L'imprenditore 58enne è stato interrogato questa mattina in carcere. Ha raccontato di avere esploso un colpo al culmine di una lite per questioni economiche. A gennaio gli è stato sequestrato un patrimonio di 35 milioni per la sua vicinanza a Cosa nostra e Stidda
Vittoria, Elio Greco conferma di avere sparato a Giudice Avvocato: «Chiesti domiciliari, non c’è pericolo di fuga»
Elio Greco ha ribadito la propria responsabilità per quanto accaduto venerdì sera a Vittoria. L’uomo – imprenditore nel mondo degli imballaggi dei prodotti ortofrutticoli – è stato fermato con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di Raffaele Giudice, quest’ultimo attivo nel settore dell’autotrasporto.
Durante un litigio nato per questioni economiche, Greco, che avrebbe lamentato ritardi nei pagamenti, ha impugnato una pistola e ha sparato contro Giudice, ferendolo al gomito. L’indagine è partita dopo che l’uomo è stato portato in ospedale per essere medicato: nonostante una prima resistenza, Giudice ha raccontato ciò che era accaduto agli investigatori, chiamati su segnalazione del personale sanitario del nosocomio ipparino.
Questa mattina Greco, che si trova rinchiuso nella casa circondariale di Ragusa, si è presentato davanti al gip Ivano Infarinato. Il 58enne, il cui nome all’anagrafe è Emanuele, ha ricostruito la vicenda. «Tutto è accaduto al culmine di una lite a cui hanno presenziato anche i figli di Giudice – dichiara a MeridioNews l’avvocato Antonio Fiumefreddo, difensore di Greco -. Il mio assistito ha confermato la propria responsabilità, dopo che peraltro si è presentato spontaneamente in commissariato. Adesso attendiamo la decisione del gip sulla richiesta di concessione dei domiciliari». L’istanza del legale si basa sul fatto che l’accaduto sia avulso rispetto alle dinamiche della criminalità organizzata attiva a Vittoria e poggia anche sul fatto che l’avere ammesso la propria responsabilità escluderebbe il rischio di fuga. «Dopo il fatto, il mio assistito si è allontanato dal luogo dell’aggressione, rimanendo però in contatto con i figli di Giudice. Succesivamente ha informato la polizia ed è andato in commissariato», specifica Fiumefreddo.
Greco, a fine gennaio, è finito al centro delle cronache perché destinatario di un sequestro di beni per 35 milioni di euro disposto dal tribunale di Catania. L’uomo è considerato contiguo alla criminalità organizzata, una vicinanza che nel tempo ha riguardato sia Cosa nostra – in particolar modo il clan gelese dei Rinzivillo – che la Stidda. Nel decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione, viene ripercorsa la carriera criminale del 58enne: un’ascesa che sarebbe partita, secondo diversi collaboratori di giustizia, dagli assalti ai portavalori per poi stabilizzarsi nell’imprenditoria che ruota attorno al mercato ortofrutticolo ipparino. Settore in cui l’uomo avrebbe sfruttato il proprio background criminale per affermarsi tra le imprese leader nella produzione di imballaggi. Per questi fatti, peraltro, Greco è tra gli imputati del processo Ghost Trash.
A comparire nelle carte che hanno dato origine al sequestro milionario è lo stesso Giudice. L’uomo, coinvolto in passato in operazioni antimafia, è citato tra le frequentazioni pericolose di Greco.