da Pietro Tornabene
e volentieri riceviamo e pubblichiamo
Il 7 dicembre è stato pubblicato dal Vostro quotidiano l’articolo dal titolo: “Dirigenza regionale, Crocetta all’attacco della terza fascia…”.
In proposito è bene chiarire alcune questioni. Va innanzi tutto precisato che i dirigenti generali non sono affatto una questione a parte della problematica, ma ad essa intimamente legata strutturalmente. Infatti i così detti dirigenti generali non sono una categoria, ma i destinatari di una funzione che spetta a funzionari con qualifica dirigenziale.
A quest’ultima appartengono i dirigenti di prima, seconda e terza fascia. E infatti in atto si può dire che tutti gli incarichi di dirigenti generali sono assegnati a dirigenti di terza fascia.
Ma questo stato di cose non è legittimo. Infatti la legge n. 10 del 2000, di cui si parla nell’articolo, indicava espressamente che il ruolo di dirigente generale era destinato solo ai dirigenti di prima fascia, mentre a quelli di seconda fascia spettavano le postazioni dirigenziali minori e cioè Aree e Servizi. Questa è la dirigenza a regime. Tuttavia il Legislatore della legge 10 volle, per non fare torto a nessuno, istituire una terza fascia dirigenziale del tutto transitoria. La sua eliminazione era legata al tempo nel seguente modo: mano a mano che si liberavano i posti di seconda fascia attraverso un concorso PER ESAMI, i dirigenti di terza fascia andavano a collocarsi nella seconda fascia.
In particolare, il primo concorso doveva bandirsi entro un anno ed era riservato interamente a dirigenti di terza fascia. A partire dal secondo concorso alla terza fascia sarebbe stato riservato il 50% dei posti e dal terzo concorso in poi il 30%. Per il resto, la partecipazione era libera.
Una scelleratissima e quanto mai equivoca disposizione (L.R. n. 20/2003 art. 11) confuse totalmente le carte e spostò il concorso al 31/12/2006 (art. 11 comma 3 della stessa legge 20) e permise in modo molto, ma MOLTO confuso lutilizzazione della terza fascia anche per ruoli di dirigente generale.
Del concorso si è persa ogni traccia. Anzi, il presidente Salvatore Cuffaro pensò bene di sanare la situazione dei dirigenti di terza fascia a cui affidò tutta l’alta burocrazia attraverso una furbesca norma: “Per non disperdere il patrimonio di competenze” coloro i quali di terza fascia avevano ricoperto incarichi di vertice venivano passati in seconda fascia!
Il Commissario dello Stato bocciò la norma avvertendo che numerose sentenze della Corte Costituzionale avevano prescritto l’assoluta esigenza del concorso per entrare nella dirigenza a regime fatta solo di due fasce fasce. Questo perché solo il concorso può selezionare l’eccellenza e non l’incarico politico!
Tutto è continuato alla stessa maniera con il successivo presidente della Regione, Raffaele Lombardo, anche se in quel periodo circolava un disegno di legge molto simile a quello del Governo Cuffaro che, con tutta evidenza, non ebbe seguito peché deve essersi saputo come un analogo precedente era stato facilmente smontato.
Questa la storia. Per risolvere la questione niente di più semplice: basta applicare la legge e non le furberie politiche per portare avanti gli adepti del sistema. Basterebbe costituire, in atto, una dirigenza provvisoria con quelli di terza fascia e, parallelamente, svolgere il concorso e, una volta ultimato, nominare i vincitori. E se gli amici non lo superano?
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