Un'integrazione al giorno. Se il debutto della piattaforma informatica che dovrà accogliere le richieste di sostegno economico finora è andato bene, qualche dimenticanza si è registrata in merito ai soggetti che possono fare domanda
BonuSicilia, la Regione perde per strada i codici Ateco Nuovi decreti per autoricambi, cibo d’asporto ed empori
Nessun problema ai server della piattaforma BonuSicilia. Dopo i primi due giorni dall’apertura dei termini per preparare le richieste di sostegno economico a cui le microimprese siciliane potranno ambire, lo si può dire: finora, dal punto di vista informatico, problemi non ce ne sono stati, a dispetto di chi alla vigilia aveva pubblicato qualche screenshot con il messaggio di pagina irraggiungibile. Certo, la vera prova del nove si avrà il 5 ottobre, quando serviranno tempismo e fortuna per inoltrare le domande. Ma è comunque un piccolo risultato, anche considerati i precedenti nei rapporti tra Regione Siciliana e informatizzazione. Dove, invece, qualche problema lo si sta registrando è nella formazione del lungo elenco di soggetti che possono chiedere il bonus nato per compensare i mancati introiti causati dal lockdown.
La misura approvata dal governo Musumeci, infatti, è rivolta alle microimprese – ovvero quelle società che hanno meno di dieci dipendenti e un fatturato annuale inferiore ai due milioni di euro – di determinati settori. A definire i contorni, in questo caso, entrano in gioco i codici Ateco, cioè la classificazione adottata dall’Istat per le attività economiche. Dall’assessorato regionale alle Attività produttive, negli ultimi due giorni, sono partiti altrettanti decreti a firma del dirigente generale del dipartimento Carmelo Frittitta con l’obiettivo di rimpolpare la lista di settori che possono accedere al sussidio.
Anche in questo caso qualche avvisaglia c’era stata già alla vigilia, quando sulla pagina ufficiale della Regione Siciliana più di un utente aveva fatto notare presunte dimenticanze. Ipotesi che, a guardare gli atti prodotti dagli uffici palermitani di via degli Emiri, sono state confermate. Con il primo decreto, il dipartimento ha introdotto i codici 45.40.11, 45.40.12, 45.40.21 e 45.40.22; rispettivamente riferiti a: commercio all’ingrosso e al dettaglio di motocicli e ciclomotori, intermediari del commercio di motocicli e ciclomotori, commercio all’ingrosso e al dettaglio di parti e accessori per motocicli e ciclomotori, intermediari del commercio di parti e accessori di motocicli e ciclomotori. Ieri, invece, è stata la volta di altri tre codici: il 45.32.00, il 47.19.90 e il 56.10.20. Con questo decreto a essere coperte dal BonuSicilia sono anche le attività di commercio al dettaglio di parti e accessori di autoveicoli, gli empori e gli altri negozi non specializzati di vari prodotti non alimentari e la ristorazione senza somministrazione con preparazione di cibi da asporto.
Intanto ieri a criticare la restrizione dei soggetti ammissibili esclusivamente alle attività imprenditoriali è stato il Forum del Terzo Settore. «Non è stata una bella sorpresa scoprire che il mondo associativo che non si configura quale impresa e nella gran parte dei casi non è iscritto al registro delle Imprese risulta escluso dai benefici previsti – si legge in una lettera indirizzata all’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano – Sarebbe stato sufficiente informarsi per scoprire che la Sicilia vede la presenza di circa 21mila enti che danno lavoro a oltre 40mila persone. Parliamo di associazioni di volontariato, di promozione sociale, culturale, fondazioni e di tutte le altre forme giuridiche previste dalla normativa vigente, molte delle quali in questi mesi di emergenza sanitaria ha dovuto interrompere le proprie attività. Non ci attendavamo elargizioni a pioggia ma solo – continua la lettera – l’equiparazione del Terzo Settore a tutti gli altri settori economici. Ciò avrebbe rappresentato un importante e essenziale cambio di paradigma – concludono dal Forum – rispetto a come affrontare la questione dello sviluppo nella nostra Regione».