L’agricoltura siciliana e i rischi del cambiamento climatico: «Tra le soluzioni anche l’assicurazione. Ma il Sud paga senza partecipare»

«È stato un anno particolarmente difficile in Sicilia a causa della siccità, che ha sconvolto tutti i piani degli agricoltori e ha comportato per noi la ricerca di soluzioni nuove». Così Calogero Foti, capo di gabinetto dell’assessorato all’Agricoltura della Regione siciliana, ieri durante la tavola rotonda dal titolo L’agricoltura nel mondo che verrà: complessità di nuovi scenari, nuove politiche e strumenti per la difesa del reddito e di territori. Uno tra gli eventi organizzati dalla Regione a Divinazione Expo 2024, il pre-G7 Agricoltura a Siracusa, nell’ambito del premio European Region of Gastronomy assegnato alla Sicilia. Ad aprire il dibattito – moderato dalla direttora di MeridioNews, Claudia Campese – sono stati i dati del Sias (il Servizio informativo agrometeorologico siciliano), esposti da Luigi Pasotti, agronomo che dirige l’unità operativa di Catania. Una relazione tecnica sulle criticità agricole dovute al clima, seguita dallo studio delle possibili soluzioni studiate dalla società di consulenza Aon spa, nell’ambito di un progetto regionale. A fornire contesto e approfondimenti sul tema sono stati poi Fabian Capitanio, docente di Economia agraria all’Università Federico II di Napoli; Nicola Lasorsa di Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) e il direttore del settore Agribusiness di Aon Spa, Luca Giletta.

«Oltre al sostegno economico – ha sottolineato Foti nel corso del dibattito – è necessario che gli agricoltori comincino a mettere in pratica un nuovo modo di fare agricoltura: facendo sistema, collaborando tra loro e utilizzando nuovi tipo di tecnologie e applicazioni. Dobbiamo rivolgere la nostra agricoltura al futuro». Ed è proprio su questo che l’assessorato regionale guidato da Salvatore Barbagallo sta lavorando. «Ci stiamo impegnando in un’analisi del rischio dei territori – assicura il capo di gabinetto – per fare in modo che gli agricoltori abbiano consapevolezza di tutti gli strumenti che sono a loro disposizione». Un impegno fondamentale in un momento in cui la Sicilia sta facendo i conti con un nuovo tipo di rischio climatico. «Soffriamo le conseguenze di una delle siccità più gravi degli ultimi cinquant’anni – ha fatto notare Pasotti – Era dal 2002 che non pioveva così poco». Alla mancanza di pioggia, si sovrappone un importante aumento delle temperature. «Una combinazione che ha provocato notevoli problemi a diverse produzioni in tutta l’Isola». Dai cereali al foraggio fino alle viti e agli ulivi. «Temperature così alte limitano pure la possibilità di accumulare acqua negli invasi», ha spiegato Pasotti, sottolineando che – proprio per questo – l’agricoltura siciliana avrà a che fare con questi disagi anche quando torneranno le piogge.

Un problema collettivo, non confinato alla sola categoria agricola, come ha spiegato il docente Capitanio: «I rischi non riguardano solo l’agricoltura, che è comunque il settore primario che attiene alla sopravvivenza delle persone e, per questo, più aiutato dal settore, ma riguardano anche la perdita dell’identità dei territori». Un problema particolarmente presente al Sud, dove lo strumento assicurativo – tra quelli disponibili per far fronte ai rischi – non è mai decollato. «Il settore assicurativo è stato sviluppato per tanti anni nelle aree del Nord Italia ed è una cultura che è rimasta confinata lì», continua il docente. Un limite che «ha comportato la quasi non assicurazione in tutte le regioni del Centro-Sud. Eppure a questa politica della gestione del rischio – ha dichiarato Capitano – le Regioni partecipano in proporzione al bilancio. Questo significa che la Sicilia versa nelle casse della misura nazionale circa 34 milioni di euro l’anno». Una cifra importante che stenta ancora a essere investita nei territori del Meridione. «Oltre ai rischi del clima, bisogna considerare anche il contesto economico e la necessità di infrastrutture». Sono questi i primi risultati di un progetto volto a identificare le vulnerabilità dell’agricoltura siciliana legata ai cambiamenti climatici e le possibili soluzioni che la Regione ha affidato a Aon Spa, una società di consulenza in gestione dei rischi.

Una situazione complessa con almeno tre possibili soluzioni, secondo lo studio, i cui risultati definitivi si avranno a fine anno. «Accordi quadro assicurativi che rispondano alle necessità degli agricoltori – ha illustrato Trombetta – poi le difese attive da mettere in campo sia da parte degli agricoltori che della Regione; e, infine, nuove tecnologie di monitoraggio che garantiscano interventi tempestivi». E di «necessità di semplificare» ha parlato invece Nicola Lasorsa, che in Ismea si occupa di gestione del rischio. «La necessità è quella di semplificare almeno due aspetti: i contratti assicurativi – che vanno adattati all’attuale contesto – e l’accesso al credito e ai contributi regionali, nazionali ed europei per gli investimenti agricoli». E a parlare di un nuovo strumento, più flessibile e adatto alle realtà agricole del Sud Italia è stato Luca Giletta di Aon Spa: «Oltre alla classica polizza multirischio, abbiamo studiato un contratto snello, di poche pagine, basato sui ristori e volto alla tutela dei costi sostenuti dagli agricoltori, anziché sulla resa. L’idea è di avere un iter semplice che stabilisca il nesso causa-effetto dell’evento climatico con il danno, modulato in lieve, medio e alto, permettendo ristori rapidi».


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