“A Palermo scuole aperte a tutti”

Barbara Evola, docente di Lettere e leader pasionaria dei precari della scuola, in prima linea contro le riforme dell’ex Ministro Gelmini, è oggi assessore in pectore alla scuola della nuova giunta di Leoluca Orlando e candidata al Comune nella lista “La Sinistra e gli ecologisti”.

Lei conduce da molti anni una battaglia per la difesa dell’istruzione pubblica. Qual è, a suo parere, la prima emergenza a cui bisogna fare fronte nel Paese ?

“Innanzitutto bisogna ridisegnare l’intero sistema educativo perché in realtà in questi anni chi si è occupato della pubblica istruzione, ha pensato alla scuola come a una grande macchina che fagocita i soldi dello Stato e no invece ad una ‘fabbrica’ che può creare futuro per i giovani. La scuola è stata sentita come un peso e le riforme si sono mosse esclusivamente nella direzione dei tagli senza che poi ci fosse un progetto pedagogico dietro le scelte che sono state adottate e oggi purtroppo ne paghiamo le conseguenze anche a livello comunale”.

Quanto ha pesato la cattiva gestione da parte dell’ex amministrazione Cammarata?

“Palermo vive una situazione particolarmente difficile perché ai provvedimenti nazionali che restringono molto la possibilità di agire, non si è pensato a costruire nuove scuole dando un’offerta seria alle famiglie. Il problema principale è che stata male amministrata e gli sprechi hanno gravato moltissimo sul piano dei servizi. E La scuola è un servizio, o meglio dovrebbe esserlo, ma nella nostra città è sempre stata il suo esatto contrario, a partire proprio dalle strutture che sono fatiscenti. Proprio in ultimi questi mesi sono stati molti gli episodi registrati nelle nostre scuole di crolli, di chiusure dovute al problema che non ci sono garanzie sulla sicurezza. C’è stata molta incuria in questi anni e quando non si fanno le normali manutenzioni e poi scatta l’emergenza, chiaramente le somme di denaro da impiegare diventano esose. Il Comune non eroga fondi per la scuola o peggio ancora non vuole reperirli con la drammatica conseguenza che questi edifici vengono chiusi. La prima emergenza è quella di rimettere in piedi quegli spazi che sono stati dismessi anche con un danno forte per l’erario pubblico. Anziché riaprire e utilizzare i luoghi che ci sono, il comune ha preferito in modo clientelare affittare stabili che spesso non sono neanche spazi confortevoli per ospitare una scuola e questo è un sperpero di denaro che potrebbe essere impiegato diversamente”.

Se dovesse diventare assessore, quali sarebbero i provvedimenti che adotterebbe per riportare alla normalità l’intero sistema scolastico?

“Per essere concreti, rispetto alla situazione finanziaria in cui versa il Comune di Palermo, penso che il primo provvedimento che metterei in atto sarebbe quello di intervenire sugli sprechi e quindi, ad esempio, cominciando ad eliminare questi affitti, cercando di riaprire le strutture che ci sono e mettendo in sicurezza le nostre scuole. Poi bisogna lavorare nel campo della progettazione. In anni passati erano stati creati numerosi progetti che facevano sì che le scuole rimanessero aperte il pomeriggio, progetti importanti sul piano culturale, come quello sull’aggregazione, sul recupero del disagio sociale. Nel corso del tempo sono stati sostanzialmente ridimensionati perché non hanno avuto i giusti investimenti e quelli che, ad oggi, continuano ad essere il fiore all’occhiello dell’amministrazione comunale sono portati avanti in modo assolutamente volontario, senza che realmente venga impiegato un euro. Da questo punto di vista però si può fare molto. E poi ritengo che un intervento molto importante sia il raccordo con gli altri presidi territoriali per fare in modo che la scuola diventi un organismo aperto di cui i quartieri possano appropriarsi: lo sentano come un luogo d’incontro, in cui si può stare bene, in cui si offre la possibilità di crescere, ad esempio, attraverso dei progetti insieme ai figli prevenendo il disagio sociale o anche solo per prendere un libro della biblioteca della scuola e leggerlo là o per usufruire della connessione Internet. Capire che la scuola non è un corpo estraneo, ma è parte integrante del tessuto sociale ed è un’occasione per tutti, da cui ripartire e rilanciare una crescita della città”.

L’ex amministrazione Cammarata ha ridotto anno dopo anno i fondi per la disabilità. Quali sono le misure da adottare per migliorare la qualità della vita di quegli studenti che soffrono per i loro disagi psicofisici?

