Il parallelismo tra la crisi vissuta a Palermo e le soluzioni trovate da un'altra grande città del Sud Italia, dalla costruzione degli impianti di compostaggio comunali alla questione degli inceneritori e il punto sulla differenziata
Rifiuti, l’emergenza affrontata dagli altri: il caso Napoli «Qui se parliamo ancora di discariche la gente insorge»
Dalla crisi di Bellolampo alle percentuali ancora troppo basse della raccolta differenziata, l’emergenza rifiuti a Palermo sta entrando nel vivere quotidiano della cittadinanza. Finora le soluzioni trovate da Comune e Regione negli anni sono riuscite ad assicurare solo dei periodi più o meno lunghi di normalità, ma lo spettro della munnizza per le strade rimane ancora difficile da scacciare definitivamente. MeridioNews ha messo a confronto la situazione palermitana con quella di un’altra grande città che con il capoluogo siciliano ha molte cose in comune: Napoli. Una città del Sud, terza città d’Italia per numero di abitanti, un’estensione maggiore rispetto a quella di Palermo e svariati fiumi di inchiostro versati per documentare una situazione che negli anni passati è stata tragica, ma che oggi sembra sulla strada buona per uscire dalla continua minaccia della crisi dei rifiuti.
A differenza di Palermo, Napoli non ha Bellolampo. Anzi, non ha proprio una discarica. Il secco non differenziabile nel capoluogo campano finisce dritto nel termovalorizzatore di Acerra, poco distante dalla città, dove si trasforma in energia elettrica. Ma non si è trattato di una scelta semplice. «La stagione delle discariche a Napoli si è chiusa definitivamente con la chiusura dell’impianto di Chiaiano, nel 2008 – spiega a MeridioNews Eleonora De Majo, consigliera comunale eletta tra le fila di DemA – La gente non ne vuole più sentire parlare. Tutti sanno che se qualcuno dovesse tirare fuori ancora l’argomento discariche la gente insorgerebbe». E in effetti il processo penale cominciato lo scorso gennaio per acclarare i loschi interessi che giravano attorno a Chiaiano: le infiltrazioni criminali, il conferimento selvaggio e sregolato, l’inquinamento, il coinvolgimento di parti dello Stato, basta a leggittimare le apprensioni dei napoletani.
Basta dunque un termovalorizzatore a dire addio alle discariche e allontanare lo spettro della crisi? No di certo. «Al momento – dice ancora De Majo – se veniste nella nostra città trovereste una situazione non proprio edificante. Questo perché il termovalorizzatore di Acerra è fermo per manutenzione e i manutentori non si occupano di trovare un’alternativa per gestire i rifiuti mentre l’impianto è fermo». L’attuale amministrazione, guidata dal sindaco Luigi De Magistris, tra l’altro, si è più volte espressa chiaramente contro questo tipo di soluzioni, tanto che tra gli obiettivi futuri c’è quello di spegnere l’impianto di Acerra. Come intende la città dimostrare di potere sopravvivere senza discariche o termovalorizzatori è presto detto: puntando forte sulla differenziata. «Siamo una città con delle enormi difficoltà – racconta la consigliera – per quel che concerne la differenziata siamo oltre il 40 per cento, ma contiamo di aumentare il dato visto che solo di recente sono stati approvati i finanziamenti per une dei tre impianti di compostaggio da trentamila tonnellate che verrà costruito a breve a Napoli Est su un sito che era stato destinato per un termovalirizzatore al quale l’amministrazione si è opposta».
Il Comune, dunque, a breve costruirà il primo dei tre impianti interni per il trattamento dell’organico, destinato a diventare compost in un luogo che garantisce all’amministrazione un risparlmio notevole, nonostante le criticità di una città dove, così come a Palermo, la differenziata porta a porta non è diffusa in maniera capillare e in alcuni quartieri si fa ancora affidamento alle vecchie campane per la raccolta. Spingere forte sulla differenziata, che nel capoluogo campano raggiunge in ogni caso più del doppio del dato palermitano, significa anche puntare sul quotidiano, sulle piccole cose come «il ritiro in tempi rapidi degli ingombranti, grazie a un particolare codice assegnato all’utente». «Il successo più grande degli ultimi anni – conclude De Majo – è stato quello di istituire delle isole ecologiche in ogni quartiere e soprattutto in centro storico, dove sono più piccole di quelle che si trovano in periferia, ma danno veramente una grande mano». E anche su quest’ultimo campo Palermo di certo non domina la partita: nonostante i buoni proposito dell’amministrazione, che da tempo ha individuato le aree, approvato le delibere e dato scadenze temporali per la costruzione di oltre una decina di Centri comunali per la raccolta, al momento, il confronto tra capoluoghi si chiude con una sonora sconfitta per dieci isole ecologiche fisse a due. E a Napoli l’obiettivo resta quello di «Spegnere il termovalorizzatore grazie a un incentivo vero della differenziata».