Il tecnico toscano torna alla guida dei rossazzurri a distanza di quasi un anno e mezzo dal suo addio. La società ha virato su di lui per il dopo Camplone, confidando nelle sue virtù di trascinatore e uomo-spogliatoio. Firma un contratto fino al 2021
Il ritorno dell’allenatore Lucarelli al Calcio Catania Carisma e leadership per far risorgere la squadra
«Fare un’altra stagione con lui potrebbe essere una mossa non felice, dato che agli occhi dei tifosi è il tecnico che non è riuscito a centrare l’obiettivo Serie B». Queste parole, pronunciate da Pietro Lo Monaco alla fine del mese di giugno del 2018, sancivano la fine dell’avventura di Cristiano Lucarelli sulla panchina del Catania. Adesso sappiamo che si trattava solo di un’interruzione, perché da oggi il tecnico di Livorno ricomincia il suo percorso in maglia rossazzurra. Lo fa mettendosi al timone di una squadra in condizioni ben diverse rispetto a due anni fa: quella rosa aveva sfiorato la finale dei playoff per la B, questa invece vegeta a metà classifica, con cinque ko di fila sul groppone in trasferta e la terza peggior difesa del campionato.
Il tempo, nel caso dell’allenatore toscano, è stato galantuomo e ha finito per esaltare i tanti aspetti positivi dell’annata 2017-2018, vissuta sempre ai vertici. Il Catania di Lucarelli è stato infatti il primo a compiere una stagione positiva dopo quattro anni di risultati deludenti, conditi da due retrocessioni, lo scandalo Treni del Gol e due anonimi campionati di C. Il secondo posto a quota 70 punti alle spalle del Lecce (ora in A), il record assoluto di dieci successi esterni, le 21 vittorie in 36 incontri e il miglior attacco della categoria (65 gol fatti) sono cifre indiscutibili. Rimane la macchia di una squadra che si era sempre sciolta nei momenti topici, quando anche la promozione diretta pareva fattibile: così come qualche temporaneo (e clamoroso) sbandamento.
Nulla, però, di lontanamente paragonabile al pessimo inizio di campionato vissuto quest’anno dalla truppa rossazzurra. Cinque sconfitte in dieci gare e la clamorosa imbarcata di Vibo Valentia hanno rappresentato la condanna a morte per le velleità di Andrea Camplone: un tecnico che era stato selezionato quest’estate proprio perché fautore di quel ritorno al 4-3-3 che era stato per tanti anni il marchio di fabbrica della squadra bella e vincente negli anni della A. Anche il tecnico pescarese, però, ha finito per essere massacrato dal tritatutto Catania: il suo nome si aggiunge a quelli di Walter Novellino e Andrea Sottil. Allenatori dalle capacità indiscutibili, frenati però da un ambiente che non ha consentito loro di lavorare nella massima serenità.
Tornando ai momenti attuali, pensare che Cristiano Lucarelli possa essere il salvatore della patria, trasformando una squadra con chiare carenze in rosa in una fuoriserie della Serie C, sarebbe un errore madornale. Per competere con le pretendenti alla promozione andranno fatti innesti importanti a gennaio: altrimenti, ci si dovrà accontentare di restare in linea di galleggiamento, affidandosi alla maggior attenzione che il mister toscano dedicherà alla fase difensiva. Il cambio di guida tecnica non può essere la panacea di tutti i mali, né tanto meno è corretto imputare a Camplone tutte le cause dell’attuale disfatta. La dirigenza, a differenza dei mesi precedenti, dovrà essere brava (nel caso in cui ne abbia i mezzi) a creare un clima di serenità, concordia e unione di intenti: un mix di elementi che, in queste ultime settimane, sembrano proprio essere mancati.