Allo stadio Viviani i rosanero ristabiliscono la parità nel finale con Soleri e Brunori su rigore dopo essere andati sotto di due reti. Ma il tecnico non è soddisfatto del gruppo: «Alcuni giocatori non hanno capito cosa significa indossare questa maglia»
Palermo, pareggio in rimonta sul campo del Potenza Baldini: «Giusto approccio solo negli ultimi venti minuti»
È il solito discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Osservando il pareggio per 2-2 rimediato dal Palermo sul campo del Potenza nel match valido per la trentatreesima giornata del girone C, l’immagine visibile dalla seconda prospettiva è più nitida rispetto alla prima inquadratura. Il pari dei rosa, il secondo consecutivo dopo quello casalingo contro l’Andria, contro una squadra pericolante anche se in salute sa più di occasione sprecata in relazione agli scenari di classifica in chiave playoff ma per il modo in cui è maturato ha anche una connotazione positiva trattandosi di un punto ottenuto in rimonta (la terza di fila da parte della compagine siciliana dopo la gara esterna contro l’Avellino e quella di mercoledì) da una squadra che fino a dodici minuti dal 90′ perdeva 2-0 alla luce dei gol realizzati al 28′ del primo tempo da Romero, abile ad anticipare Doda e superare il portiere Massolo con un tocco di destro sfruttando un’accelerazione di Coccia, e al 60′ da Cuppone con un bel tiro di destro a giro da posizione defilata.
Le reti di Soleri al 78′ (conclusione ad incrociare sul secondo palo) e di Brunori allo scadere, trasformando un rigore procurato dall’ex Padova e Monopoli che ancora una volta ha confermato la propria capacità di incidere partendo dalla panchina, hanno consentito agli uomini di Baldini di uscire dallo stadio Viviani con un punto. Potenzialmente utile per il morale, in base agli sviluppi di una partita che i padroni di casa avrebbero potuto chiudere se il neo-entrato Zampano sul parziale di 2-0 non avesse fallito una clamorosa palla gol a tu per tu con Massolo, ma che per il tecnico rosanero fa solo rima con rammarico per ciò che poteva essere e non è stato.
«Negli ultimi venti minuti – ha sottolineato l’allenatore toscano, unico rappresentante rosanero nel post-partita a presentarsi davanti ai microfoni in sala stampa – abbiamo fatto tre gol considerando anche quello annullato a Brunori per un fuorigioco che ancora non ho rivisto. Abbiamo fatto in venti minuti quello che avremmo dovuto fare nella porzione di gara precedente. Non è possibile aspettare sempre qualcosa o un episodio per reagire e mettere in campo le cose che voglio e che prepariamo in allenamento». Baldini, deluso dall’atteggiamento di molti giocatori, manda messaggi chiari senza peli sulla lingua: «Ad un certo punto ho pensato di prendere un taxi e andarmene – ha ammesso – ma il Padre Eterno e Santa Rosalia avevano deciso che oggi non avremmo perso. Qui non c’è un problema tattico o di moduli, la questione riguarda solo l’atteggiamento e la mentalità di chi dovrebbe fare certe cose e invece non le fa».
Il mirino è puntato in particolare sui giovani: «Vedo troppa superficialità, ci sono ragazzi che mettono musi lunghi perché si sentono penalizzati e questo non deve accadere perché nel Palermo non ci sono titolari o riserve. L’esempio da prendere è Accardi – ha detto il tecnico -, che anche se non gioca dal primo minuto si sente titolare perché sa cosa significa indossare la maglia del Palermo. Mettere questa casacca non vuol dire solo vestire il rosa e il nero ma portare in campo, con il cuore e la passione, la cultura della propria città. Io, anche non sono nato qui, mi sento un palermitano a tutti gli effetti per il rispetto che porto verso questa città e so cosa significa rappresentarla con questi colori addosso. Diversi giocatori non lo hanno capito, non sanno neanche le origini di questa maglia, e mi dispiace soprattutto dopo il messaggio che ho cercato di trasmettere martedì, giorno in cui ho fatto vedere la foto di mia figlia. È una ragazza disabile. Ho detto ai miei giocatori che io la vedo bellissima nonostante la disabilità e vedo loro con gli stessi occhi con i quali guardo lei perché considero il Palermo una famiglia. Nella quale bisogna dirsi tutto».
Tre cambi effettuati dopo l’intervallo dimostrano che le risposte di alcuni effettivi non hanno convinto affatto il tecnico toscano: «L’unico che veramente non mi è piaciuto, e l’ho detto al diretto interessato, è Felici. Gli ho chiesto quanti tiri avesse fatto, quanti cross e quanti passaggi. A Foggia ha fatto l’esterno, oggi non era né carne né pesce ma, in generale, ciò che fa la differenza è la mentalità e qui molti non hanno ancora capito che per andare in B e regalare una grande soddisfazione ai tifosi bisogna mettere qualcosa in più. Cosa non voglio più vedere da domani? Basta musi lunghi altrimenti chiamerò i ragazzi della Primavera. Farò mettere un drone durante gli allenamenti per monitorare le reazioni e gli atteggiamenti dei giocatori in campo. Come mai i nostri avversari alla prima occasione ci fanno gol? È ciò che ho fatto presente alla squadra consapevole del fatto, e questo mi amareggia ancora di più, che noi abbiamo sempre diverse occasioni per segnare».