Acqua, le mani sui grandi affari

Raffaele Lombardo sta andando a casa dopo aver provocato immani danni politici e amministrativi alla nostra Regione. Ma, almeno per alcune cose, l’Assemblea regionale siciliana non è stata meglio del Governo. Anzi, in alcuni settori si è comportata in modo uguale, se non peggiore. E’ il caso dell’acqua. O meglio, della gestione dell’acqua. Un referendum popolare ha sancito il ritorno a una gestione pubblica. Ma in Sicilia Governo e Ars, in perfetto accordo, hanno calpestato la volontà popolare.

Ricordiamo che a Sala d’Ercole è stato presentato un disegno di legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico. “Il testo di legge, dichiarato ammissibile ai sensi dell’art. 4 dello Statuto autonomo – si legge in un comunicato diffuso dai promotori dell’iniziativa – è stato promosso dalla più ampia coalizione di comitati, associazioni, organizzazioni sociali ed Enti Locali mai sperimentata in Sicilia (140 consigli comunali ed una provincia lo hanno deliberato, 35.000 cittadini lo hanno sottoscritto)”.

Si tratta della la stessa coalizione che ha dato vita al Comitato referendario regionale che il 12 e 13 giugno ha portato la maggioranza dei siciliani al voto.

“Oggi la sentenza della Corte Costituzionale -si legge sempre nel comunicato – ci riconsegna quella eccezionale vittoria”, mentre l’Ars, che in forza dello Statuto che attribuisce allo stesso Parlamento dell’Isola competenza esclusiva in materia di risorse idriche “avrebbe potuto approvare la legge già dal 2009, non solo non ha dato alcun segnale di volere recepire la volontà dei promotori e della maggioranza dei siciliani, ma oggi con la spending review cancella dalle aree strategiche della Regione la captazione adduzione e distribuzione delle risorse idriche”.

“Non ci stupisce – prosegue il comunicato – visto che in questi anni di serrato confronto con il Governo abbiamo assistito ad una guerra di resistenza per la consegna delle reti ai gestori privati fatta di ordini del giorno per la sospensione dei Commissariamenti ai Comuni e diffide governative, ultime quelle a firma Lombardo in qualità di assessore all’Energia del 16 scorso. I Sindaci vengono minacciati di pagare in solido per danno all’Erario per avere difeso un diritto, mentre gestori che hanno già dato abbondante prova del fallimento della privatizzazione probabilmente andranno a gestire, nei disegni del Governatore uscente, i fondi per la depurazione oltre un miliardo di euro.

Il problema di Lombardo e dei suoi alleati – in testa il Pd di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia – sono sempre stati gli affari. Cioè i soldi. Cosa, questa, che il nostro giornale denuncia da quando è in rete.

“La portata democratica del nostro movimento – si legge ancora nel comunicato – troverà nuovi spazi di confronto già con i candidati alle prossime elezioni regionali. Intanto chiederemo a tutti gli ATO che venga applicata la legge; ci riferiamo all’articolo 49 finanziaria 2010 che consente la rescissione dei contratti per inadempienze, già abbondantemente dimostrate, e la riduzione del 7% di remunerazione del capitale investito, dalle bollette, abrogato con il secondo quesito referendario” .Si scrive Acqua, si legge democrazia continueremo a batterci per affermarla”.

Nei giorni scorsi i protagonisti di questa battaglia culturale, politica e ‘anti-mazzettistica’ hanno convocato una conferenza stampa proprio per denunciare l’immobilismo del Governo e dell’Ars. Erano presenti, tra gli altri, Mariella Maggio segretario generale della CGIL Sicilia, Giovanni Panepinto Sindaco di Bivona e parlamentare regionale del Pd (va detto, per onestà di cronaca, che non tutto il Pd siciliano è stato ‘contaminato’ dallo spirito degenerativo di Cracolici e Lumia, che rappresentano il peggio della Sinistra siciliana degli ultimi cinquant’anni), Michele Botta Sindaco di Menfi, il dottor Costantini presiente dell’AMAP, Nadia Spallitta vice presidente del Consiglio comunale di Palermo,  Anna Bucca, presi ARCI Sicilia, Mimmo Fontana presidente Legambiente Sicilia, Giovanni Ferro, di Un’Altra Storia e Nicola Cipolla presidente del CEPES.

Foto in alto a sinistra tratta da ilfattonisseno.it

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Raffaele lombardo sta andando a casa dopo aver provocato immani danni politici e amministrativi alla nostra regione. Ma, almeno per alcune cose, l'assemblea regionale siciliana non è stata meglio del governo. Anzi, in alcuni settori si è comportata in modo uguale, se non peggiore. E' il caso dell'acqua. O meglio, della gestione dell'acqua. Un referendum popolare ha sancito il ritorno a una gestione pubblica. Ma in sicilia governo e ars, in perfetto accordo, hanno calpestato la volontà popolare.

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