Le telecamere del programma di Rai 3 sono tornate in una delle province più colpite dai disservizi italiani. Tanti i Comuni interessati, mentre c'è chi - come Burgio - è riuscito ad arginarli. Letta in studio una lettera della sindaca di Montevago Margherita Ruvolo, dell'impossibilità da dieci giorni di usare l'acqua per fini alimentari
Agrigento, problemi idrici finiscono a Presa diretta Tra depuratori rotti, bollette e acqua non potabile
I
rubinetti dell’Agrigentino continuano a far parlare di sé. A distanza di un anno dall’ultima volta, le telecamere della trasmissione di Rai 3 Presa diretta sono tornate in una delle province con i disagi idrici più gravi. La vicenda è sempre la stessa: bollette salate a fronte di servizi carenti e infrastrutture – come nel caso dei depuratori – che sono state più volte oggetto delle attenzioni della Procura, con inchieste che hanno colpito Girgenti Acque, la società che gestisce le reti idriche in buona parte del territorio.
Tra i casi affrontati quello di
Villagio Mosè, ideato per accogliere i reflui di mille utenze e che invece si trova a doverne servire circa 12mila. I problemi, però, sono un po’ dappertutto: a Favara la metà dei contratti firmati non risulta essere collegato alle condutture, mentre a Licata i reflui finiscono a ridosso della foce del fiume Salso a causa dei mancati interventi di realizzazione della condotta sottomarina.
Presa diretta ha dato voce poi al sindaco di Burgio Vito Ferrantelli che ha raccontato come il Comune sia riuscito a non affidare la gestione alla società dell’imprenditore Marco Campione, occupandosi direttamente del servizio. Una scelta questa che ha permesso ai cittadini di avere un servizio migliore, anche in termini di costi. «Non c’è una doppia vendita come avviene altrove con Siciliacque che paga l’acqua a sette centesimi per poi rivenderla a Girgenti Acque a 69 al metro cubo», ha dichiarato.
Iacona ha poi letto in studio una lettera della sindaca di
Montevago, Margherita La Rocca, che ha raccontato i problemi derivanti dalla mancata possibilità di usare l’acqua per fini alimentari. Una misura presa il 20 gennaio in seguito a una comunicazione dell’Asp, con la quale l’Azienda sanitaria provinciale informava delle anomalie presenti nei campioni esaminati. «In data 27 gennaio la Girgenti comunicava l’esito dei rapporti di prova che evidenziavano “la presenza di una modesta, seppur diffusa, contaminazione batterica” attribuendone l’origine ad una “cattiva qualità dell’acqua” fornita da Siciliacque – si legge nella nota – e prospettava due soluzioni: chiedere a Siciliacque di ripristinare i valori ottimali dell’acqua o essa stessa sarebbe intervenuta nel sistema di clorazione».
Da allora, però, nulla ancora è cambiato. «
Nonostante siano passati dieci giorni, ancora non si vede soluzione al problema, perché gli interessi primari che riguardano la salute pubblica nelle more potrebbero essere gravemente compromessi, perché si cerca di scaricare problema e responsabilità su altri soggetti», ha concluso la prima cittadina.