E' l'imputato Francesco Pesce il protagonista dell'ultima udienza del processo sui presunti accordi tra politica, mafia e imprenditoria nel Catanese. Secondo la difesa, l'azienda dell'imprenditore - che fornisce servizi di pulizia a grandi ipermercati e centri commerciali - ha guadagnato tutti gli appalti con regolare gara. Un dato che, per l'accusa, non esclude eventuali rapporti con Cosa Nostra, a fronte di controlli antimafia dichiarati ma non provati
Iblis, l’ombra della mafia su Sma e Auchan Indagati i rapporti con la Impre.Gen. srl
L’ombra della mafia nei servizi dei grandi ipermercati e centri commerciali, del Catanese e non solo. E’ stato questo l’argomento dell’udienza di oggi del processo Iblis, che ha avuto per protagonista l’imprenditore imputato Francesco Pesce e la ditta a lui riconducibile Impre.Gen. srl. Società che ha avuto in appalto – e ha tuttora, sotto amministrazione controllata – le pulizie di diversi punti vendita Sma, Auchan – sparsi per il Sud Italia – e degli spazi comuni del centro commerciale etneo Etnapolis. Un’impresa che si è guadagnata tutte le commesse con regolare gara d’appalto, secondo quanto dimostrato dall’avvocato della difesa Tommaso Tamburino. Un dato che non esclude, a fronte di controlli lacunosi da parte delle aziende committenti, eventuali rapporti con Cosa Nostra, nella tesi dei magistrati dell’accusa Agata Santonocito e Antonino Fanara.
Chiamati a testimoniare dal legale, sfilano davanti al microfono i direttori commerciali e della logistica dei grandi marchi. Tutti conoscono Pesce per aver trattato con lui il contratto annuale per i servizi. Alcuni in qualità di ditta già operativa al momento del loro insediamento. La risposta dei quattro testimoni a eventuali pressioni o minacce subite da parte dell’imprenditore è corale: «Assolutamente no». «Semmai abbiamo fatto noi qualche segnalazione di assunzione per qualche caso disperato», aggiunge Alfio Mosca, direttore commerciale di Etnapolis.
Rapporti di lavoro che però non sono mai andati oltre, almeno non così tanto da «sapere se Francesco Pesce avesse precedenti o sequestri per mafia», come chiede il pm Fanara. Una risposta che stupisce l’accusa, considerato che sono gli stessi direttori a ricordare come per le proprie aziende sia importante acquisire il certificato antimafia delle ditte con cui collaborano. Nonostante la legge non ne preveda l’obbligo per i soggetti privati. «Oggi va richiesto anche a imprese che lavorano per terzi – commenta Sebastiano La Torre, responsabile dal 2010 per Sma Sicilia – Figuriamoci per chi sta dentro all’azienda dalla mattina alla sera». «Non siamo obbligati, ma noi siamo sempre stati attenti. Richiediamo anche il certificato penale dei soci», gli fa eco Mosca. Eppure – insieme a Gaetano Di Miciacci, direttore nazionale della logistica di Sma, e Severo Cattaneo, direttore acquisti indiretti di Auchan – nessuno di loro sa dire con certezza se nel caso della Impre.Gen. i controlli siano stati fatti e con quale esito.
Particolare interesse suscita il caso di Sma. Che, «da sempre», ha collaborato con la ditta di trasporti Riela, di proprietà dell’omonima famiglia ritenuta vicina al gruppo mafioso dei Santapaola. Almeno fino a quando questa non è stata confiscata per mafia e affidata allo Stato. «Se fate tutti questi controlli, come mai Sma abbandona le società dello Stato e va con altre che poi vengono sequestrate? E’ successo almeno quattro volte», chiede il pm Fanara. Una domanda che resta senza risposta, a seguito di una contestazione della difesa.
[Foto di Gallerie Auchan Catania]