“Ai miei cari critici neo stalinisti. Specialmente dedicato a voi”

SCELTO DA FACEBOOK/ LE PROPOSTE DI BUON SENSO PER IL NOSTRO PAESE

di Corradino Mineo 

“Lei non è il Marchese del Grillo e non conta un cazzo”, “solo un fesso come te”, “basta con le pagliacciate”, “vinci le primarie e poi detta la linea”,“non sei la scienza fatta uomo”, “sei entrato in Senato per cooptazione per una fisima di bersani”, “finalmente Rainews24 è una rete moderna, senza le prediche di Mineo”: sono alcune tra le più eleganti carezze che mi arrivano, via twitter, dalla confraternita di stalinisti in servizio permanente effettivo, ora al servizio -dicono loro- di Matteo Renzi.

Ci sarebbe da riflettere sulla mancanza di argomenti, sull’atteggiamento plebeo, e sull’assonanza con analoghe scomuniche lanciate in rete dai guardiani di Beppe Grillo. Tuttavia io resto inguaribile illuminista e dunque cerco di spiegare.

Non vogliamo tagliare i costi della politica, noi che abbiamo firmato la proposta Chiti? Sì, invece, vogliamo tagliare i costi più del governo. Proponiamo 315 deputati e 106 senatori. In tutto 421 “diarie”. Il governo ne vuol lasciare ben 630, dei deputati, più le trasferte a Roma e le spese di Sindaci, Presidenti di Regione e Consiglieri trasformati in Senatori

Vogliamo superare la macchinosa staffetta delle leggi tra Camera e Senato, il cosiddetto bicameralismo paritario? Certo che sì. Il voto di fiducia, le leggi di bilancio (finanziaria), le leggi ordinarie verrebbero esaminate e approvate solo dalla Camera. Il Senato si occuperebbe solo delle leggi costituzionali, elettorali, dei trattati europei e delle leggi che riguardano diritti fondamentali della persona, anch’esse di rilievo costituzionale.

Perché proponiamo l’elezione diretta, su base regionale, dei Senatori? Perché il governo ha fatto approvare alla Camera una legge elettorale che non ha uguali al mondo. Grazie ad essa, un partito con meno del 4,5%, pure in coalizione, non eleggerà un solo deputato, ma ne regalerà tanti al partito maggiore (in cambio di che?). Un partito del 7,9%, deciso a correre da solo, non avrebbe rappresentanza. E neppure due partiti del 5,5% che si uniscono in coalizione. In Germania ciascuno di quei partiti supererebbe lo sbarramento previsto per il Bundestag, in Italia, invece, resterebbero a bocca asciutta. I deputati, poi, continueranno ad essere nominati dai partiti, come con il Porcellum. E una coalizione, eterogenea e pasticciata (come quelle che ci hanno regalato gli ultimi 10 anni) potrebbe governare in forza del premio di maggioranza che scatta quando un’armata Brancaleone raggiunge solo il 37% dei voti. Ricordo che in Germania, Angela Merkel, ha totalizzato più del 42% e ha dovuto trattare con gli sconfitti dell’SPD, per poter formare un governo. Dovrebbe essere assolutamente evidente che con una Camera siffatta e un Senato composto da Governatori e Sindaci (eletti con leggi maggioritarie locali e distratti dalla loro attività prevalente), la democrazia in Italia non sarebbe più garantita. Un demagogo che con il 25 per cento dei voti, ma capace di pagarsi una corte di liste civetta, potrebbe smantellare la Costituzione e la Corte Costituzionale. Dunque, con questa legge elettorale, un Senato scelto a suffragio universale diretto è il minimo delle garanzie che si possano chiedere.

Qualcuno ci accusa di “intelligenza” col nemico! Grillo o Forza Italia, o Calderoli. Niente affatto, ma ha ragione Renzi, le riforma costituzionali non si fanno da solo. Ora si dà il caso che M5S e dissidenti, SEL ma anche Forza Italia e, in ultimo, il Nuovo Centro Destra per bocca di Quagliariello, concordino che la riforma proposta dal governo non è né carne né pesce, è uno strano ibrido, Senato delle Autonomie ma anche delle Garanzie, deve occuparsi del “raccordo” (ma che vuol dire?) con le Regioni e i Comuni ma anche eleggere il Capo dello Stato e può votare (come la Camera) ogni modifica della Costituzione. Un tale Senato non può essere composto da 21 (dico 21) persone nominate dal PresidePD, nte della Repubblica (che poi si farà rieleggere dai senatori), non può basarsi sul doppio lavoro dei Sindaci metropolitani e dei Presidente delle Regioni, persone che sono state elette per amministrare e ora, invece, sono chiamate a rivestire un’altissima magistratura istituzionale. Davvero un pasticcio. In tale contesto il dl Chiti è un punto di equilibrio, Pd che più non si potrebbe, e dovrebbe essere tenuto in conto come una risorsa, uno spunto per un piano B, per una magnifica (renziana) mossa del cavallo

Ma perché Renzi è caduto in trappola? Semplice. Quando ha concluso l’accordo con Berlusconi non era al governo e il suo schema era un altro: legge elettorale maggioritaria, si va al voto, vinciamo noi! Poi, legittimato dal voto vero, popolare, il Presidente del Consiglio avrebbe intrapreso, con calma il lavoro di ricostruzione costituzionale. Non è andata così. Renzi si è convinto che con Letta a Palazzo Chigi saremmo andati a sbattere e lo ha sostituito. Ma l’accordo con Berlusconi non ha ritenuto di poterlo denunciare, tanto più che non c’era molto da fidarsi di Alfano, e Grillo, in modo cafone e scomposto, si era tirato fuori. Così Renzi ha giocato (sta giocando) una partita tutta d’immagine. Legge maggioritaria, e chi si è visto si è visto. Il Senato? parrucconi, mandiamoli a casa (ma teniamo i 630 deputati in modo che deputati e senatori del Pd più attaccati alla funzione righino dritto fino al 2018 con la prospettiva della rielezione. E poi Sindaci e Governatori, gli tolgo risorse e poteri ma li faccio Senatori. promoveatur ut amoveatur.

Tutto qui. Ora io penso davvero che Matteo Renzi possa rappresentare un risorsa per il Pd e per il Paese, ma proprio per questo una politica degna di questo nome deve sapergli tener testa quando sbaglia. Soprattutto su questioni delicate come quelle che toccano i pilastri della nostra casa comune.

Penso di non avere torto.


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