«La legalità è diventata il grande idolo, la bandiera che tutti si sventolano. Ma la legalità è solo un mezzo per ottenere giustizia». Don Luigi Ciotti non è andato mai in aula bunker, per quella che è la commemorazione ufficiale della strage di Capaci. Preferisce stare a contatto con i giovani, che in centinaia sono accorsi alla casa No Mafia di Capaci, proprio nel sito dove Giovanni Brusca schiacciò il telecomando della bomba che sventrò l’autostrada A29 e uccise il giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Oggi, a distanza di 27 anni, quel luogo è diventato il simbolo della spaccatura del fronte antimafia. Da una parte, appunto, chi combatte Cosa nostra ha scelto di stare a fianco delle istituzioni; dall’altra Anpi, Arci e Addiopizzo che hanno scelto di organizzare una contromanifestazione per dare un segnale forte.
«Questa è ancora una volta una giornata di memoria, una memoria viva – dice don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera contro le mafie – Una memoria che deve tradursi tutti i giorni in responsabilità e impegno. Perché altrimenti diventa retorica. Non basta scrivere i nomi delle lapidi, dobbiamo scrivere di più sulle nostre coscienze. Da 163 anni parliamo di mafia nel nostro Paese, di passi notevoli in avanti se ne sono fatti ma le mafie sono ancora vive, seppur non governano più. La politica deve fare di più, e anche i cittadini che devono unirsi. Io la politica la lascio stare perché mi sconvolge. C’è bisogno invece di dare risposte forti ai bisogni primari delle persone».
Da Barcellona Pozzo di Gotto a Giarre, dalla protezione civile ad Amnesty International fino agli scout, sono tanti i luoghi e le realtà sociale che hanno scelto di essere a Capaci. Come annunciato negli scorsi giorni ci sono anche Claudio Fava (che ha disertato l’appuntamento palermitano), il candidato del Pd alle Europee Pietro Bartolo, Umberto Santino del No Mafia memorial. «La presenza dell’Arci Palermo a Capaci – dice Tommaso Gullo – è un segnale ed è l‘auspicio che la lotta alla mafia torni a essere un movimento sociale, culturale e politico. Servono meno commemorazioni e più memoria. Nel pomeriggio andremo poi come ogni anno all’albero Falcone, alle 16 aspetteremo il corteo con un lenzuolo bianco per collegarci a quella stagione di 27 anni fa che fu una richiesta di verità da parte della cittadinanza. La lotta alla mafia va accompagnata alla difesa dei diritti, a una lotta contro le disuguaglianze e per la difesa degli ultimi. Senza diritti non può esserci legalità».
Sul palco allestito per l’occasione si sono alternati tanti interventi. E particolarmente apprezzato, specie dai giovanissimi, è stato quello degli youtubuer palermitani (e fratelli) I Sansoni. «Io sono qui come ogni anno – afferma il deputato di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto – ma quest’anno c’è un significato in più. Siamo qui per dire che questa giornata di memoria storica e collettiva non può essere utilizzata e infangata da chi continua a usare la lotta alla mafia come strumento di propaganda, senza mettere in campo strumenti reali di contrasto». A Capaci, insomma, l’appuntamento è per coloro che l’antimafia la praticano ogni giorno, e in prima persona.
«Noi veniamo qui praticamente ogni giorno – osserva Dario Riccobono, di Addiopizzo – In questa stagione, soprattutto, arriviamo con scuole e turisti da ogni parte del mondo. Abbiamo eletto questo luogo a simbolo di memoria e riscatto. Questo posto è carico di suggestioni, perché riporta la scritta No Mafia che è visibile a chiunque atterri all’aeroporto di Palermo e voglia raggiungere la città: è il biglietto da visita che vogliamo mostrare di una Sicilia che non si vuole piegare. Da qui poi è possibile ammirare il paesaggio. E così ci si rende conto che Capaci non è solo la sede di una strage. Si tratta certamente di una ferita ancora aperta ma vogliamo raccontare che Capaci e la Sicilia sono anche tanto altro».
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