E' avvenuto una decina di giorni fa il riconoscimento del bambino di un anno e mezzo da parte del noto cantante neomelodico catanese. Il sesto figlio da tre donne. Ma la polemica non si placa e va avanti il processo a carico dell'artista per duplice aggressione. «Due mesi dopo la nascita del bambino, è scomparso. Mi sono rivolta a un legale per capire se mio figlio avrebbe mai avuto un padre, ma lui ha iniziato a minacciarmi», racconta in aula l'ex compagna
Caso Vezzosi, la testimonianza di Laila «A suo figlio ha dato solo 300 euro»
«A volte per amore si scendono dei gradini. Io sono finita tra i neomelodici». Luigia Luisa Consoli, detta Laila, 34 anni, è una videomaker e cantante catanese. Conosciuta nel suo settore, il suo nome compare ormai nelle cronache più per la sua storia, finita male, con il cantante neomelodico etneo Gianni Vezzosi. Una vicenda, oggi alla sua seconda udienza in tribunale, con due veri protagonisti silenziosi: il piccolo Luigi, di un anno e mezzo, figlio dei due, e Monica Lo Bello, moglie di Vezzosi. Il processo a carico del noto artista catanese prosegue per due aggressioni avvenute a fine 2012 nei confronti dell’ex compagna e dell’amico Samuele Bombaci. Mentre una decina di giorni fa, a procedimento in corso, è arrivato il riconoscimento del bambino – che però manterrà il cognome della madre – da parte del neomelodico: proprio la miccia che avrebbe fatto scatenare la vicenda.
Oggi a deporre in tribunale sono stati il maresciallo dei Carabinieri Orazio Sorbello – tra i primi intervenuti dopo l’aggressione del dicembre 2012 a Bombaci da parte di due anonimi – e la stessa Consoli. Il militare ha ripercorso le tappe dell’indagine che hanno portato al fermo di Vezzosi, indicato dalla donna come il mandante del pestaggio nella zona di via Giovanni Di Prima, «svolte in fretta perché il Bombaci si trovava in fin di vita all’ospedale Vittorio Emanuele». E aiutate dai video di sorveglianza della farmacia e della banca sulla strada, che però non inquadrano mai la Yaris grigia a bordo della quale, secondo i racconti della donna, sarebbero scappati i due aggressori e sul cui sedile posteriore sarebbe stato seduto Vezzosi.
Ma ad essere attesa era soprattutto la testimonianza di Laila Consoli. «Ho conosciuto Vezzosi nel 2009 per motivi di lavoro. Dopo un mese è cominciata la nostra relazione, durata fino alla nascita di Luigi, a settembre del 2011. Poi lui è sparito». Un figlio voluto da entrambi, racconta la donna in disparte, e di cui il padre avrebbe scelto perfino il nome. «Per poi scomparire due, tre mesi dopo la sua nascita. Ho provato più volte a rintracciarlo, ma Vezzosi cambia numero di telefono e residenza ogni settimana, per motivi suoi personali che non devo essere io a dire». Una scomparsa dovuta al riavvicinamento con la precedente compagna Monica Lo Bello, da cui Vezzosi si stava separando durante il rapporto con Consoli e poi invece sposata quest’estate. Madre di due bambine piccole avute con il cantante e che, insieme a Luigi, si aggiungono ai già tre figli avuti in precedenza da Vezzosi con un’altra donna.
«Quando ho capito che lui non voleva saperne più niente di me e del bambino, mi sono rivolta a un avvocato – continua Laila Consoli – Volevo sapere se mio figlio avrebbe mai avuto un padre». Ma, nella versione della donna, i solleciti del legale fanno andare Vezzosi su tutte le furie: «Mi ha chiamato minacciandomi. Mi ha detto che, se il sollecito l’avesse ricevuto Monica, sarebbe stato un macello. E che, la prossima volta, mi avrebbe scippato la testa e l’avrebbe data da mangiare ai porci».
E in attesa che la giustizia faccia luce sulla duplice aggressione, i rapporti restano tesi. Nemmeno il riconoscimento del bambino da parte di Vezzosi e l’arrivo del primo assegno di mantenimento da 300 euro sembrano placare gli animi. «Ho saputo che lui non ha comunque intenzione di incontrare il figlio», dice Laila. Una circostanza non smentita né affermata dai legali del cantante Ruggero Razza e Giampiero Alfarini: «In questa situazione sarebbe impossibile il contrario. Facciamo passare del tempo».
Lo stesso che è servito a Laila Consoli e Samuele Bombaci per tornare alla normalità. «Io per questa storia ho perso l’ingaggio con Carmen Consoli – racconta l’uomo, anche lui musicista – Adesso sono stato contattato da un’importante agenzia per lavorare con artisti nazionali come Antonella Ruggero e Jenny B. Con l’ambiente catanese e neomelodico non voglio avere più niente a che fare». «Non fa per noi – aggiunge Consoli – Io all’inizio ho perso un po’ di lavoro, ma adesso ho ripreso a girare e montare videoclip a livello nazionale». E a organizzare serate di piano bar e karaoke proprio con Bombaci. «E’ l’unico lato positivo di questa storia – conclude la donna – E’ diventato il mio migliore amico».