Ancora cattive notizie per il sindaco Lagalla. Una rassegna stampa, quella odierna, che fa va venire la gastrite. Per la seconda volta consecutiva nel giro di 48 ore il suo Consiglio Comunale non ce l’ha fatta. Dopo le polemiche scoppiate in seguito alla richiesta di dimissioni avanzate dalla capogruppo della Lega Sabrina Figuccia. Che ha […]
Un ‘anche’ ferma il Consiglio: nuova crisi per la giunta Lagalla
Ancora cattive notizie per il sindaco Lagalla. Una rassegna stampa, quella odierna, che fa va venire la gastrite. Per la seconda volta consecutiva nel giro di 48 ore il suo Consiglio Comunale non ce l’ha fatta. Dopo le polemiche scoppiate in seguito alla richiesta di dimissioni avanzate dalla capogruppo della Lega Sabrina Figuccia. Che ha chiesto di mandare a casa il direttore generale di Rap Massimo Collesano e l’assessore all’Ambiente Pietro Alongi.
Ma questa volta sono state le scelte grammaticali ad averla vinta. Un anche di troppo. Motivo del fallimento della seduta, prolungata in notturna, è stato ancora una volta il contratto di servizio della Rap. Galeotto fu il secondo, di ottanta emendamenti presentati. Quello che prevedeva di utilizzare (anche) spazzatrici ed idranti per la pulizia dei mercati storici e rionali. Ma c’era una parola di troppo che è sembrata il preludio al non utilizzo.
Il provvedimento era sostenuto dalla VI Commissione e dal presidente della IV Commissione Salvo Imperiale. E ancora una volta il governo panormita di centro destra si è trovato davanti i dictat degli alleati. L’affondo è arrivato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe Milazzo. Che ha criticato fortemente la richiesta dei firmatari. Fra i quali compariva anche la collega di partito Teresa Leto.
E di fronte al no sul ritiro dell’emendamento, Milazzo non le ha mandate a dire: «Se volete votarlo, fatelo. Ma io eviterei forzature di questo tipo. Non è saggio. La ruota gira. Anzi, annuncio che Fratelli d’Italia ritirerà le proprie firme dagli emendamenti». Come da copione maggioranza in subbuglio. Seduta inesorabilmente chiusa. Per la seconda volta.
L’emendamento della discordia
Alla base, però, è anche necessario tenere conto dell’orario di inizio dei lavori della seduta. Ore 21:30. forse la maggioranza aveva deciso di stancare le opposizioni e avere campo sgombro. Non sono mancate le polemiche in aula. La prima è arrivata dall’esponente di Oso, Ugo Forello. Che ha presentato una pregiudiziale atta a richiedere la presenza in aula dell’assessore al Bilancio Brigida Alaimo.
Richiesta però colata a picco dalla maggioranza. Forello, inoltre, ha evidenziato che «Piuttosto che farsi prendere dalla fretta ed agire in maniera avventata, sarebbe stato opportuno fermarsi, comprendere le motivazioni del parere contrario del ragioniere generale e, solo dopo, andare avanti». Riferendosi a due circostanze: l’asseverazione del Piano Economico Finanziario e la mancata attuazione del piano degli investimenti. Elementi che sarebbero in grado di rendere obsoleto l’atto rispetto ai previsti obiettivi da raggiungere. Dello stesso avviso anche Carmelo Miceli, del Gruppo Misto.
I consiglieri in Aula erano sfiniti. Anche perché la lista degli emendamenti è arrivata a quota ottanta. Ma soprattutto per il fatidico secondo emendamento. Quello contenente quella parola fastidiosa. Che ha scatenato il caos in Aula. E sono partiti gli strali. Il più incisivo, come indicato, lanciato da Milazzo di Fratelli d’Italia.
Fuoco e fiamme, quindi nella seduta tanto che, dopo una stasi durata circa un’ora il presidente del Consiglio Comunale Giulio Tantillo ha deciso di chiudere la seduta. Giornata impegnativa, quella di oggi, per il sindaco Roberto Lagalla. Colpa anche della gastrite.