Se mai ci fosse stato qualche dubbio, ora non ce ne sono più. Il governo Monti non ha nessuna intenzione di procedere sulla via dell’applicazione dello Statuto siciliano. Ne ha dato prova oggi rispondendo ad una interpellanza sull’articolo 37, presentata dal deputato nazionale del Pdl, Enrico La Loggia il quale chiedeva l’immediata applicazione della norma. Risposta: non ci pensiamo proprio. L’esecutivo nazionale, in linea con i suoi predecessori, ha ancora una volta disconosciuto il diritto della Sicilia a ricevere i tributi relativi a redditi prodotti sul suo territorio da aziende con sede centrale fuori dall’Isola. “Esigiamo – sottolinea La Loggia – il semplice rispetto di un preciso patto fatto con la Sicilia nel 1947 e finora colpevolmente disatteso“..
Tanto per rinfrescarci la memoria, l’articolo 37 tratta di quella parte dello Statuto che affronta un tema scottante: le imposte pagate dalle aziende in molti casi dalle grandi aziende che hanno stabilimenti in Sicilia, ma sede sociale altrove, per lo più nel Centro Nord Italia. Ebbene, fino ad oggi, grazie a una politica siciliana di ascari (cioè di venduti agli interessi delle aree forti del nostro Paese) e una politica nazionale rapace, queste imposte vengono versate nelle regioni italiane dove questi grandi gruppi economici e imprenditoriali hanno la sede sociale. Una truffa e un ladrocinio legalizzato ai danni della Sicilia.
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