L'edificio che è stato la casa di Salvatore Tuccio, detto Turi ri l'ova, è stato tolto alla mafia nel 2000. Diventato temporaneamente una ludoteca, ora sarà restituito alla collettività diventando un luogo dedicato a donne e minori vittime di violenza e maltrattamenti
Aci Castello, bene confiscato sarà centro antiviolenza «Così passa il messaggio che delinquere non conviene»
Un immobile confiscato al clan Santrapaola-Ercolano ad Aci Castello diventerà un centro antiviolenza. L’annuncio è stato fatto oggi nell’aula consiliare del Comune dal sindaco Carmelo
Scandurra. «Con l’assegnazione del bene per un riutilizzo a fini sociali, mandiamo un messaggio importante – commenta il primo cittadino – Delinquere non conviene».
L’ex ludoteca con annesso garage al civico 8 di via Mario Rapisardi torna adesso nelle mani della collettività. Lì in passato ha vissuto, insieme alla sua famiglia, il noto esponente della famiglia mafiosa catanese Salvatore Tuccio, noto nell’ambiente criminale con l’appellativo di Turi ri l’ova. Prima di finire dietro le sbarre, infatti, Tuccio era consulente commerciale nell’impresa casearia Amalia Srl (poi posta sotto
sequestro).
L’edificio di 130 metri quadrati – confiscato nel 2000 – nel 2008 per un periodo è stato utilizzato come ludoteca. Adesso è destinato a essere un centro antiviolenza di cui si occuperà, almeno per i prossimi 15 anni e in comodato d’uso gratuito, l’associazione Thamaia. La onlus che si prende cura di donne e minori che vivono in condizioni di violenza e maltrattamento familiare e domestico. «Il progetto – ha spiegato Anna Agosta, la presidente dell’associazione – si svilupperà in più fasi con l’obiettivo di creare una struttura compatibile anche con le esigenze di riservatezza e anonimato da garantire a ogni donna».
Intanto, il primo step sarà la ristrutturazione dell’immobile che passerà da una raccolta fondi «per restituire dignità a un edificio chiuso da dieci anni», sottolinea Agosta. Dalle pareti ai bagni, l’immobile ha bisogno di importanti interventi di manutenzione. L’ammontare economico dei lavori, stando a quanto ricostruito da Agosta, supererebbe i 20mila euro. «Una cifra che può sembrare irrisoria, ma che per noi è difficile da recuperare», fa notare la presidente che siede accanto al presidente del Consiglio comunale Venerando Cacciola, all’assessora ai Servizi sociali Valentina Zangara, alla procuratrice aggiunta al rtribunale di Catania Marisa Scavo e all’assessore regionale alle Politiche sociali Antonio Scavone.
È stato proprio il componente della giunta di Nello Musumeci a evidenziare che, in realtà, l’associazione Thamaia vanta ancora una parte di un credito di 70mila euro da parte del Comune di Catania. «Faremo ancora una volta pressione all’ente comunale – assicura l’assessore Scavone – affinché saldi tutta la posizione debitoria».
L’edificio Rapisardi è il terzo immobile del territorio di Aci Castello confiscato alla mafia a tornare nella piena disponibilità dei cittadini. L’immobile al civico 15 di via Empedocle è diventato un luogo destinato a favorire il recupero e l’inserimento socio-lavorativo di soggetti vulnerabili. Per questo sono stati stanziati fondi europei Pon metro che superano i 700mila euro. C’è poi anche il Lido dei Ciclopi. In questo caso però l’iter di aggiudicazione, tra complicazioni burocratiche e scioperi della fame, è ancora fermo ai nastri di partenza.