A dare autenticità al modello è il su misura, ovvero adattare lo stile a ogni tipo di viso. Una sintesi, come spiega l’hair stylist Salvo Filetti, a cui si giunge attraverso un metodo che mette al centro la donna
Come trovare il taglio di capelli perfetto
Quando è iniziata l’avventura di Compagnia della Bellezza erano gli inizi degli anni Novanta, quelli del boom della moda, che si prendeva la scena persino in tv. Anche il ruolo del parrucchiere iniziava a conquistare importanza, ma più che altro come professionista di servizio al mondo del fashion. Eppure l’idea che avevo io non era neanche (solo) quella dell’hair stylist. Io puntavo a un ulteriore upgrade: essere un hair designer. Per questo il nostro progetto creativo si ispira a una reinterpretazione del made in Italy, non soltanto in termini di haute coiffure sulla scia dell’haute couture, ma anche in termini di hair design in un parallelismo con l’interior design, altro fiore all’occhiello dell’artigianalità italiana.
In un lavoro di ricerca che ho fatto di recente per L’Oréal mi sono ritrovato nel punto di vista dell’interior designer Nicola Gallizia, che descrive lo spazio come un contenitore di relazioni, dove la bellezza si raggiunge quando forme e funzione trovano la loro sintesi, attraverso la scelta di tutti gli elementi necessari, materiali ed eterei, come la luce che cambia gli oggetti per assorbimento o riflessione. Ecco, per me esiste una grande attinenza tra il lavoro di un architetto di interni e quello di un parrucchiere. Intanto perché, in generale, il designer ha una capacità progettuale che gli permette di creare, e poi realizzare, il progetto che ha immaginato per il suo committente. E come accade nella visione di un interior designer, che sia relativo a un oggetto o a una casa, anche nella visione di un hair designer il punto conclusivo è disegnare e realizzare i capelli che più assomigliano a quella specifica donna e che quella stessa donna poi deve abitare. Sentendosi a proprio agio. In una sintesi perfetta tra forme, funzione e luce.
La stessa sintesi che noi di Compagnia della Bellezza ricerchiamo attraverso una nostra metodologia esclusiva che ci identifica da 25 anni, a partire dal taglio. Con un’artigianalità e una potenza che abbiamo sviluppato su uno schema di ingegneria strategica – quella delle code – adatta a tutti i tipi di capelli (eccezion fatta per i ricci, tagliati da asciutti), che però va sempre rifinita sulla silhouette di ogni singolo volto per ottenere quel su misura che ci contraddistingue, mettendo al centro la donna e non il parrucchiere. Come nel design, dunque, anche noi lavoriamo sulla base di una ricerca attenta e personalizzata, per sviluppare il progetto e raggiungere l’armonia del taglio, del colore, dello styling. Ed è per me motivo di orgoglio avere attivato il primo percorso formativo di Hair design allo IAD di Torino.
La ricerca da cui partiamo ci porta a entrare nel mondo della donna che abbiamo di fronte, per carpire l’idea di bellezza che quella donna ha di sé o aspira ad avere. E per progettare e rilanciare un’idea di bellezza che né lei né io, prima del nostro incontro, avevamo in mente.
Per avere la giusta visione, uso un metodo “fotografico”. Il mio occhio diventa un obiettivo e lo uso prima come zoom per avvicinarmi il più possibile con un piano beauty e scoprire il face code, la stoffa del capello, il color code e la luce del volto di quella donna che si muove anche nello spazio con una sua attitude, un suo sentimento evocativo. Uno spazio che dobbiamo arredare, affinché lei possa abitarlo con gioia. Ecco perché, in un secondo momento, allarghiamo l’inquadratura come avessimo un grandangolo, per cogliere con un piano totale quel non tangibile che per noi è determinante.
Lungo questo percorso creativo scriviamo, quindi, una storia. Come è accaduto con Alexandra, Chiara, Paula e Jessy. A partire da un board, un progetto in cui raccolgo tutti gli elementi oggettivi, ma anche le suggestioni che mi suscita l’incontro.
Alexandra ha un bellissimo ovale venusiano, capello mosso e vivace, luce brillante e calda del giorno che chiede i contrasti giusti secondo la sua natura. Lei evoca un appartamento a Parigi, a Montmartre, perché è femminile ed elegante senza sforzo, è chic con un tocco bohémien. Per lei ho scelto un french shag a tre livelli, con frangia piena e soffice che sfiora lo sguardo, ciocche laterali che sottolineano la silhouette del volto e un terzo livello che sfiora le clavicole con varie stratificazioni di scalature. Tocco finale, una cornice frontale illuminata con sunny framher dal gusto topazio.
Chiara ha il volto scolpito, forte, ben strutturato. Luce dell’aurora, fresca e perlacea. Quando è arrivata aveva un colore pasticciato, sul giallino, ma noi abbiamo trasformato il problema in opportunità. Lei evoca il minimalismo funzionale delle architetture di Rotterdam, un design nordico, puro, essenziale. Per lei, dunque, un progetto di shullet con frangia lunga e caschetto sommitale, contorni sfrangiati dolcemente, un colore supervelvet madreperlato, chiarissimo e fresco come la sua luce dell’aurora.
Paula ha il volto spigoloso, capelli lisci e luce della notte, scura, fredda, ma brillante per le stelle. Lei evoca un loft di Berlino Est, con la sua grinta che sa di avanguardia. Quindi anche per lei ho scelto uno shullet, che rompe le regole con un contrasto più definito di lunghezze, dinamico e un po’ rock, audace. E per il colore, un bruno profondo con riflessi moka non troppo caldi per la sua luce della notte, che è pur sempre quella di una notte stellata.
Jessy, infine, ha un volto dolcemente allungato dalla suggestione botticelliana, rinascimentale. Energicamente evoca un pub di Dublino, con il suo spirito libero, leggero, espresso dai capelli mossi senza tensioni, con onde che hanno voglia di muoversi in libertà. La sua luce è del tramonto, calda, morbida, avvolgente, satinata. Il progetto per lei è stato un long shag da vivere mosso, con la frangia che inquadra il volto con naturalezza e ciocche evidenziatrici che interrompono la lunghezza del suo ovale, riempiendola con meno verticalità e più ampiezza. Per il colore, un tiziano vibrante con accenti oro.
C’è un filo conduttore che lega queste quattro donne, declinato su lunghezze diverse, su stili e morbidezze diverse. E questo filo conduttore è anche la sostenibilità, tema centrale per tutti i designer che puntano a creare progetti sostenibili. Un ragionamento che anche io seguo come hair designer per le nostre donne, mettendo al centro l’idea della sostenibilità del Pianeta Donna. Per valorizzare ciò che in ogni donna già c’è.