La sentenza nei confronti di Francis Bill è arrivata nei giorni scorsi, pronunciata dalla giudice per l'udienza preliminare. Il 32enne avrebbe ucciso la moglie dopo avere discusso con lei a proposito del trasferimento della famiglia dalla Sicilia al Nord Italia
Femminicidio Cara, marito condannato a 30 anni La 26enne sgozzata al termine di una violenta lite
È stato condannato a 30 anni di carcere Francis Bill, 32 anni, il cittadino del Mali, ospite al Cara di Mineo, accusato di avere ucciso a gennaio 2018, al termine di una lite, la moglie di nazionalità nigerina, Miracle Bill, di 26 anni. L’uomo, difeso dall’avvocata Anna Munafò, è stato giudicato con rito abbreviato. La sentenza è stata emessa dalla giudice per l’udienza preliminare Elisa Milazzo, che entro 90 giorni dovrebbe depositare le motivazioni della condanna. Si sono costituiti parti civili i due figli minori della coppia. La giudice ha stabilito per loro, difesi dall’avvocata Adelina Maria Cappello, un risarcimento di 50mila euro ciascuno.
Francis Bill era stato arrestato dalla polizia di Stato di Catania diverse ore dopo la scoperta dell’assassinio. Il 32enne era stato accusato di omicidio volontario con le aggravanti dei motivi abbietti e della crudeltà. Il femminicidio è avvenuto all’interno della palazzina 1030 del Centro di accoglienza per richiedenti asilo, dove la vittima si trovava da dicembre 2016 assieme ai due figli, all’epoca dei fatti di nove e sette anni. Le indagini avrebbero accertato che Francis, nel periodo del delitto, viveva al Nord Italia e sarebbe tornato a Mineo per convincere la moglie e i figli a trasferirsi con lui.
Al culmine di una lite, l’uomo avrebbe colpito la consorte con una coltellata alla gola e si sarebbe poi dato alla fuga. I figli non avrebbero assistito alla scena, per fortuna. Al momento dell’arresto, Bill ha dichiarato di non essersi recato al Cara, quella sera, e si è professato innocente. A contraddirlo, secondo gli inquirenti, i «testimoni che l’hanno visto nella struttura, oltre a un bigliettino trovato nelle sue tasche in cui era scritto il nome della vittima e l’indirizzo del Cara».