Alla scuola Marco Polo focus su violenza di genere «Allarmante dato oscuro di episodi non denunciati»

«La violenza non ha diritto, non ha alcuna giustificazione. Si deve continuare a lavorare per riconoscere il valore aggiunto della donna. Essa deve aumentare la consapevolezza delle proprie capacità e accrescere la propria indipendenza economica. Le violenze devono essere denunciate». Lo ha detto Patrizia Aucelluzzo, avvocato penalista, nel corso di un incontro, dedicato alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne, all’interno della scuola palermitana Marco Polo di via Ugo La Malfa. Alla discussione hanno preso parte anche altri collaboratori dell’avvocata palermitana e il tenente Pasquale Del Prete della compagnia dei carabinieri di Palermo-San Lorenzo. Un fenomeno che a Palermo ha fatto registrare diversi casi negli ultimi giorni

Scuola e addetti ai lavori questa mattina hanno coinvolto gli studenti dell’Istituto Tecnico Economico per il Turismo, all’interno di un percorso volto ad avvicinare gli studenti ad alcune problematiche che, come ha sottolineato l’avvocata Barbara Marcianò, i ragazzi vedono con disinteresse. «Il fenomeno della violenza in genere, e sulle donne in particolare, non è confinato solo in certe situazioni – ha detto -. La violenza sulle donne ci riguarda da vicino. Le donne che hanno subito violenza o atti persecutori non hanno nulla di diverso da noi ma si sono imbattute in uomini che si sono dimostrati poi essere violenti». Barbara Marcianò ha spiegato agli studenti come riconoscere i segnali che possono indurre a ipotizzare una futura forma di violenza ancor più grave. Continue minacce, aggressioni mentali e fisiche, il controllo degli account social e altri atteggiamenti che creano forte stress, che creano paura, non sono segni di una condizione di normalità per il legale. «Sono dei campanelli di allarme – ha spiegato – che possono lasciar prevedere gravi atti di violenza».

Violenza, ha specificato ancora l’avvocata, che non è solo fisica ma anche psicologica. Quest’ultima si realizza quando l’uomo vuole controllare la donna a tal punto da annientarla, da farle perdere la propria autostima, la donna non ha più il controllo della propria vita. La violenza può anche essere di tipo economica, subita da donne che non hanno una propria indipendenza monetaria, ma può anche essere sessuale o spirituale. «Queste tipologie di maltrattamento – ha concluso – costituiscono reati che devono essere puniti dalla legge». Tra le fattispecie di reato, solo di recente riconosciuto tale, vi è il reato di stalking. «Consiste in una serie di atti persecutori reiterati, al fine di generare uno stato di ansia e di paura tali da compromettere l’altrui stile di vita – ha spiegato l’avvocato penalista Domenico Emma -. Il reato di stalking è perseguibile a querela entro sei mesi, le spese processuali sono gratuite per tutte le donne».

«A Palermo una donna di 35 anni è stata portata all’ospedale con lividi dappertutto, la faccia sporca di sangue, non riusciva a parlare – ha raccontato il tenente Del Prete -. Vedeva noi in divisa come coloro che avrebbero annientato il carnefice. Questa donna, dopo vari tentativi, ha iniziato a raccontare che per due anni ha subito violenze, e per due anni non ha detto niente a nessuno. Noi l’abbiamo convinta a parlare. Quando la vittima parla, lo fa perché si rende conto che ha toccato il livello più basso della propria vita». Il militare ha usato la metafora dell’araba fenice per descrivere la donna vittima di violenza. «Una volta toccato il fondo, come l’araba fenice rinasceva dalle proprie ceneri, anche la donna può risorgere e iniziare una nuova vita – ha spiegato Del Prete ai ragazzi -. Ma perché arrivare a questo punto? Il concetto di prevenzione è fondamentale».

Nonostante le modalità per denunciare i presunti casi di violenza esistano, come ha ricordato il carabiniere, sono pochi quelli che vengono segnalati ed è allarmante il dato oscuro degli episodi di violenza sulle donne e di stalking in Italia. «Se non si vuole chiamare il 112 o il 113 – ha continuato il militare – ci sono altre soluzioni. Esiste, ad esempio, un numero anti-violenza, il 1522, con il quale fare una segnalazione». L’avvocata civilista Concetta Schirò, accompagnata dalla collaboratrice Alessandra Comparato, ha infine risposto ad alcune domande poste dagli studenti sul tema della tutela delle donne che querelano l’uomo violento. «Sia dal punto di vista del risarcimento sia sulla difesa legale – ha spiegato – la tutela delle donne è posta a carico dello Stato. La tutela è garantita, tramite indennizzo, anche quando l’autore del reato è sconosciuto oppure quando è identificato ma non ha la possibilità di pagare i danni».


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