Se il diavolo veste Prada, a Polizzi Generosa la Madonna veste Dolce&Gabbana. A fine marzo lo stilista Domenico Dolce, originario proprio del Comune madonita e sempre rimasto legato alle proprie origini, ha regalato gli abiti griffati ai confrati della confraternita di Maria Santissima degli Agonizzanti. Insieme a un elegante manto nero che avvolge la Madonna, con la trama del velo filigranata in oro, e alla vara che è stata arricchita da brillantini Swarovski.
A distanza di sei mesi, però, non tutto è visibile, come denuncia il sindaco Giuseppe Lo Verde. «Il problema è che arrivano questi doni e le confraternite li tengono chiusi – afferma il primo cittadino – Io penso invece che sono cose che andrebbero valorizzate, esposte. Dovrebbe nascere un museo. La gente che viene a vedere queste cose non può farlo perché non sa dove sono. Il limite, a Polizzi e più in generale in Sicilia, è questo: non sappiamo valorizzare quello che abbiamo». Il rammarico insomma è forte. «Non abbiamo mai avuto la capacità di sfruttare i nostri nomi: Domenico Dolce, Martin Scorsese, Vincent Schiavelli. Dolce ha fatto un regalo straordinario a questa città. Lui è legato alla confraternita del venerdì santo. Il papà Saverio, quando c’era la processione di Pasqua, portava in giro la statua di Gesù con la croce».
Chi arriva a Polizzi Generosa, in effetti, non viene messo a conoscenza della possibilità di ammirare questi regali. Anche se il parroco della cittadina madonita, monsignor Giovanni Silvestri, precisa che «ci sono due abiti di Dolce che sono visitabili, compresa la vara della Madonna, in una delle due badie. C’è un piccolo ticket, che è un euro per le badie e due euro per la chiesa madre». La questione, secondo il parroco, è un’altra. E ha a che fare, in ogni caso, con le potenzialità in parte inespresse di uno dei più borghi delle Madonie, dove si resta ammaliati da un centro storico veramente affascinante, da uno dei più belvedere di Sicilia e allo stesso tempo un po’ sconfortati per i tanti ruderi e i palazzi chiusi.
«Tutti i visitatori che vengono a Polizzi possono visitare la chiesa madre più le due badie più un’altra chiesa, però a richiesta – spiega don Silvestri – Insieme a me ci sono altri collaboratori. All’occorrenza, se non si trovano le chiese aperte basta chiamare i numeri di telefono che sono esposti accanto le chiese e noi accorriamo nel giro di pochi minuti». Le chiese dunque «non sono aperte sempre ma sono apribili. Il problema è che ci deve essere qualcuno che custodisca le cose, soprattutto nella chiesa madre dove c’è il trittico fiammingo. La parrocchia non può sostenere il peso di quattro persone dedite a questo, quindi ci rivolgiamo ai volontari. Ma siamo sempre disponibili, anche oltre gli orari stabiliti».
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