All'interno della diocesi acese è stato avviato il progetto Policoro: sfruttando un accordo tra la Cei e Unicredit, l'obiettivo è aiutare chi è alla ricerca di un impiego a dare concretezza alle proprie aspirazioni. Si possono ottenere fino a 25mila euro
Ad Acireale parte il sostegno con il microcredito «Per creare imprese e formare chi cerca lavoro»
Un aiuto concreto a giovani professionisti e imprenditori sotto la forma del microcredito. Questo lo scopo dell’accordo di collaborazione stipulato tra la Cei e Banca Unicredit nel 2018, rimasto inizialmente inattuato dalla diocesi di Acireale. Almeno fino all’attivazione degli animatori di comunità di Policoro: progetto d’ispirazione cristiana, interno alla chiesa acese, che ha l’obiettivo di favorire l’incontro tra i giovani e il mondo del lavoro. «Abbiamo dato concretezza all’iniziativa imprenditoriale che altrimenti rischia di arenarsi nella mancanza di fondi», affermano a doppia voce l’avvocato Salvo Leotta e la dottoressa Saria Pavone, entrambi animatori.«Lo abbiamo fatto dando una declinazione locale alla convenzione di Social impact banking già esistente da un anno, coinvolgendo i rappresentanti regionali di Unicredit e la Diocesi, ma anche uffici non direttamente coinvolti, nei quali abbiamo intravisto un potenziale occupazionale, come la Pastorale regionale per il turismo».
In adesione allo spirito della Chiesa degli ultimi anni, il microcredito erogabile prevede un finanziamento fino a 25mila euro, a un tasso agevolato che oscilla tra il due e il cinque per cento. Somma da restituire interamente entro due anni; entro cinque anni se utilizzata per l’acquisto di beni ammortizzabili. Un debito garantito all’80 per cento sia dal fondo di garanzia costituito dal ministero dello Sviluppo economico e destinato proprio al microcredito sia dal fondo europeo per gli investimenti, qualora non si posseggano altri beni o non vi siano soggetti disposti a vincolare il proprio patrimonio. Nessuna garanzia dall’alto, invece; quantomeno ad Acireale. Infatti, sebbene la convenzione preveda la possibilità per le singole realtà ecclesiastiche di esporsi a copertura della restituzione dei finanziamenti, la diocesi al momento non ha adottato nessun meccanismo in tal senso. «Il suo ruolo è e resta fondamentale – afferma Leotta – Si occupa della formazione sia per noi animatori che per i giovani, fornisce i contatti sul territorio per mettere i disoccupati in comunicazione con le imprese, supporta attività di tutoring, corsi di formazione e stage. È a tutto questo che poi si aggiunge il microcredito, per rendere pratiche le competenze acquisite».
Sostenibilità economica, merito, eticità e capacità d’impatto sociale: questi i requisiti richiesti per l’ottenimento del finanziamento. L’istanza passa dalla compilazione di una richiesta on line ma anche dalla redazione di un business plan, ovvero un progetto finanziario e descrittivo che mette in luce la fattibilità del progetto nonché le sue peculiarità. Ed è proprio in questa fase che entrano nuovamente in gioco gli animatori di Policoro, che dovranno individuare soggetti qualificati ad affiancare l’ideatore nel tradurre la propria intuizione embrionale in obiettivo imprenditoriale, al fine di convincere Unicredit ad erogare il finanziamento. «I principali destinatari di questo inserimento lavorativo appartengono alla categoria dei Neet (acronimo di not engaged in education, employment or training, ndr), ovvero coloro che non lavorano ma hanno concluso gli studi senza iscriversi all’università. Si stima che siano più del 30 per cento di coloro che si rivolgono a noi – prosegue Leotta – Ma se l’idea è valida il finanziamento può essere ottenuto anche dai meno giovani. E c’è apertura anche al sostegno di soggetti non residenti ad Acireale, qualora la propria diocesi non abbia ancora dato attuazione alla convenzione. Le prime richieste stanno già arrivando, in particolare nel settore commerciale e in quello turistico». A questo si aggiunge, poi, lo sportello diocesano settimanale: per avere assistenza nello scrivere il curriculum e vedere le offerte di lavoro disponibili.