A Pantelleria con il porto ‘sepolto’ e l’ospedale ‘azzoppato’

A Pantelleria, isola dei paradossi, che sabato e domenica eleggerà il nuovo Sindaco e il nuovo Consiglio comunale, tutto sembra andare in accordo con la follia. Un’isola che dovrebbe puntare sul turismo sta, di fatto, smantellando l’ospedale pubblico. Con l’avallo della politica tradizionale che, da sempre, amministra in modo molto approssimativo questi luoghi.

Come può una politica tradizionale, che ha partecipato e partecipa allo smantellamento del’ospedale di Pantelleria dire di essere a favore di cittadini di Pantelleria e dello sviluppo turistico?

Emblematico il caso del Punto nascita. La cui chiusura è stata disposta dal Governo regionale di Rosario Crocetta. Solo dopo le proteste della gente il Governo si è deciso ad avviare le procedure per una parziale riapertura del Punto nascita. E la gente del luogo non è nemmeno molto sicura di questa riapertura a rilento. In tanti si chiedono: e se dopo le elezioni il Governo si dovesse rimangiare la riapertura?

Lo sviluppo turistico passa anche dal porto. Ma il porto di Pantelleria, in costruzione dagli anni ’70 del secolo passato, è un disastro. Basti pensare che non può far attraccare le tantissime navi da crociera che solcano il Mediterraneo. Basterebbero due o tre navi da crociera ogni settimana e la vita e l’economia di Pantelleria cambierebbero radicalmente. Naturalmente in positivo.

Ogni turista, oltre al giro dell’isola, oltre a mangiare nei ristoranti, acquisterebbe di certo due tra i prodotti tipici di questa bellissima isola: i capperi e il passito. Eppure, la politica tradizionale è riuscita a sbagliare il progetto del porto. Sembra una follia, ma è così. Può una politica tradizionale che ha incasinato il porto proporsi, oggi, come portatrice di risoluzioni di problemi che essa stessa ha creato?

Noi – questo si capisce – non siamo tifosi della politica tradizionale. A nostro avviso, Pantelleria deve dare un grande calcio al passato: deve lasciarsi alle spalle chi non ha saputo valorizzare l’agricoltura, con lo zibbibbo e il passito in testa: deve liberarsi di chi ha incasinato il porto: deve chiudere la porta a chi ha smantellato l’ospedale.

Così abbiamo deciso di fare una chiacchierata con Massimiliano Reggiani (nella foto a sinistra), candidato Movimento 5 Stelle al Consiglio Comunale di Pantelleria.

Cominciamo con la storia. Negli anni ’70 del secolo passato la Sailem – allora importante gruppo imprenditoriale leader in Sicilia nelle opere portuali – realizza a Pantelleria una banchina con qualche problema. E’ vero?

“Non è facile parlare di un’isola dove l’informazione manca. Sappiamo tutti che a Pantelleria c’è un porto (nella foto a destra tratta da fotografieitalia.it) e che, di fatto, non sta funzionando. Il Movimento 5 Stelle, coordinato per questo tema dall’architetto Giuseppe Sechi, ha cercato di capire cosa non va e solo da pochi giorni il Municipio ci ha fornito una cronologia dei lavori effettuati”.

Che cosa è successo con i lavori?

“Secondo Sechi questa banchina, la così detta Diga Foranea, ha strozzato l’imboccatura del porto, restringendo di un’area pari ad almeno tre campi da calcio lo specchio d’acqua destinato alle navi. Questo ‘errore’ di realizzazione avrebbe spostato la diga all’interno del porto progettato originariamente”.

E’ vero che le navi da crociera non potranno attraccare a Pantelleria? E, se è vero, perché?

“Purtroppo lo sbaglio è stato fatale: se, veramente, l’attuale porto di Pantelleria non corrisponde al progetto (e sembra dimostrarlo la sovrapposizione delle immagini satellitari con planimetrie e portolano) si sono sprecati miliardi delle vecchie lire per fare, invece di un porto, uno stagno”.

Cosa bisogna fare, secondo il Movimento 5 Stelle, per superare i problemi e dotare Pantelleria di un Porto che possa anche ospitare le navi da crociera?

“La risposta sembra averla già data il Governo nazionale nel 2007, quando nominò il Sindaco di Pantelleria Commissario delegato per fronteggiare l’emergenza nata dalla criticità del sistema portuale. Sono passati oltre cinque anni, l’emergenza è rimasta e il problema porto sembra servire solo per fare campagna elettorale”.

Ci sarà anche lo spazio per un Porto turistico?

“Se è rimasto lo spazio necessario, sì! Ma dal 2007 l’isola aspetta l’aggiornamento del Piano regolatore portuale per Pantelleria e per Scauri. E’ un passaggio obbligato per rimettere seriamente mano ai lavori di completamento del porto”.

Il Porto turistico potrebbe essere comunque un modo per destagionalizzare il turismo?

“Parlare di turismo richiede un discorso serio di servizi. Lei verrebbe in vacanza a Pantelleria sapendo che l’assistenza sanitaria è garantita solo parzialmente?”.

Ci spieghi meglio: che cosa succede nella sanità pubblica dell’isola?

“Sembra che di notte non sia garantito l’elisoccorso in partenza dall’isola. Ma anche di giorno si dice che l’elicottero in dotazione potrebbe avere difficoltà causa forti venti. Se è vera, beh, questa è una notizia terribile”.

Sarebbe assurdo. Ma Pantelleria non ha un ospedale?

“Lo ha avuto. Fino a pochi anni fa era un fiore all’occhiello dell’isola. Il dottor Giuseppe Turco, ginecologo nell’Ospedale di Pantelleria (nella foto a sinistra, tratta da alcamah.it), mi ha spiegato che qui il diritto alla Salute si è scontrato con la rimodulazione ospedaliera regionale. Negli ultimi anni sono state chiuse diverse Unità Operative. I reparti attuali dipendono da Trapani, sono delle succursali. Si viene trasferiti in Sicilia anche per interventi a basso rischio. Senza contare il problema del Punto nascita, che dopo lunghe battaglie non è ancora stato pienamente risolto”.

Come è potuto accadere una cosa del genere?

“Nel 2009, nella seta Commissione legislativa dell’Ars (Servizi Sanitari e Sociali) si discusse dell’ospedale di Pantelleria. Evidentemente, la discussione non ha portato grande frutto se la struttura è stata dequalificata. Adesso funziona come centro di smistamento per trasferire i pazienti stabilizzati in terraferma”.

E i costi di questa folle operazione?

“Ricadono sui malati e sulla collettività. Un trasferimento in Sicilia comporta spese e costi per tutti i famigliari al seguito. Soldi che non verranno mai rimborsati. Il disservizio ricade sul cittadino. E trasferire in elicottero pazienti per operazioni a basso rischio costa al sistema sanitario uno sproposito. Insomma, un’operazione a perdere per tutta la collettività”.

In effetti, tra un porto che non c’è e la sanità pubblica smantellata non è facile programmare le attività turistiche…  

“Promettere miracoli per rilanciare l’economia, attrarre turisti, incentivare le imprese e non garantire prima una Sanità efficiente, una sicurezza nei trasporti, una certezza di poter arrivare e ripartire dall’isola mi sembra veramente assurdo. Credo che i cittadini panteschi siano stanchi sia delle  parole, sia di amministrazioni poco lungimiranti. Pantelleria è una bellissima ‘macchina’, ma occorre avere la patente per guidarla bene”.

 

 


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