Sanità, i tanti nodi sottoposti dall’Antimafia a Razza Per Humanitas e Nemo Sud chiesta seduta riservata

Quasi un’ora e mezza di confronto ininterrotto, poi la richiesta di passare in seduta riservata nel momento in cui la commissione regionale Antimafia ha aperto il capitolo riguardante la clinica Humanitas di Catania. L’audizione dell’assessore regionale Ruggero Razza è iniziata poco dopo le 14 e ha passato in rassegna i principali nodi della sanità siciliana venuti al pettine negli ultimi anni. Un pettine finito nelle mani anche della magistratura, con più inchieste giudiziarie, una delle quali – quella relativa ai falsi dati Covid – vede coinvolto in prima persona lo stesso Razza. Della vicenda relativa alla gestione allegra dei dati sulla pandemia, sui morti da spalmare e su ciò che è stato il rapporto con l’ormai ex dirigente generale de Dasoe Maria Letizia Di Liberti non se ne è parlato e non se ne parlerà. La richiesta di tenere fuori dall’audizione il tema va cercata nel fatto che l’inchiesta ancora oggi resta al centro degli approfondimenti della procura di Palermo, che ad aprile ha ricevuto gli atti dai colleghi di Trapani pochi giorni dopo la decisione di Razza di dimettersi.

Non sono mancati, comunque, gli argomenti interessanti. A partire da quello che, nel 2018, ha interessato le modalità di selezione dei direttori generali delle Asp. Una corsa ai vertici delle aziende ospedaliere siciliane a cui prese parte anche Antonio Candela, l’ex paladino della giustizia coinvolto nell’inchiesta Sorella Sanità e poi rimasto fuori dai giochi. In quella infornata di nomine però i nomi in qualche modo rilevanti sono stati anche altri, compreso quello di Francesco Iudica, cognato dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. «Il dirigente generale Mario La Rocca ci ha detto di non ricordare se per l’incarico da assegnare a Iudica ci fu un input politico», ha detto il presidente della commissione Claudio Fava, chiedendo chiarimenti a Razza. L’assessore ha replicato spiegando che tutte le nomine sono frutto di scelte anche discrezionali, ma che per la prima volta sono arrivate dopo una selezione basata pure su curriculum e colloqui. «Nella legislatura precedente c’erano criteri talmente ampi con decine e decine di aspiranti direttori generali – ha spiegato Razza – La Sicilia è stata la seconda regione, dopo il Piemonte, ad applicare i nuovi criteri di selezione; il governo regionale ha anche scelto di dividere in quattro fasce le destinazioni per tipologia, così da tenere conto anche delle attitudini dei candidati».

In tema di manager della sanità, Razza si è poi soffermato sul fatto che la normativa in Sicilia prevede che i contratti vengano siglati per tre anni e non per cinque come accade altrove. «Da noi c’è anche un abbattimento del trattamento economico e questi fattori inevitabilmente rendono il nostro sistema meno appetibile a chi dovrebbe arrivare da fuori», ha detto Razza. Che poi sulla mancata nomina di Candela, che poi venne scelto nella primavera dell’anno scorso come coordinatore della commissione tecnica specialistica per il Covid salvo poi venire arrestato, ha chiarito che il suo nome non trovò condivisione nell’intera giunta. «Sono scelte che si fanno all’unanimità. Il presidente (Musumeci, ndr) – ha aggiunto l’assessore – aveva avuto modo di conoscere Candela nelle vesti di presidente della commissione Antimafia apprezzandone il rigore morale, ma c’è chi ritenne che avesse una vicinanza politica a un’area opposta a quella del governo della Regione».

Tra gli argomenti trattati anche la questione appalti con i tanti bandi gestiti dalla Centrale unica di committenza della Regione che finiscono per impantanarsi. «Cosa non funziona? La genesi della Cuc. La gran parte delle Regioni ha affidato la responsabilità a società partecipate o dipartimenti ad hoc, la Sicilia invece ha scelto di affidare la gestione a una struttura carente in fatto di organico all’attività che deve svolgere», ha risposto Razza alla domanda sulla natura delle criticità. Per quanto riguarda, la maxi-gara sulle pulizie il braccio destro di Nello Musumeci ha rimarcato come la decisione di attendere i pronunciamenti del Tar sui ricorsi sia stata a tutela dell’amministrazione. Anche se ciò ha congelato una situazione che vedeva in campo – per avere ottenuto precedenti affidamenti – in alcuni casi le stesse imprese coinvolte nello scandalo che ha travolto il dirigente generale Fabio Damiani. «La situazione del contenzioso al Tar era di imminente definizione. Abbiamo chiesto un parere all’Avvocatura che ci consigliò di attendere – ha spiegato Razza -. Adesso stiamo sostituendo le ditte aggiudicatarie (e coinvolte nell’inchiesta, ndr) con quelle che hanno vinto i ricorsi. Rifare un’altra gara avrebbe comportato un allungamento dei tempi, con il rischio – ha sottolineato Razza – di dovere concedere proroghe alle ditte coinvolte».

Tra i temi posti dalla commissione c’è anche la questione dell’anticorruzione. Attività che, a detta degli stessi vertici delle aziende sanitarie, ancora oggi viene vissuta come collaterale. «In passato nessuno lo aveva proposto come obiettivo strategico, adesso lo è. Se in futuro vedremo cadere qualche direttore generale, magari inizierà a essere percipito come un obiettivo realmente concreto da perseguire». Razza si è detto poi in disaccordo con Tuccio D’Urso, l’ingegnere che dopo il pensionamento da dirigente del dipartimento Energia è stato nominato da Musumeci responsabile per gli investimenti nell’emergenza Covid. «Si parlava di riuscire ad avere la totalità dei cantieri aperti per giugno 2021, ci ha detto che si è fermi al 37 per cento a causa del fatto che l’assessorato è rimasto per due mesi senza guida», ha ricordato Fava. Secca la replica di Razza: «La trovo una risposta tecnicamente impropria, il suo ufficio non dipende dall’assessorato».

Per quanto riguarda la sanità privata, Razza ha rimarcato che le strutture convenzionate con la Regione, non occupandosi di emergenza, riescono a garantire un’efficienza maggiore anche nel rapporto ai costi. «Dati cento euro a una struttura pubblica e a una privata, l’efficienza di quella privata è maggiore», ha affermato l’assessore regionale alla Salute. Parlando di privati si è arrivati al caso Humanitas, oggetto l’anno scorso della revoca dell’autorizzazione ad ampliare i reparti e l’offerta nella nuova struttura a pochi passi dall’uscita San Giorgio della tangenziale di Catania. «Chiedo di passare in seduta riservata», ha annunciato Razza. Un ricorso che poco dopo è stato nuovamente replicato quando il deputato del Movimento 5 stelle Antonio De Luca ha chiesto del Nemo Sud, il centro di eccellenza messinese che da qualche mese è stato sfrattato dal Policlinico. Un problema per cui la Regione aveva annunciato l’esistenza di una soluzione in tempi rapidi ma che ancora non è arrivata. «C’è un’indagine dell’autorità giudiziaria, chiedo nuovamente la seduta riservata», è tornato a chiedere Razza.


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