A Cesare Basile il premio Targa Tenco 2013 «Il mio album? Una rivendicazione»

«Una lunga canzone libertaria, è questo l’effetto che mi fa». Parla così Cesare Basile del suo ultimo disco omonimo, che ha vinto la Targa Tenco 2013 per il migliore album in dialetto. Considerato uno dei premi italiani più prestigiosi in ambito musicale dal 1984, assegnato dal Club Tenco fondato a Sanremo nel 1972 e dedicato al cantante morto suicida nel 1967, Luigi Tenco, quest’anno il riconoscimento per una delle categorie previste è assegnato al catanese Basile. Un premio inaspettato perché «non sapevo della candidatura», spiega il cantautore, e che di certo gli fa piacere. Nonostante Basile faccia parte della schiera di quelli che sostengono che la musica non abbia bisogno di premi, ma debba essere «curata, seguita, protetta e diffusa – aggiunge – A 50 anni, comunque, credo di avere un filtro emozionale tra me e le cose che me le fa godere in modo più profondo».

Un album, Cesare Basile, a cui «ho lavorato poco – ammette l’artista – Che è venuto fuori all’improvviso come se stesse aspettando di essere messo in piedi», ma che al contempo ha avuto un grande impatto sull’autore.

Da una parte per la tematica – «Affronto il tema della libertà degli individui nel contesto di questa società e in questo percorso di sfruttamento quotidiano ispirato dalle vicende del teatro Coppola», dice – dall’altro per il percorso personale che lo ha segnato in questo periodo. «È un momento importante, forte, ricco di conflitti e di contraddizioni – spiega – ma anche di tante storie che in parte racconto nel mio disco».

Entrambi i motivi rappresentano in qualche modo la ragione per cui Cesare Basile ha deciso di intitolare il suo album con il suo stesso nome. «Credo che il modo migliore di intendere il mio disco sia come una rivendicazione e, in quanto tale, ho pensato che andasse firmata».

Per quanto riguarda l’uso del dialetto la scelta è stata dettata un po’ dal caso. «Il progetto non voleva essere quello di un album dialettale, seppure la maggior parte dei testi sia proprio in siciliano – spiega infatti l’autore – Ma la lingua madre è quella che mi ha suggerito le parole più giuste per raccontare le storie».

La stessa lingua dialettale che Basile considera «una ricchezza comunicativa dell’essere umano. Accanto all’aspetto letterale del testo – spiega – ce n’è uno emozionale, di penetrazione profonda che coinvolge le persone al di là di tutto. Magari anche in modo più istintivo, ma di certo non è un limite», dice rispondendo a quanti considerano il dialetto ghettizzante.

La consegna del premio avverà il prossimo 8 dicembre a Bari, nel corso di Medimex, la fiera delle musiche del Mediterraneo.

[Foto di Fabio Stefanini]


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