Alessia, catanese che gira l’Italia con Bach «La Sicilia non coltiva i talenti»

«C’è una grande differenza tra quello che ti piace e quello che ti appassiona: se la musica è quello che ti piace, allora ti conviene cercarti un’altra cosa da fare nella vita. Ma se la musica è quello che ti appassiona, a quel punto diventa un’esigenza e non puoi fare nient’altro». Alessia Zanghì, 23 anni, catanese emigrata a Firenze, ha le idee chiare e il tono di voce sicuro. Parla dei suoi studi e del suo futuro professionale con la determinazione di chi ha raggiunto parte dei suoi obiettivi ma non ha seguito un percorso lineare, né facile. Alessia fa la pianista. «Solista, musica da camera, accompagnamento ad altri strumenti, insegnante di piano», elenca. E adesso anche concertista: «Suonerò Bach in giro per l’Italia, assieme alla compagnia di danza contemporanea di Virgilio Sieni. Il 12 maggio ci siamo esibiti al teatro della Pergola di Firenze che, a livello di prestigio, è come dire “Ho suonato al teatro Massimo di Catania“».

Quando ha cominciato a studiare pianoforte sul serio, Alessia – che oggi si sta perfezionando alla scuola di musica di Fiesole – era troppo grande. «Avevo cominciato col piano da bambina – racconta – Ero davvero troppo piccola e, presa dalle cose da cui sono presi i bimbi, mi sono dedicata ad altro». Alle scuole medie, una buona insegnante di Musica le ha ricordato una vecchia passione. Finché all’inizio del liceo la decisione era presa: «Non sapevo ancora cosa avrei voluto fare da grande, però sapevo che volevo ricominciare a suonare». Una cosa non esattamente semplice: «Quando sei figlio di musicisti, cominciare ad ambientarsi nel mondo della musica è relativamente facile, ma i miei genitori non sono musicisti, non sapevamo nemmeno di preciso cosa fare». La prima tappa è stata il liceo musicale: «Abbiamo chiesto se ci fossero insegnanti che davano lezioni private, in quel momento stava passando Maria Pia Tricoli per andare a bere un caffè, s’è fermata ad ascoltare ed è diventata la mia mentore». «Siccome avevo fatto pianoforte da bambina e poi erano passati tanti anni senza che suonassi, avevo dimenticato tutto, dovevo ripartire da zero. La Tricoli m’ha detto: “Sei troppo grande per imparare a suonare. Dimostrami quello che sai fare in un mese, se per me sarà abbastanza continuerò a farti lezione, altrimenti non farò perdere tempo né a me stessa né a te”». Era una sfida. «Avevo 14 anni ed ero indietro rispetto a tutti gli altri». In un mese è riuscita a fare abbastanza.

«Intorno ai 16 anni ho iniziato a preparare gli esami del quinto anno di Conservatorio». Da esterna, mentre frequentava il liceo psicopedagogico. «I miei coetanei facevano i concorsi, suonavano i pezzi più difficili di Chopin, io ancora non ero in grado». Di lì a poco, però, Zanghì ha partecipato alla sua prima competizione: «Primo premio, ero felice». «La gente pensa che uno si sieda davanti al pianoforte e inizi a suonare, non ha idea di quanto studio e di quanta costanza ci vogliano: dietro il programma di un’ora di concerto c’è un anno di lavoro». E mille sacrifici: «Ho rinunciato alle serate con gli amici, perché il pomeriggio suonavo e la notte studiavo; ho rinunciato alle estati di vacanza, perché preparavo gli esami. A un certo punto non ce l’ho fatta più, volevo mollare tutto, mi sentivo sempre un passo indietro rispetto agli altri». Poi ha deciso di chiedere l’ammissione a una classe di pianoforte del Conservatorio. «Ho fatto l’esame per entrare al settimo anno, sono arrivata prima in graduatoria, e ho capito che non dovevo smettere di suonare».

Alessia Zanghì

Al Conservatorio ha conosciuto i suoi amici. «Oggi sono sparsi in giro per l’Italia e per il mondo, perché se sei bravo non resti a suonare a Catania». La musica classica, nella città di Vincenzo Bellini, non se la passa granché bene: «I talenti non vengono valorizzati e ci sono pochi stimoli». Un’eccezione è Cromatismi del Mediterraneo, «l’associazione fondata da Tricoli, la mia maestra, con lo scopo di promuovere il lavoro dei giovani più capaci». E di far seguire loro corsi di alto livello che, in situazioni normali, non potrebbero permettersi: «Ci sono insegnanti che tengono le loro lezioni al Nord o all’estero, io non avrei mai avuto la disponibilità economica per andarli a inseguire. L’associazione li ha invitati in Sicilia».

Negli anni, Alessia ha continuato la sua strada. Si è diplomata al Conservatorio con 10 e lode, ha iniziato a dare lezioni, a tenere concerti di musica da camera con Mariodavide Leonardi alla viola, che sta con lei sul palco e nella vita. «Mia madre avrebbe voluto che mi iscrivessi all’università, ma ho scelto di concentrarmi solo sul mio percorso musicale. Lei ha capito e ha scelto di appoggiarmi comunque». A fine dicembre 2012, il Ministero della pubblica Istruzione ha emanato un bando per l’abilitazione all’insegnamento di uno strumento nelle scuole medie con indirizzo musicale. «A Catania c’erano solo due posti, io ho fatto domanda per Firenze». Firenze anche perché, nel frattempo, è stata ammessa alla scuola di Fiesole, ed è diventata allieva di Bruno Canino, pianista e compositore di fama mondiale.

Adesso il progetto di musica e danza con Virgilio Sieni: «Si chiama Sonate di Bach di fronte al dolore degli altri, la tournée è appena iniziata: lo spettacolo parla delle guerre degli ultimi vent’anni, le rilegge attraverso la musica e il corpo dei ballerini». Negli anni passati, al posto suo e di Mariodavide Leonardi, c’erano due musicisti già noti a livello internazionale: «Stavolta hanno deciso di dare spazio ai giovani». «E tu che prima eri troppo vecchia adesso sei una giovane?», le chiedo. «Mi sono riscattata – risponde – Sono ancora immatura, ma adesso ho l’età giusta».


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