La Regione decide di non opporsi all’impugnativa dello Stato, seguita all’approvazione in estate della legge di riforma del sistema idrico. A spiegare la posizione della giunta Crocetta è l’assessora all’Energia e ai servizi di pubblica utilità Vania Contrafatto: «L’acqua in Sicilia è e rimarrà pubblica e la legge approvata dall’Ars lo scorso anno, sia pure impugnata, resta in vigore, tanto che ho recentemente firmato il decreto di delimitazione degli ambiti territoriali».
Secondo il governo nazionale, la legge regionale è viziata da un allontanamento dalla norma comunitaria che pone sullo stesso piano la gestione in house, privata e mista del servizio. Nel testo approvato all’Ars, invece, si privilegiano le società pubbliche e i Comuni, mentre per Roma la Regione si dovrebbe soltanto limitare a individuare gli enti che dovrebbero succedere agli ambiti territoriali. Per Contrafatto, la strada per superare tali rilievi passa per un nuovo atto legislativo: «Stiamo presentando all’Ars un ddl che eliminerà i principali aspetti di incostituzionalità e i problemi tecnici che la legge, già in sede di prima applicazione, ha presentato. L’approvazione – continua – farà cessare la materia del contendere, eliminando il contenzioso alla corte costituzionale prima che si arrivi alla sentenza». Secondo l’assessora regionale vicina a Davide Faraone, la legge «fino alla pronuncia della corte costituzionale è in vigore» e proprio per questo opporsi all’impugnativa «non sarebbe servito a nulla».
A criticare la scelta dell’esecutivo regionale è però il Movimento 5 stelle: «La Sicilia non dimostra interesse verso questa causa – commenta il deputato Giampiero Trizzino -. Abbiamo chiesto di conoscere il percorso che ha portato alla scelta di non opporsi all’impugnativa preferendo un nuovo disegno di legge, che inevitabilmente dovrà ricevere un ampio sostegno politico». Da Trizzino, poi, una domanda all’assessora: «Cosa costava resistere alla Corte costituzionale?». Tra coloro che sembrano pronti ad assumere una posizione di dissenso nei confronti della decisione di Contrafatto, anche l’esponente del Partito democratico Giovanni Panepinto.
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