All’Ars una mini spending review

Non resteranno poveri i deputati regionali siciliani dopo i tagli annunciati stamattina dal Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio. Tagli che arrivano, dopo gli scandali sui costi della politica,  in piena campagna elettorale e  mentre  la Procura di Palermo indaga sulle spese dei gruppi parlamentari.

Un segnale, comunque. Forse un po’ tardivo e neanche tanto incisivo. I tagli deliberati dal Consiglio di Presidenza del Parlamento siciliano, infatti,  ammontano a circa 4,1 milioni di euro l’anno. Tra questi, una sforbiciata del 30% alle indennità di carica per il  presidente, i vice presidenti, i deputati-questori, i deputati-segretari, i presidenti di commissione.

Il numero uno di Sala d’Ercole, per intenderci,  non si ritroverà più in busta paga un extra di 6.951 euro lordi, ma solo 4.800 euro.  ‘Premialità’ che per i vice  scenderanno da 4.600 a circa 3000 euro,  per i deputati segretari e i presidenti di commissione da tremila a 2.100 euro, per i vicepresidenti della commissioni da 700 a circa 500 euro.

Gli altri deputati  possono stare tranquilli. Qualche taglio qua e là: riceveranno 1.000 euro in meno al mese per i portaborse, il contributo passera’ da 4.100 a 3.100 euro.Non on avranno più rimborsi per le telefonate dai cellulari di servizio né per la corrispondenza inviata,  mentre è stato ridotto del 50% il contributo del trasporto su gomma pagato anche a chi vive a Palermo.

Da oggi, poi,  una società di revisione dovrà certificare i bilanci dei gruppi parlamentari per garantire trasparenza ed efficacia”, ha detto  Cascio, presentando alla stampa i nuovi provvedimenti. “Per quanto riguarda il passato – ha aggiunto – fermo restando che c’è in corso un’indagine della Procura, fino a oggi in 67 anni i gruppi parlamentari hanno avuto piena e totale autonomia nella gestione dei bilanci, che l’Assemblea non è tenuta a conoscere. Ma non credo in Sicilia ci sia il rischio di incorrere in casi come quello di Batman”

Ricordiamo che un deputato semplice, senza incarico supplementare,  riceve di fatto, ogni mese, 14.808 euro netti. Cioè, come abbiamo letto in questi giorni sulla stampa nazionale, 177.696 l’anno, quasi 11 volte di più del reddito pro capite siciliano, che oggi è pari a 66% di quello medio europeo.

L’Ars complessivamente costa 162 milioni di euro l’anno “ma  -ha spiegato Cascio- in questa cifra sono inclusi circa 40 milioni di euro per le pensioni del personale e 20 milioni di euro per le pensioni dei deputati. Costi -ha sottolineato il presidente- che in altri consigli regionali sono sostenuti dagli istituti previdenziali”.

E questo è vero. Quindi sottraendo questa cifra per le pensioni, il Parlamento siciliano costa circa 1o2 milioni di euro l’anno.  Che non è poco. Alla luce di questi numeri, senza volere entrare nel merito dell’efficienza del lavoro svolto a Sala d’Ercole, tagliare 4 milioni di euro l’anno dalle spese, come ha deciso il Consiglio di Presidenza stamattina, equivale, ad occhio e croce, ad una mini spending review.

Qui sotto l’elenco dettagliato dei tagli inclusi nel provvedimento di stamattina:

Consiglio di Presidenza Ars, i tagli


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