La notizia sbuca a sorpresa nel mezzo della conferenza stampa per la presentazione dei lavori dei due nuovi tracciati. «Dobbiamo necessariamente puntare sulla ricapitalizzazione» dice il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo. Orlando: «Abbiamo dimostrato che un'azienda interamente controllata dal pubblico può essere sana»
All’aeroporto Punta Raisi due piste nuove di zecca Mentre torna in auge la privatizzazione di Gesap
Torna alla ribalta la privatizzazione della Gesap. La notizia sbuca a sorpresa nel bel mezzo della conferenza stampa per la presentazione dei lavori sulle due piste dell’aeroporto Falcone Borsellino, al centro direzionale di Punta Raisi. Il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo rivela che «la Camera di Commercio venderà le proprie quote e la mia amministrazione è intenzionata ad acquistarne una parte». Ma la decisione dell’ente camerale presieduto da Alessandro Albanese di fatto potrebbe riaprire le porte all’ingresso dei privati.
Attualmente l’azienda ha quattro soci principali: la Città metropolitana di Palermo col 41,3 per cento, il Comune di Palermo col 31,5, la Camera di Commercio col 22,7 e il Comune di Cinisi col 2,9 (fonte sito Gesap). La città metropolitana, guidata dal sindaco del capoluogo Leoluca Orlando, è stata dapprima commissariata con uno degli ultimi atti del governo Crocetta e poi, su decisione del Tar, restituita nelle mani del Professore. Ma il governo Musumeci ha già annunciato l’intenzione di mettere mano profondamente alla riforma delle ex Provincie e di conseguenza quel 41,3 per cento di quote della città metropolitana potrebbe ballare spostando in maniera decisiva gli equilibri societari.
In realtà all’inizio Orlando e la Camera di Commercio erano favorevoli alla privatizzazione (scontrandosi con le resistenze di Palazzo Comitini). Il Consiglio comunale di Palermo approvò la vendita di una parte delle azioni e il cda della Gesap individuò un advisor per calcolare il valore di mercato dell’operazione. Ma la bassa valutazione delle azioni da parte dell’advisor e lo scandalo Helg cambiarono radicalmente le carte in tavola: Orlando si mise di traverso e l’operazione sfumò, anche perché nel frattempo il Professore era diventato sindaco metropolitano conquistando una maggioranza schiacciante in società. E così la privatizzazione sembrava definitivamente accantonata.
In attesa di capire nelle mani di chi finiranno le quote che la Camera di Conmercio potrebbe mettere in vendita e quelle gestite dalla Città metropolitana, la mossa del sindaco di Cinisi potrebbe ingrossare, anche se di poco, le fila di chi vuole una Gesap pubblica. «Per noi – dice Palazzolo – questa azienda offre un servizio essenziale come l’acqua o i rifiuti sia per l’enorme numero di dipendenti sia per i benefici economici sul territorio. Dobbiamo necessariamente puntare sulla ricapitalizzazione. Approfitteremo della vendita di azioni Gesap per acquistarle, anche se non so ancora in che misura. Ma essere presenti dove si prendono le decisioni è importante e puoi farlo solo se acquisti più azioni. Abbiamo le risorse economiche per farlo anche grazie al Kiss and Fly (la zona a traffico controllato dell’aeroporto, ndr)».
A margine della conferenza stampa, non a caso, Orlando si è premurato di sottolineare che «abbiamo dimostrato che un’azienda interamente controllata dal pubblico, e in particolare dal Comune e dalla Città metropolitana di Palermo, può essere un’azienda sana, che ha la fiducia del mercato bancario e che riesce a realizzare le opere consegnandole nei tempi previsti. Credo che sia la conferma che la privatizzazione non deve e non può essere né imposta né, meno che mai, una svendita». «Ma a me non importa se una società sia privata o pubblica ma che faccia gli investimenti concordati con Enac», è la replica a distanza del presidente dell’Enac Vito Riggio, sostenitore della privatizzazione.
«Non si parla di una questione ideologica. Io non mi pronunzio sulla governance ma sul funzionamento della società e oggi prendo atto che questa società sta facendo delle cose. Tutti gli investimenti in questo settore sono a carico delle società di gestione. Che siano private, pubbliche o in parte private e in parte pubbliche, lo Stato non contribuisce più in alcun modo – insiste Riggio -. Questa è stata una scelta intelligente che andrebbe estesa a mio parere a tutti i servizi pubblici, anche all’autotrasporto, anche se so di dire un’eresia».
Proprio i mancati investimenti sullo scalo erano stati il terreno di scontro con la società presieduta da Fabio Giambrone, al punto che l’Enac arrivò a minacciare la revoca della concessione aeroportuale se la Gesap non avesse trovato i soldi per coprire il piano quadriennale di lavori concordato con l’Ente nazionale aviazione civile. A febbraio la svolta con il mutuo di 44 milioni concesso da Intesa SanPaolo e Unicredit. Poco più della metà, circa 23 milioni, è stata usata per la riqualifica della pavimentazione delle piste di volo 07/25 e 02/20 (rifatti manto stradale, cavidotti, segnali luminosi, scivoli di transizione e segnaletica orizzontale) affidati con bando di gara al raggruppamento temporaneo di imprese guidato da Bacchi srl. I lavori sono durati una cinquantina di giorni (due settimane a pista più le opere accessorie) senza pregiudicare l’operatività dell’aeroporto. Un’altra ventina di milioni se ne andrà per i lavori di ristrutturazione e di adeguamento antisismico del terminal, che dovrebbero partire nel 2018. E non finisce qui, perché oltre ai 44 milioni delle banche il programma quadriennale prevede investimenti per altri 26 circa, con la demolizione, ad esempio, dell’ex inceneritore fronte mare.
«Il dato importante di oggi è aver presentato le piste insieme ad Enac – sottolinea l’amministratore delegato Giuseppe Mistretta -. L’anno scorso sedevamo su tavoli separati e vedevamo le cose in modo diverso. Enac dubitava della nostra capacità di portare a casa le risorse finanziarie ma noi non solo abbiamo rispettato l’impegno sui fondi ma anche quello sui tempi. Spero che la Gesap abbia riguadagnato la fiducia che meritava».
«Ora mi aspetto che la Gesap faccia gli altri investimenti concordati, per un totale di 70 milioni, a partire dall’adeguamento antisismico – avvisa Riggio -. È una sfida grossa ma la società ce la può fare. Non sono ammessi ritardi, e vale per tutti». Per il futuro il presidente dell’Enac auspica «che Palermo e Trapani trovino un accordo e la smettano con questa ridicola concorrenza tra aeroporti in territori confinanti. Bisogna fare il sistema della Sicilia occidentale e distribuire il traffico in modo razionale, in modo anche da risparmiare sui contributi che si danno alle compagnie low cost per farle atterrare qui». Guardando al presente, invece, a breve sarà aperto un distaccamento dell’ufficio anagrafe del Comune di Cinisi all’interno dello scalo di Punta Raisi «per aiutare chi smarrisce la carta di identità – spiega il sindaco – e, soprattutto nei periodi di chiusura degli uffici comunali, può trovarsi in difficoltà all’atto di prendere un aereo».