Cinque milioni di euro dalla Regione affinché Rfi costruisca una fermata dell’alta percorrenza nel cuore di Acireale, in piazza Cappuccini. Infrastruttura da cui passerà, con tempi e modi ancora incerti, il treno veloce – e, almeno in teoria, puntuale – che collegherebbe in un primo momento Catania a Fiumefreddo, passando anche per Giarre. La linea potrà poi essere sviluppata ulteriormente verso Messina, passando anche per Taormina, quando verrà completato il raddoppio in variante del binario tra Fiumefreddo e Giampilieri, opera di ricucitura per la quale c’è un Contratto istituzionale di sviluppo da due milioni e 270mila euro, al momento fermo alla progettazione preliminare, ma che dovrebbe andare in gara all’inizio del prossimo anno. Lo conferma a MeridioNews l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone. «L’opera – spiega il forzista – è stata voluta in ragione del fatto che l’attuale stazione di Acireale (in via dell’Agricoltura, ndr) è poco utilizzata, perché è molto lontana dal centro. La fermata renderebbe maggiormente performante l’utilizzo della ferrovia. Ecco, in questo senso – continua Falcone – la stessa Rfi ha accolto subito il nostro input».
Il treno ad alta percorrenza potrebbe passare da ogni stazione da un minimo di uno ogni dieci minuti a un massimo di uno ogni 30. La variazione del costo è data dal variare del numero di treni che innerveranno la linea, che ovviamente si riverbera sulla frequenza. Un collegamento di cui si parla come minimo dai primi anni ’90, quando sindaco di Acireale era Cristoforo Filetti, scomparso senatore missino con un passato – nel Ventennio – da segretario del Partito fascista italiano. E proprio la città dei cento campanili è, in questa fase di sviluppo, l’epicentro dell’avvio di un processo. O sembra esserlo.
La realizzazione della fermata in piazza Cappuccini prevede anche la costruzione di una rotonda sulla Ss 114 con ingresso verso la struttura, da concertare con l’Anas, e la costruzione di un sovrappasso con rampe per i portatori di handicap. Tre giorni fa il governatore Nello Musumeci e lo stesso Falcone hanno avuto un abboccamento a palazzo D’Orleans, a Palermo, con l’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile. Che, nella sua qualità di commissario governativo per la velocizzazione della Catania-Messina, ha poi affidato al dirigente di Rfi Salvatore Leocata l’incarico di redigere il progetto. Che dovrebbe essere pronto entro la fine del 2018. Considerati i tempi per l’approvazione e per l’aggiudicazione della gara, Falcone prevede un avvio dei lavori, che verranno eseguiti da Rfi, «entro la fine del 2019». Che poi dovrebbero chiudersi in un arco temporale che varia tra i 12 e i 15 mesi. Seguendo questa road map, la fermata dovrebbe essere cosa fatta nei primi mesi del 2020. Nei giorni scorsi non erano del resto mancati contatti istituzionali anche con Anas e Trenitalia, gli altri due enti che – ognuno per la propria competenza – sono della partita.
Istituzioni, tecnici e politici hanno finora cercato di mantenere un profilo basso, con comunicazioni striminzite. Si veda, per esempio, la nota stampa distribuita martedì al termine del vertice Regione/Rfi, che affronta la questione con poche righe che garantiscono però «la realizzazione della nuova fermata di Acireale». Un understatement suggerito forse dall’attesa più che ventennale vissuta dalla città di Acireale, che – con un nome o con un altro – ha letto di una fermata di linea veloce in piazza Cappuccini sulle variopinte brochure di una decina di campagne elettorali. Un bug di comunicazione che ha generato una certa diffidenza non tanto sulla necessità strategica dell’opera, quanto sulla reale volontà politico istituzionale di avviarla.
Qualche anno fa l’amministrazione comunale di cui era sindaco Nino Garozzo aveva speso per la fermata Cappuccini una fiche sulla formula del project financing, che però non intercettò investimenti privati. La struttura, inserita nell’Accordo di programma quadro tra Regioni e Rfi, passerà alla ratifica delle commissioni Lavori pubblici e Trasporti di Camera e Senato. Un vantaggio, in questo senso, è la circostanza che Rfi sia proprietario del sedime su cui dovrebbe sorgere la fermata, il che libera la procedura da possibili rallentamenti dovuti a espropri.
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