La missiva inviata ieri dal governatore alla ministra dei Trasporti, per chiedere l’attivazione dell’iter negli aeroporti di Palermo e Catania, prevista nella Finanziaria nazionale 2000, ma finora mai chiesta dalla Sicilia
Continuità territoriale, Musumeci scrive a De Micheli «Il caro-biglietti ha superato ogni ragionevole limite»
Petizioni online, iniziative di forze politiche o singoli deputati, movimenti civici. La Sicilia torna a fare sentire la propria voce sulla continuità territoriale e sul caro-biglietti che ha già fatto registrare l’impennata dei prezzi in vista delle vacanze di Natale. Appena venerdì scorso il viceministro dei Trasporti Giancarlo Cancelleri, in visita in Sicilia, era tornato ad attaccare la Regione sull’argomento, sottolineando che l’amministrazione «non ha chiesto la continuità territoriale per Palermo e Catania, motivo per cui i due scali non rientrano nelle agevolazioni». L’esponente pentastellato ha anche detto che «se la Regione presentasse la richiesta anche per Palermo e Catania il ministero si attiverebbe immediatamente».
La risposta è arrivata ieri direttamente dal governatore Nello Musumeci, che ha inviato una lettera indirizzata alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli, proprio per chiedere l’attivazione dell’iter per la continuità territoriale nei primi due aeroporti dell’isola. Secondo il governatore, «ultimamente le tariffe aeree tra i principali scali aeroportuali della Sicilia e quelli del continente hanno superato ogni ragionevole limite per i residenti».
Il primo inquilino di Palazzo d’Orleans si appella al principio di insularità «per colmare il gap infrastrutturale e strutturale che impedisce agli abitanti della Sicilia di avere pari opportunità con il resto dei cittadini europei», facendo riferimento all’articolo 135 della Finanziaria nazionale del 2000 per riattivare «le procedure previste per l’imposizione degli oneri di servizio pubblico per la realizzazione della continuità territoriale tra gli aeroporti di Palermo e Catania e gli aeroporti nazionali». Il governatore siciliano, dunque, chiede la delega «prevista dalla citata normativa, per potere indire la conferenza di servizi propedeutica alla definizione delle attività sopra indicate».
In base alla Finanziaria del 2000, la conferenza di servizi «definisce i contenuti dell’onere di servizio in relazione: alle tipologie e ai livelli tariffari; ai soggetti che usufruiscono di agevolazioni; al numero dei voli; agli orari dei voli; alle tipologie degli aeromobili; alla capacità dell’offerta; all’entità dell’eventuale copertura finanziaria da porre a carico del bilancio dello Stato qualora si proceda alla gara di appalto europea».
Al momento il piano di continuità per la Sicilia riguarda Comiso e Trapani, per cui c’è un fondo da 50 milioni di euro figlio di precedenti emendamenti alle finanziarie degli ultimi anni. Ma neanche per i due scali minori le tariffe sociali sono partite perché si attende il via libera della commissione europea. Ora, si spera, che anche per la continuità territoriale su Palermo e Catania l’iter abbia imboccato la strada d’avvio. Ma il percorso è ancora lungo.