Liste uniche e candidati civetta, assessori uscenti che consegnano letterine elettorali indirizzate ai genitori ai bambini a scuola, ma anche candidati condannati e sotto processo. Il microcosmo che si articola tra le piazze e i vicoli del promontorio del Palermitano è già entrato a pieno nel clima elettorale, in attesa che la bagarre prenda forma anche nei grossi centri di Cefalù e Termini Imerese
Amministrative, la campagna elettorale sulle Madonie Tra verdetti già scritti, colpi bassi e polemiche roventi
Ancora una volta quello delle Madonie si dimostra un microcosmo complesso, pieno di sorprese e contraddizioni. E così non poteva essere anche in sede di rinnovo dei sindaci e delle giunte di buona parte dei Comuni del comprensorio, tra sfide senza storia da una parte e grossi focolai di polemica dall’altra. È senza storia, per esempio, la corsa alla successione di Giuseppe Ferrarello a Gangi, dove la preoccupazione più grande dei candidati sarà quella di raggiungere il quorum necessario per consentire l’ingresso nel palazzo di città (50 per cento più uno degli aventi diritto al voto) all’unica lista in corsa. Lista che sostiene il candidato sindaco Francesco Migliazzo e che, neanche a dirlo, è nata sotto la regia dell’uscente Ferrarello, che da par suo si gode gli ultimi giorni di mandato – ha di recente invitato la cittadinanza a stanziare il proprio cinque per mille al Comune – ma senza la minima intenzione di uscire dalla scena politica di quello che negli ultimi anni è salito alla ribalta come uno dei borghi più belli d’Italia.
Chi non ha voluto preoccuparsi del quorum, ma non per questo è meno sicuro di una pronta elezione è Leonardo Neglia, che a Petralia Sottana raccoglie l’eredità e la benedizione dell’uscente Santo Inguaggiato, concorrendo contro una lista civetta creata ad arte, con soli sette candidati – il minimo consentito – per rendere facile e senza ostacoli il cammino del sindaco designato verso la successione. Ma è proprio sulle Petralie che spicca di più la dicotomia madonita. Pochi chilometri più su, infatti, a Petralia Soprana è guerra aperta tra il sindaco in carica Pietro Macaluso, volto noto della politica petralese e il suo ex alleato Francesco Gennaro. Una sfida tra vecchi amici che già dalle prime battute si è rivelata senza esclusione di colpi. L’ultimo episodio a fare discutere è stato il gesto dell’attuale vicesindaco Rosario Lodico, assessore all’Istruzione e in lista tra le fila della compagine di Macaluso, che avrebbe varcato la soglia dell’Istituto comprensivo per consegnare ai bambini una missiva da recapitare ai genitori con una chiara richiesta di voto, secondo quanto riportato dal sito di informazione Madonienotizie, che ha raccolto la denuncia di un genitore. «Non vorrei peccare di presunzione nel chiedervi l’11 giugno prossimo il consenso sulla mia persona quale candidato al Consiglio Comunale per i prossimi cinque anni» recitava la lettera che, come prevedibile, ha sollevato un vero e proprio vespaio di polemiche.
Si fa sul serio anche a Blufi, con la corsa a due tra Sabina Geraci e Vittorio Castrianni e a Castellana Sicula, dove è battaglia tra tre liste. A differenza, infatti, degli altri grandi uscenti, il castellanese Pino Di Martino, dopo aver tirato i remi in barca rinunciando a partecipare alla tenzone, ha buttato all’ultimo secondo nella mischia Daniela Russo. Se la dovrà vedere con il presidente del parco delle Madonie Angelo Pizzuto, che ha bruciato tutti sul tempo nella sua discesa in campo e il baluardo del centrodestra cittadino, Franco Calderaro, che non ha disdegnato tuttavia l’appoggio del Partito democratico guadagnandosi di diritto la pole position. Ma se da una parte la delfina del sindaco non convince a pieno, dall’altra parte non brillano le candidature di Pizzuto, condannato in primo grado con pena sospesa per un reato contro la pubblica amministrazione: truffa per il famoso viaggio in Canada; e di Calderaro, a processo per diffamazione nei confronti della segretaria comunale per uno scontro durante una seduta del Consiglio.
E a proposito del viaggio in Canada, pagato con le somme anticipate dalla Camera di commercio canadese e mai rimborsate dall’assessorato regionale al Territorio, un’altra delle persone lambite dalla vicenda – pur senza strascichi giudiziari – Mario Cicero, è in lizza per la poltrona di sindaco di Castelbuono insieme all’uscente Antonio Tumminello, Vincenzo Allegra e Lia Romé. In attesa che si scaldi la partita anche nei grossi centri Cefalù e Termini Imerese, al momento sono i piccoli a dare spettacolo sul fronte della bagarre. E ancora l’undici giugno appare lontano.