Il documento dovrà passare dall'aula per la decisione finale. «Nessuna questione elettorale: abbiamo i numeri», afferma Michele Di Re. «Invito a responsabilità? Parla chi nel 2022 è stato presente una sola volta in Consiglio», la replica
Ad Acireale la sfiducia ad Alì attende solo di essere votata «Perderemo i finanziamenti». Opposizione: «Basta ricatti»
«E quindi uscimmo a riveder le stelle». Il verso conclusivo dell’Inferno di Dante Alighieri nella Divina Commedia si potrebbe in qualche modo adattare a quella che sembra a tutti gli effetti la parabola discendente dei pentastellati ad Acireale, le cui comete perdono sempre più lucentezza partendo dalle ultime crepe romane in parlamento e al governo, fino ai contesti locali, come quello della città dei cento campanili. A giugno 2018, a guardare ai pentastellati esprimendo i propri desideri di cambiamento era stato più del 56 per cento dei cittadini, che avevano scelto Stefano Alì al ballottaggio. In quel periodo, gli astri del Movimento brillavano: al governo c’era Giuseppe Conte con un forte sostegno grillino, così come in Sicilia, con un’importante rappresentanza all’Ars. Sono passati quattro anni e il caso di Acireale, che si prepara alle elezioni del 2023, sembra emblematico di ciò che sta attraversando la creatura nata da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. L’ultimo importante capitolo sul fronte politico si è consumato lo scorso 13 luglio in Consiglio, quando i due rappresentanti dei gruppi di opposizione Michele Di Re e Sabrina Renna hanno presentato la mozione di sfiducia al sindaco, poi sottoposta al segretario comunale Giuseppe Scilla e al presidente del Consiglio Fabio Fontanesca. I motivi? Secondo i consiglieri «il sindaco è solo e non ha più una fiducia riscontrabile né in città né in Consiglio».
La mozione di sfiducia, arrivata in piena estate e un anno prima dalle nuove elezioni per scegliere nuovo sindaco e consiglieri, arriva dopo che, presso a poco nello stesso periodo del 2021, il sindaco aveva espresso la volontà di dimettersi. Nel 2021 Alì ci ha ripensato «se non mi vogliono, mi sfiducino», aveva detto a questo giornale. Dopo 12 mesi la sfiducia è arrivata e adesso attende di essere calendarizzata per essere votata. A spiegare i motivi di questa scelta è Michele Di Re, rappresentante del centrodestra, primo sindaco non eletto, sconfitto al ballottaggio proprio da Alì. «La mozione deve essere votata entro 30 giorni – afferma a MeridioNews – da quando è stata presentata, attendiamo che ci sia la convocazione della conferenza dei capigruppo. Poi si deciderà la data». Dietro la scelta della mozione di sfiducia si potrebbe pensare che, essendo quasi alla fine della legislatura, qualcuno possa cavalcare l’ondata elettorale. «Avevamo da tempo pensato alla sfiducia, ma adesso crediamo di avere i numeri – precisa Di Re – Questo scontento montava già da prima, ma adesso ha coinvolto anche la maggioranza. I motivi sono chiari: sin dall’inizio è mancato il confronto, tutti i nostri suggerimenti sono stati bocciati: a partire dalla spesa folle che nel 2018 fu fatta per il Carnevale, noi chiedevamo di fare attenzione e agire con oculatezza. Fino al Cable park. Ma, in generale, c’è stata la totale sordità a qualsiasi istanza».
Alla mozione di sfiducia, Alì aveva lasciato spazio a una replica immediata, sul suo profilo Facebook, intitolata «una poltrona che fa gola a tanti» in cui il primo cittadino ha fatto notare come l’eventuale sfiducia potrebbe comportare la perdita dei 50 milioni provenienti dal Pnrr che «probabilmente si dovrebbero restituire. Non so cosa avverrà della ricostruzione post sisma». Ma, quanto sostenuto dal sindaco, secondo Di Re «è tutto da dimostrare, non è proprio così – aggiunge – Queste sono continue posizioni da parte di un sindaco che non accetta nemmeno che i consiglieri possano decidere se sostenere la mozione di sfiducia in piena autonomia». Quest’ultimo passaggio fa riferimento sempre al post scritto da Alì dopo la mozione in cui il primo cittadino osservava come a sottoscrivere la mozione siano stati anche consiglieri eletti con pochi voti grazie al trascinamento per effetto del premio di maggioranza. «La tecnica dell’ostaggio da parte di Alì è stata abusata – dice ancora Di Re – Adesso i tempi sono maturi per la sfiducia».
Alle parole Di Re arriva la replica tramite MeridioNews di Alì. «Prendo atto delle parole di uno, Di Re, che da gennaio a giugno del 2022 è venuto soltanto una volta in Consiglio comunale e da quando si è insediato è stato presente soltanto a una seduta di Commissione – specifica Alì a questa testata – Si capisce che così diventa difficile avere un confronto. Io continuo a far riflettere tutti su quello che causerebbe la sfiducia per i finanziamenti: il mio non è un ricatto, ma mi attengo semplicemente alla legge. I tecnici che stanno seguendo alcuni progetti importanti sono quasi tutti nominati con atti fiduciari. Quindi invito al senso di responsabilità. A saltare – evidenzia Alì – saranno la ristrutturazione del convento del Carmine, dell’ex Gulli e Pennisi, il parcheggio scambiatore, le piste ciclabili e il progetto sulla Gazzena. L’unica opera che si salva è quella della fermata Cappuccini, perché è un’opera che vede la presenza di altri soggetti, come Rfi». Non essendoci i termini per l’approvazione dei bilanci, la legge non permetterebbe, inoltre, di procedere a nuove assunzioni di tecnici. «Stupisce – dichiara Alì – che Di Re dia l’impressione di non avere questa contezza amministrativa. Da parte mia, sono deciso a non ricandidarmi. Poi non escludo pure che ci possa essere il senso di rivalsa e la voglia da parte di qualcuno di mettersi in mostra in vista delle prossime elezioni».
Dal 2018 a oggi, Acireale, così come gli altri Comuni dell’hinterland ha dovuto fare i conti col terremoto a cui si è aggiunta la pandemia. Sul fronte politico, non sono mancate le modifiche di assetto sia in Consiglio che in giunta. In maggioranza sono rimasti soltanto otto consiglieri su 24, mentre negli ultimi anni a passare all’opposizione sono stati Ugo Trovato, Angela Fichera, Roberta Cundari – quest’ultima non ha firmato la sfiducia -, Sebastiano Spadaro e Rosaria Pittera. A questi si aggiungono Vincenzo Maresca e l’ex presidente del Consiglio Sonia Abbotto che, insieme a Sabrina Renna, hanno costituito il neonato gruppo Autonomisti e Indipendentisti, che le voci indicano vicino all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. I cambi hanno riguardato anche la giunta: con due vicensindaci – Salvatore Pirrone e Carmelo Grasso – che hanno lasciato l’incarico. Stessa decisione presa dagli ex assessori Alfio Cavallaro e Daniele La Rosa. Non ultimo poi l’abbandono del movimento da parte della deputata Angela Foti, endorsement di Alì, oggi vicepresidente dell’Ars e in quota Attiva Sicilia. «Tutti quanti hanno dovuto continuare la propria vita professionale – conclude Alì -. Solo con Pirrone c’è stata una differenza di vedute. Io, come ho detto già anni fa, sono deciso a non ricandidarmi, ma con la consapevolezza di avere servito la mia città e aver dimostrato senso di responsabilità».