Un peschereccio della flotta siciliano è stato posto sotto sequestro ad opera delle autorità maltesi perché colto ad operare nelle acque territoriali di quel Paese.
In queste note non faremo riferimento al nome dell’unità navale, né del suo armatore, né alle condizioni poste dalle autorità maltesi per il dissequestro. Non lo facciamo per trascurare l’importanza del peschereccio in sé, né quella del suo equipaggio, né la sofferenza dei loro familiari, né il danno provocato all’armatore.
Lo facciamo, piuttosto, per rilevare l’assurdità del gesto e la relativa incongruenza delle autorità di Bruxelless e di Strasburgo nonchè l’indifferenza fin qui mostrata dalle nostre autorità di Governo, in primo luogo del ministro degli Affari europei e del ministro degli Affari esteri.
Infine, per sollecitare il giornale, al quale mi onoro di collaborare, affinché avvii una campagna di riflessione su l’Europa e sul suo futuro prossimo in vista delle elezioni della prossima primavera per il rinnovo del Parlamento europeo.
Intanto, un dato. Lo Stato maltese è componente a tutti gli effetti dell’Europa a 27 membri, ha sottoscritto volontariamente i trattati che la costituiscono e ne regolano i rapporti interni. Pertanto quelle autorità sanno che nell’ambito europeo esiste la libera circolazione delle persone, delle merci, delle attività lavorative e che il territorio europeo, quindi, appartiene liberamente a tutti i cittadini europei, senza limiti di sovranità, fatte salve le prerogative competenti amministrativamente agli enti territoriali (es. le concessioni edilizie, la tutela ambientale, le licenze di commercio, ecc.)
Si aggiunga a tutto ciò che il Mediterraneo, a decorrere dallo scorso 2010, per effetto della risoluzione di Barcellona del 1995, costituisce un’area ad economia integrata sotto la definizione Euromediterranea.
In presenza di queste premesse non trova giustificazione alcuna il sequestro del peschereccio siciliano da parte delle autorità maltesi.
Le notazioni che precedono hanno solo il fine di ricordare, in vista del rinnovo del Parlamento europeo e delle elezioni della prossima primavera, di definire in concreto cosa significa appartenere all’Unione europea.
Se questa è una unità soltanto commerciale, come cittadini non ci interessa: che se la vedano le imprese e le regole di mercato tra loro convenute. Se, invece, l’Unione europea è, o vuole essere, un’entità politica, allora la cosa ci può interessare come singoli e come collettività ed in questo caso non ha senso mantenere tra gli Stati aderenti confini territoriali terrestri o marittimi. Questi principi elementari debbono essere chiari e netti, e chi non li rispetta deve essere messo fuori senza se e senza ma.
Cosa aspetta il Commissario europeo per la Pesca ad intervenire motu proprio in questa vicenda? E se non interviene d’ufficio il Commissario europeo, cosa aspetta la ministra Bonino a sollecitare un intervento dell’Autorità europea sulla questione? Peraltro, Emma Bonino ha qualche competenza specifica sull’argomento per essere stata lei stessa commissario in Europa.
La questione in sé può essere risolta al pari di tante altre similari avvenute in passato nei rapporti con Tunisi o con la Libia: ma questa volta la vicenda riguarda due Paesi europei che sono vincolati dagli stessi trattati e quindi investe le regole e i rapporti che stanno a fondamento dell’Unione.
Se non sono chiare le finalità dell’Unione e delle sue istituzioni che senso ha andare a votare per un Parlamento europeo che non serve a nulla e che non garantisce pari dignità agli Stati membri e ai loro rispettivi cittadini? Non c’è altra spiegazione all’assenza di qualsivoglia iniziativa sull’assurda vicenda del sequestro del peschereccio siciliano a Malta.
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