L’allineamento è una questione nodale nella vita. Ad Acireale gli osservatori della politica si domandano cosa ne sarà delle Terme, adesso che i due soggetti che hanno un ruolo in commedia sono «disallineati»: da una parte il nuovo governo regionale di centrodestra – e più nello specifico l’assessorato al Bilancio guidato da Gaetano Armao – dall’altra il collegio dei liquidatori, nominato lo scorso 30 gennaio dall’esecutivo Crocetta, fatto di componenti che, tra le altre cose, hanno una chiara riconoscibilità politica di centrosinistra. Spoil system in vista? Difficile, perché il mandato dei liquidatori dura almeno un altro anno, fino a dicembre 2018. Possono essere rimossi solo «per grave inadempienza». Si va dunque, come minimo, verso dodici mesi di coabitazione. Frattanto le strutture dello stabilimento vengono depredate ad ogni pie’ sospinto. Poche settimane fa qualcuno ha rubato tutti gli infissi e altri elementi metallici del vecchio Hotel delle Terme, la cui carcassa è quasi una presenza inquietante per chi passa dalla strada statale 114. E dove, a questo punto, è rimasto poco altro da rubare.
Quel che preoccupa di più gli acesi, ormai da decenni, è il futuro dello stabilimento. Com’è noto, le Terme si ritrovano in una situazione debitoria molto grave. Il caso più eclatante riguarda il rapporto con Unicredit: il passivo verso l’istituto bancario è salito fino a 8,9 milioni di euro, che considerati gli interessi diventano quasi 12 milioni. Di fronte a questo quadro, la banca si è mossa in due direzioni: prima si è rivolta a un giudice per chiedere il pignoramento di alcuni beni immobili termali (spada di Damocle che pende tuttora sull’ente, i beni sono sotto custodia giudiziaria), poi ha ceduto il suo credito al fondo speculativo statunitense Cerberus, che ha sede a New York. Secondo Il sole 24 ore, il fondo gestisce asset per circa 40 miliardi di dollari in tutto il mondo, ed è – per l’appunto – «molto attivo nel business dei crediti in sofferenza delle banche». I liquidatori hanno incontrato un emissario a Palermo lo scorso agosto, intavolando una trattativa.
Al di là dei rapporti con i creditori, i liquidatori hanno preparato i bilanci per gli anni 2014, 2015 e 2016, che attendono il placet dei revisori dei conti. Se arriverà, i documenti contabili dovranno poi essere vagliati dall’assemblea dei soci. E il socio unico è il presidente della Regione. Ma il ruolo di Nello Musumeci e del suo governo sarà determinante soprattutto in prospettiva: bisognerà valutare, infatti, se intenderà seguire il percorso tracciato dall’ex assessore al Bilancio Alessandro Baccei, secondo cui Palermo avrebbe dovuto accendere un mutuo per individuare le risorse necessarie a partecipare all’asta degli immobili, in particolare dell’hotel Excelsior e del polivalente di via delle Terme, dunque ricomprarli e tutelarne la proprietà pubblica. L’incanto, su concessione del Tribunale, verrà gestito proprio dalle Terme. Un piano emergenziale, con il vistoso paradosso di una Regione costretta a ricomprare immobili che aveva ceduto a Terme s.p.a, un tentativo – fallito – di privatizzare lo stabilimento che risale al 2009. Che il centrodestra sia persuaso a battere questa strada è tutto da vedere. Nella giornata di ieri il telefono di Armao squillava a vuoto. In questo momento, non è stato nemmeno nominato il responsabile dell’ufficio Enti e società regionali in liquidazione, che è la diramazione del Bilancio competente nel settore.
Non meno paradossale, comunque, sarebbe cambiare rotta improvvisamente. Giusto adesso che, off the records, i liquidatori sono convinti di aver adempiuto al cento per cento delle richieste avanzate dal Tribunale, e di aver «fatto in sette mesi il lavoro di tre anni». Del resto la storia recente delle Terme, che non erogano prestazioni ormai da anni, è anche un tela di Penelope esposta al vento della politica.
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