppe Patanè di Uiltec Catania. «Aspettiamo risposte da chiunque ci possa dare notizie certe sullo sblocco della cassa integrazione – commenta -. Siamo cento dipendenti senza stipendi e non possiamo permettere che tutto vada nel dimenticatoio».
Uno scenario che anche da parte dei vertici aziendali – che hanno preferito non rilasciare dichiarazioni – sembra di rassegnazione. Per adesso paiono non esserci i margini perché la Dacca, marchio con una storia quarantennale che ha dato lavoro a centinaia di famiglia nell’Acese, venga riconvertita e possa ripartire. Al momento, l’unico obiettivo da parte della politica catenota è potere interloquire con il governo regionale e nazionale. Ma prima ancora risulta fondamentale il tavolo con il Prefetto, Inps e Ufficio del Lavoro. «Bisogna cercare di capire dove sta l’inghippo tra il ministero e il governo regionale – dichiara il primo cittadino Nello Oliveri – E per questo un altro tavolo col prefetto è fondamentale».