Un colpo di pistola calibro 9 in testa, forse la stessa arma usata venerdì sera. Così si sarebbe suicidato Sebastiano Spampinato, ritrovato questa mattina all'interno del villaggio Campo di Mare
Il padre ucciso, il Catania e quel post contro la violenza Il profilo dell’uomo che avrebbe ucciso Jenny Cantarero
Volto noto all’interno della curva nord del Calcio Catania ma anche vicino all’ambiente dell’estrema destra di Casa Pound. Sono alcuni dei tratti distintivi di Sebastiano Spampinato. L’uomo, ritrovato morto questa mattina davanti l’ingresso di un’abitazione al villaggio Campo di Mare, nella periferia sud di Catania, sarebbe l’autore del femminicidio di Giovanna Cantarero. La 27enne uccisa a Lineri venerdì sera, intorno alle 21.30, dopo avere terminato il proprio turno di lavoro nel panificio in cui lavorava. Spampinato era irreperibile proprio da quella sera. Tre giorni dopo a segnalare la presenza del corpo del ragazzo è stato un uomo che stava percorrendo a piedi la strada, diretto verso la spiaggia per raccogliere telline.
Arrivati sul posto i carabinieri hanno scoperto che il 30enne si sarebbe suicidato sparandosi un colpo di pistola calibro 9 in testa. L’arma, in attesa degli esami balistici, potrebbe essere la stessa utilizzata per uccidere Cantarero. Tra la 27enne e l’uomo ci sarebbe stata una relazione definita dagli inquirenti «turbolenta». I contorni di questo rapporto però non sono chiari mentre è certo che Spampinato fosse sposato e padre di due figli. Nel passato del giovane c’è la scomparsa del padre: Lorenzo Spampinato, conosciuto con l’appellativo di Enzo l’oliva a causa della sua carnagione scura. L’uomo venne ucciso a Torino nel 2006 nell’ambito di una faida per il controllo delle bische clandestine. Ad ucciderlo due killer arrivati direttamente da Catania per commettere il delitto. Gli autori vennero scoperti quasi per caso anni dopo grazie a un’intercettazione ambientale captata all’interno di una macchina. Il figlio dell’uomo lavorava in un chiosco, adibito a centro scommesse, nel territorio di Gravina di Catania.
Sul conto di Spampinato nessun precedente penale salvo l’essere stato sfiorato da un’inchiesta della guardia di finanza. Il suo profilo Facebook è un continuo alternarsi di post sul Calcio Catania. L’8 marzo 2020, partendo da uno striscione esposto all’esterno dello stadio Angelo Massimino, Spampinato condivideva un messaggio contro la violenza sulle donne. L’uomo che ha sparato a Cantarero ha aspettato la vittima all’esterno dell’attività commerciale colpendola con diversi colpi di pistola, fatale un proiettile che ha raggiunto la ragazza al volto. Subito dopo l’uomo, che indossava un casco integrale, è scappato a bordo di un mezzo a due ruote venendo immortalato dalle telecamere di una pizzeria. A quando pare Spampinato avrebbe passato più di qualche ora al villaggio Campo di mare, all’interno di una villetta disabitata.
Gli investigatori hanno trovato una sorta di giaciglio forse usato per trascorrere la notte, resti di cibo e alcuni vestiti. Il corpo del ragazzo intorno a mezzogiorno è stato portato via a bordo di un carro funebre mentre sul posto erano già arrivate alcune donne, tutte parenti del 30enne. Alcune di loro hanno inveito contro i giornalisti. Tra insulti e urla a più riprese hanno chiesto di non essere inquadrate dalle telecamere. Ieri, intanto, si è svolta l’autopsia sul corpo della 27enne. Stessa procedura disposta per Spampinato, così da chiarire con certezza causa e ora della morte.