La Confederazione italiana agricoltori della Sicilia orientale lancia l'allarme sul Catanese. Secondo Giosuè Catania, vicepresidente vicario, la mancanza di risorse idriche adeguate e lo stato fatiscente delle condutture che dovrebbero portare l'acqua alle campagne contribuiscono ad aggravare danni già incalcolabili
Agricoltura, la crisi del settore tra caldo e incendi Associazione di categoria: «Calo del 35 per cento»
«Dobbiamo registrare il 35 per cento in meno della produzione agricola rispetto allo scorso anno. Un problema che dipenderebbe dalle continue ondate di caldo e dalla mancanza di risorse idriche adeguate». A parlare è Giosuè Catania, vice presidente vicario della Cia (Confederazione italiana agricoltori) della Sicilia orientale. «Da tempo come confederazione avevamo chiesto al governo centrale di dichiarare lo stato di calamità. In questo modo si possono concretamente aiutare le aziende agricole in grosse difficoltà», sostiene Catania. Anche perché a rischio, insieme ai raccolti, ci sono i posti di lavoro. «La situazione nel suo complesso si ripercuote sul piano occupazionale con aziende agricole costrette a diminuire l’utilizzo della manodopera per una riduzione della produzione agricola. Un fattore che si riversa anche sull’indotto».
La riduzione della produzione avrebbe riguardato una grande varietà di materie prime: dagli agrumi ai prodotti orticoli, dalle olive all’uva. Passando per la crisi del miele, anch’essa dovuta in parte al caldo. Stessa cosa può dirsi per la produzione di carciofi nella piana di Catania e nelle campagne del territorio palermitano, dove la scarsità d’acqua si è fatta sentire nel risultato delle coltivazioni. «Denunciamo da decenni una inadeguata distribuzione dall’acqua da parte dei consorzi di bonifica – continua Giosuè Catania – Secondo noi, anziché undici ne dovrebbero esistere solo due, grandi». In modo da rendere più efficiente il sistema irriguo. Che, comunque, deve fare i conti anche con reti idriche fatiscenti e guaste, in perenne attesa di ripristino.
«Comprendo la decisione di vietare l’approvvigionamento idrico al fiume Simeto per irrigare le campagne – sottolinea Catania – L’obiettivo è quello di salvaguardare l’equilibrio biologico e lo capisco. Ma è anche vero che non sono state approntate riserve idriche. Tranne che per iniziativa di quei produttori agricoli le cui campagne sono dotate di invasi artificiali. Ma chi non ha a disposizione vasche di raccolta da cui attingere?». Senza contare, poi, il problema dei roghi che per tutta l’estate hanno bruciato ettari ed ettari di terreni. «Scarsità di cibo per gli animali, perché non ci sono paglia e fieno, significa scarsità di latte. La crisi dell’intero comparto agricolo significa danni da centinaia di milioni di euro».