Un centinaio i persone si è data appuntamento a piazza Indirizzo per chiedere a gran voce la piena fruibilità dello storico parco comunale, che dal 2014 è diventato per gran parte impraticabile a seguito dei lavori di ammodernamento: «Chi ha ridotto la Villa così dovrebbe vergognarsi», dice un cittadino. Guarda le foto
Acireale, ancora proteste per la Villa Belvedere «I luoghi storici della città ormai abbandonati»
«Ridateci la Villa Belvedere». È questa la richiesta che ha riunito più di un centinaio di persone davanti al centralissimo parco comunale di Acireale. Un sit-in di protesta – organizzato da Fancity e dal Comitato acese per la difesa del verde urbano – ma anche una chiara dimostrazione che gli acesi sembrano non smettere di interessarsi all’ingarbugliata questione della villa. La manifestazione si è tenuta in piazza Indirizzo, all’entrata del parco comunale, dove i cittadini presenti hanno discusso della parziale chiusura della struttura. Nessun componente della giunta era presente e qualche consigliere comunale si è presentato per ascoltare in silenzio gli interventi dal pubblico.
Sulle inferiate della villa campeggiava uno striscione con scritto «Villa Belvedere. Regaliamo un sorriso ai nostri figli». La rabbia tra i cittadini è tanta. I presenti ieri sperano di vedere la villa tornare allo stato precedente al 2011, quando sono cominciati i lavori di ammodernamento costati otto milioni di euro derivanti da fondi europei. «La vecchia amministrazione ha compiuto questo scempio, la nuova amministrazione aveva promesso di risolverlo. Ma la politica, in questo, ha dimostrato continuità», dice Claudio a MeridioNews. Il riferimento è al fatto che l’opera sia stata avviata durante l’amministrazione di Nino Garozzo: i problemi emersi, però, non sono stati risolti neanche dalla giunta successiva, quella guidata da Roberto Barbagallo.
«Ad Acireale sono stati abbandonati tutti i luoghi storici – racconta Giuseppe – La scorsa estate volevo fare visitare ad alcuni miei amici i nostri spazi più importanti. Tra tutti? Le Terme. Abbiamo trovato solo strutture chiuse o in uno stato fatiscente. L’amministrazione, giustamente, pretende tanto dai propri cittadini. Ma non mi pare che noi ne abbiamo lo stesso ritorno». E Salvo, tornando sullo stato della Villa, interviene: «Io non so come non ci si senta in colpa e non ci si vergogni per avere ridotto la villa così». Cioè fruibile solo nella zona centrale, nonostante sia un luogo emblematico per i cittadini, tanto da conservare la statua di Aci e Galatea. Facendo un giro per l’area verde ci sono transenne e tombini aperti, bambini che giocano in prossimità delle aree transennate. Il pietrisco – uno degli elementi più discussi – continua a fare discutere. La copertura a nido d’ape della pavimentazione in alcuni tratti è saltata e in altri è sporgente.
I lavori al momento sono fermi per effetto del contenzioso iniziato a gennaio dello scorso anno tra la ditta e il Comune, che dal canto suo ha agito in danno chiedendo la riscossione della polizza fideiussoria. Fino a quando non si sblocca la vicenda giudiziaria, i lavori rimarranno in stasi. «La manifestazione di oggi serve proprio a esortare la magistratura affinché avvii il procedimento: prima si inizia e prima potremmo vedere la struttura fruibile», afferma Michele Barbagallo, uno dei tecnici che nel 2015 fece parte della commissione incaricata dalla giunta comunale per fare il punto sullo stato dei lavori. Dalle parole di Barbagallo non traspare ottimismo: «La relazione che abbiamo reso pubblica aveva fatto emergere svariati problemi, talmente tanti che poi ci siamo fermati e abbiamo dato spazio ai collaudatori – continua -. Allo stato attuale, il sindaco, l’assessore e il dirigente si assumono una enorme responsabilità ogni qual volta si apre la Villa, che dovrebbe essere chiusa per intero, perché troppo pericolosa».
Presente alla manifestazione anche Biagio Fichera che, da cittadino e appassionato, ha seguito tutta la fase dei lavori, sin dal loro inizio. Fichera, tre anni fa, ha portato avanti una denuncia alla procura della Repubblica, accompagnata da 205 firme. Nell’istanza portata avanti sono stati citati tutti i nomi di chi ha svolto e organizzato i lavori: «A distanza di tre anni stiamo ancora aspettando delle risposte, ma siamo di coccio e non molliamo – dichiara -. Hanno provato anche a rigettare la denuncia, ma noi abbiamo ripresentato tutta la documentazione e tutto sta facendo il suo corso. Non ci fermiamo».