L'imponente struttura monastica, divisa dal 1866, tornerà per due giorni nella sua interezza grazie a un evento speciale. Una pièce - ispirata a una novella di Federico De Roberto - nel corso della quale verranno aperte fisicamente le porte che separano i due edifici. E anche le note dell'organo di Donato Del Piano risuoneranno liberamente lungo il cammino anticamente percorso dai monaci
Ai Benedettini Mille miglia lontano Spettacolo che riunisce chiesa e monastero
Un monastero separato dalla sua chiesa tornerà dopo 147 anni nella sua interezza originaria. È quanto accadrà il 27 e 28 dicembre nel corso dello spettacolo itinerante Mille miglia lontano ispirato alla novella Donato del Piano scritta da Federico De Roberto, l’autore de I Viceré. A organizzare l’evento è l’associazione Officine culturali con la collaborazione del dipartimento di Studi umanistici dell’ateneo di Catania e al rettore della chiesa di San Nicolò l’Arena, don Pino Ruggeri che aprirà le porte che mettono in comunicazione gli edifici un tempo uniti.
La divisione dell’impianto monastico inizia nel 1866, quando il monastero viene confiscato ai benedettini e inizia il suo lungo percorso come edificio non più religioso, ma caserma, scuola, museo, archivio e – a partire dagli anni ’80 – sede universitaria. Durante la due giorni dell’evento verrà ripercorso il tragitto che gli stessi monaci percorrevano per recarsi a messa nell’immensa chiesa resa speciale dall’organo costruito da Donato Del Piano. Per l’occasione, lo strumento risuonerà grazie al musicista Franco Lazzaro, mentre Pamela Toscano e Angelo DAgosta – attori e ideatori della pièce – condurranno gli spettatori fisicamente attraverso il passaggio speciale. Partendo dal chiostro di Levante, camminando per quei luoghi un tempo inaccessibili quali la sagrestia e il sacrario, si arriverà all’interno della chiesa.
Come descritto nelle note di regia, si tratta di «un percorso tra i segni del tempo, tra la storia della razza umana e le storie degli uomini. Luoghi contenitori di memorie, manifeste e sepolte, condivise e sconosciute». Tutto parte da un documento, un manoscritto ritrovato in quelli che oggi sono gli studi dei docenti e che un tempo ospitavano le celle dei monaci, il diario di De Roberto. «La porta diviene lo spartiacque tra materia e spirito, tra ragione e caos, lorgano di Donato del Piano suona il linguaggio dellanima e lentamente scopriamo altre connessioni», fili invisibili fatti di parole lontane nel tempo che legano le persone tra loro e formano la Storia.