L'imprenditore agrigentino Calogero Simone dall'anno scorso produce il liquore, ma nega qualsiasi riferimento a Cosa Nostra: «In Sicilia abbiamo una mentalità chiusa», dichiara a MeridioNews. Nel 2014, Coldiretti denunciava il business di prodotti con richiami alla cultura mafiosa
A Favara l’Amaro del Boss, parla il produttore «Niente mafia, solo marketing anglosassone»
Ricetta siciliana, comunicazione prettamente anglosassone. Parola di Calogero Simone, imprenditore di Favara che da un anno produce un liquore dal nome che fa discutere: l’Amaro del Boss. Potrebbe sembrare l’ennesimo caso di marketing legato all’universo mafioso – soltanto di pochi giorni la notizia dei viaggi messi in palio dalla Coca Cola nella terra de Il Padrino, in occasione del 15esimo anniversario della popolare catena di ristoranti La mafia se siente a la mesa – ma non è così, almeno per il produttore agrigentino. Che, contattato da MeridioNews, si difende dalle possibili critiche: «Mi delude che proprio lei che è un giornalista faccia queste domande. Non sa che boss significa anche altro? In inglese vuol dire capo. Che c’entra la mafia?», dichiara Simone al telefono.
Quello del digestivo favarese sarebbe dunque un classico caso – per rimanere in tema di anglicismi – di melting pot: ingredienti esclusivamente siciliani mescolati a un piano di comunicazione dall’ampio respiro. Alludendo magari al più rinomato amaro che ha proprio la parola «capo» nel nome: «Il fatto è che in Sicilia abbiamo una mentalità chiusa – continua Simone -. Si legge la parola boss e si pensa subito alla mafia. La colpa è nostra».
Tuttavia, i riferimenti all’estero sembrano finire qui. Visitando il sito dell’azienda, infatti, le informazioni che si trovano riguardano la Sicilia. Quella antica, con tanto di ricetta ereditata dagli avi: «Il recente ritrovamento di un antico manoscritto recante la speciale ricetta del liquore degli antenati – si legge – conduce la famiglia Simone alla prima produzione dell’amaro del boss con fedeltà e passione verso la tradizione più genuina». Alla tradizione è legato anche il design del prodotto che rimanda alla «condivisione familiare dei sani piaceri siciliani» e una serie di scatti promozionali che ritraggono un’avvenente ragazza vestita di nero e immersa in uno scenario rurale. Alla campagna siciliana, infine, fa riferimento anche il marchio: «Una foto di un antico casolare con uno spiazzale in terriccio e ai tre lati costruzioni rurali, alla sinistra davanti la costruzione un aratro, davanti alla costruzione centrale due alberi spogli e al centro dello spiazzale un pozzo per l’acqua», si legge nella descrizione del brevetto depositato il 29 aprile 2014.
L’anno scorso, Coldiretti aveva denunciato la popolarità e il conseguente business dei prodotti commerciati all’estero con chiari riferimenti a Cosa Nostra. Dal caffè Mafiozzo alla Salsa Mafia, passando per il limoncello Don Corleone. Nulla a che vedere, però, con l’amaro prodotto da Simone. Perché boss può significare capo. Anche a Favara.