“La situazione dei disabili è molto grave intanto per i vincoli che ha introdotto la riforma Gelmini. Ci sono delle disabilità che non vengono più riconosciute o meglio che secondo l’ex Ministro della Pubblica istruzione non necessitano dell’intervento di un’insegnante di sostegno: ad esempio sono state anche dimezzate le ore a quegli operatori che si occupano di sviluppare le capacità di quei ragazzi che hanno bisogno di particolari attenzioni. I tagli che sono stati compiuti e le scelte politiche adottate dall’ex amministrazione Cammarata hanno fatto sì che oggi non esiste neanche più l’assistenza del pulmino. Per quanto concerne l’assunzione di quel personale qualificato che dovrebbe occuparsi dei bambini, c’è stato un gioco a scaricabarile tra Regione e Comune. Gli assistenti che prima venivano retribuiti attraverso fondi regionali sono stati “scaricati” al comune che non avendo fondi non può scorrere le graduatorie. La prima cosa da fare è sicuramente ridisegnare le priorità della città. Io non credo poi che non ci siano soldi in assoluto. Bisogna adottare un metodo chiaro e trasparente per inserire le risorse in quei capitoli di spesa che devono avere precedenza su altri che spesso sono stati fonte di spreco. Prioritaria deve essere la scuola, l’assistenza alle fasce più deboli della popolazione. E’ su questo che bisogna puntare affinché questi fondi vengano stornati per dare respiro a quelle famiglie che sono state lasciate completamente sole con i loro problemi”.

Quanto influisce il precariato dei docenti nel rapporto con gli studenti?

“Sicuramente il precariato incide sulla progettualità e la scuola è un progetto. Il momento in cui l’insegnante è precario, lo è anche il suo programma e sopratutto la formazione culturale degli alunni. I ragazzi soffrono molto il passaggio da un insegnante all’altro, sia nel corso degli anni che nell’arco di uno soltanto. Questo problema è ancora più sentito alle elementari. La maestra è un punto di riferimento imprescindibile. La supplente non è immediatamente riconosciuta. I bambini sono molto abitudinari quindi ogni cambiamento per loro è particolarmente traumatico. E le fasi di adattamento ad un nuovo insegnante, ad una nuova relazione in qualche modo rallentano l’attività didattica. Sicuramente è molto negativo e frustrante per chi lavora e sa di non potere costruire un progetto a lunga scadenza. Invece la scuola, come la famiglia, è un progetto di vita. Un insegnante immagina di costruire con dei ragazzi che inizia a conoscere tutto un percorso di formazione e culturale, invece questi ‘tempi’ continuamente interrotti, impediscono di godere dei frutti del proprio lavoro. E’ una frustrazione enorme e un danno da una parte e dall’altra”.

Insieme a Leoluca Orlando e agli altri assessori in pectore state cominciando a stilare il programma per la città. Quali saranno gli interventi principali della nuova “Primavera”?

“Oltre alla scuola, i punti forti di questo programma sono la restituzione degli spazi che in questa città sono stati tolti ai cittadini e mai restituiti. Uno spazio è, ad esempio, la scuola materna di Pallavicino, che è stata chiusa creando un enorme disagio alle famiglie che devono portare, inspiegabilmente, da più di due anni i loro figli in un altro quartiere. Uno altro spazio tolto è il Teatro ‘Garibaldi’ chiuso o una villa che non è curata e nella quale i cittadini non possono entrare. Bisogna partire, prima di tutto, da quello che c’è, aprirlo alla città e valorizzarlo con le energie che in questi anni hanno rivendicato gli spazi e manifestato la volontà di riappropriarsene. Non dobbiamo pensare che la riapertura di uno spazio necessariamente abbia un costo. I fondi stanziati dal comune sono serviti in massima parte allo scopo di fare guadagnare qualcuno togliendo molto alla città. Invece occorre ripartire da cose semplici, che costino poco e devono essere condivise con i cittadini che nel momento in cui vengono coinvolti e resi responsabili mostreranno sicuramente più cura e più attenzione del bene comune. Questo metodo serve anche per ricostruire quel rapporto di affetto con i luoghi di questa città che in questi anni si è perso e ha creato i danno che abbiamo tutti quanti sotto gli occhi. Ricostruire un rapporto di fiducia anche con le istituzioni che devono essere innanzitutto credibili non solo nel progetto che propongono ma anche nelle facce. E poi aprire un dialogo che non c’è stato e che ha creato scontri molto forti con le parti sociali. Fermo restando che poi c’è sempre una parte o una controparte, però la volontà di dialogo è molto importante. La capacità di ascoltare è fondamentale e deve essere un punto centrale della nuova amministrazione”.

Lei ha 39 anni ed è alla sua prima esperienza istituzionale. Con che spirito affronterà un impegno così gravoso?

“Devo dire che ho la piena consapevolezza che non sarà facile proprio per le condizioni in cui versa la città, le difficoltà economiche e non nascondo un po’ di timori perché finora sono sempre stata dall’altra parte ed è stato più semplice. Adesso io so che se dovessi raggiungere questo traguardo importante, diventare assessore, probabilmente mi ritroverò i cittadini che da me pretenderanno delle risposte. C’è in me un grande senso di responsabilità e so che devo essere trasparente. Certo, ho paura di deludere perché ci sono forti aspettative, però sono cosciente che non sempre sarà facile accontentare tutti. Compito di un assessore non quello di accontentare, ma creare delle condizioni perché tutti possano usufruire di servizi efficienti. Ci sarà sempre qualcuno che non resterà contento e questo mi tiene in allarme ma bisogna affrontare le cose con un po’ di maturità. Certo sarà strano passare dal megafono ad una scrivania, sempre se accadrà”.

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