Il collegio universitario Arces e il Distretto Sicilia istituiscono quattro percorsi formativi per categorie deboli allo scopo di promuovere un tipo di agricoltura sostenibile e socialmente inclusiva. «Un punto nodale saranno gli stage all’interno delle aziende della filiera»
A scuola di coltivazione d’agrumi Corsi gratuiti di agricoltura sociale
Complissivamente 240 ore di lezione, 120 soggetti ammessi, quattro offerte formative, zero euro di iscrizione. Questi i numeri che caratterizzano il progetto Social Farming, agricoltura sociale per la filiera agrumicola Sicilia, promosso dall’ente morale no profit Arces (Collegio universitario di merito riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione) e dal Distretto Agrumi di Sicilia – ente che riunisce 138 soggetti operanti nella filiera agrumicola regionale -, con il contributo di The Coca-Cola Foundation.
Si tratta di quattro diversi corsi, tutti legati ai vari aspetti della filiera degli agrumi, che sono rivolti a donne, immigrati, giovani e persone diversamente abili. Social farming è un termine che unisce l’agricoltura con l’inclusione sociale, e in questo caso specifico fa leva sul prodotto siciliano per eccellenza, gli agrumi: dall’arancia rossa catanese a quella gialla di Ribera, dai limoni della fascia ionica al mandarino tardivo di Ciaculli. Una filiera che copre il 60 per cento della produzione nazionale (circa 94mila ettari coltivati), con – secondo dati Istat 2011 – 18,5 milioni di quintali e un ricavato annuo di 677 milioni di euro. Ma l’andamento risente di molti fattori interni ed esterni.
Nello specifico si inizierà il 26 maggio con una serie di seminari ad acceso libero nella sede del collegio universitario Arces di Palermo, ed altre sedi a Catania, Siracusa, Ribera, Barcellona Pozzo di Gotto. Entro fine giugno partiranno, a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro, i corsi dedicati a Multifunzionalità dell’impresa agricola (agriturismi, turismi rurali, diversificazione dell’attività) con approccio di turismo relazionale integrato, Conservazione e trasformazione degli agrumi e dei loro derivati, Tecniche di coltivazione di un agrumeto e La cooperazione nella filiera agrumicola. Per ognuno di questi è prevista la partecipazione di 15 soggetti tra quelli che avranno aderito al bando che sarà pubblicato a breve sui siti web dell’Arces e del Distretto degli agrumi. Il singolo corso è composto da 30 ore tra lezioni e pratica e durerà poco meno di tre settimane. Terminata la prima tornata, i corsi saranno ripetuti per concludersi comunque entro dicembre.
«Un punto nodale – spiega Federica Argentati, presidente del Distretto – saranno gli stage all’interno delle aziende della filiera. Il progetto rientra a pieno titolo nelle nostre finalità istituzionali e punta a rafforzare e consolidare il comparto creando impresa e manodopera specializzata coinvolgendo fasce sociali deboli, ma molto dinamiche, che solo con una adeguata formazione possono avere un’opportunità».
L’agricoltura suscita di nuovo un forte appeal specie tra giovani e donne, visto che negli ultimi anni quasi 17mila under 30 hanno avviato un’attività agricola in Italia, mentre – secondo dati Cgil del 2013 – in questo settore quasi un imprenditore su tre è donna (il 31,18 per cento). «L’agroalimentare – osserva Giuseppe Rallo, consigliere delegato di Arces – è una fondamentale leva di sviluppo del nostro territorio, al pari del turismo e dei beni culturali, ambiti nei quali abbiamo già attivato collaborazioni con l’Università degli Studi di Palermo e la Florida International University di Miami. L’Arces vuole favorire lo sviluppo autocentrato della Sicilia attraverso la formazione di una nuova classe dirigente fortemente ancorata al territorio».
Sarà anche approntata sul sito web del social farming una piattaforma informatica per far incrociare le nuove professionalità coltivate da questo progetto con le offerte di lavoro provenienti dagli imprenditori del settore. Il progetto è sostenuto finanziariamente da The Coca-Cola Foundation, ente no-profit creato dalla multinazionale delle bibite: «Coca Cola – sottolinea Vittorio Cino, direttore Comunicazione e relazioni istituzionali – acquista il 18 per cento del succo d’arancia concentrato siciliano, e vuole contribuire a creare professionalità sempre più capaci ed esperte».