Assenteismo, in 15 indagati a Castelbuono e Collesano Sindaco Meli: «Tra loro persone perbene, non furbetti»

Quindici tra impiegati comunali e lavoratori socialmente utili sono stati indagati dai carabinieri della compagnia di Cefalù a Castelbuono e Collesano per assenteismo. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Termini Imerese. L’inchiesta, avviata alla fine del 2016 in seguito ad un esposto anonimo, è stata condotta utilizzando sistemi di videosorveglianza e pedinamenti. Oltre alle informazioni acquisite anche direttamente sul territorio, attraverso i comandi stazione dei due Comuni. Secondo l’accusa gli indagati si assentavano «sistematicamente, durante il servizio, per effettuare commissioni personali o addirittura, in alcuni casi, per svolgere altre prestazioni di lavoro per conto di privati, come pulizie in ambito domestico e presso stabili condominiali». Scattate da stamattina nove interdittive della sospensione dal pubblico ufficio o servizio per la durata di otto mesi, e sei coercitive dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. «Il danno patrimoniale arrecato all’amministrazione di appartenenza, oltre all’erogazione degli stipendi, deriva anche dal danno di immagine dell’ente e dalla mancata erogazione del servizio, a causa dei dipendenti non presenti sul posto di lavoro», commenta il capitano Leonardo Bricca, comandante della compagnia di Cefalù.

Le indagini, che si sono svolte sino ai primi mesi del 2017, avrebbero consentito di documentare ripetute e ingiustificate assenze durante l’orario lavorativo da parte di alcuni impiegati comunali di varie aree funzionali. Ma anche di alcuni lavoratori socialmente utili, in servizio nell’ambito del progetto attività donne finanziato dalla Regione Siciliana, del Comune di Collesano. Nell’indagine, oltre le quindici misure eseguite, ci sono stati diversi altri soggetti coinvolti, pubblici lavoratori dei due enti nei cui confronti si procede a piede libero, perché «la loro posizione – puntualizza il capitano – è stata ritenuta meno pericolosa rispetto all’esigenza di una misura cautelare». Ma i dirigenti dei rispettivi enti erano a conoscenza di queste sistematiche assenze? «Questo dettaglio è attualmente in corso di accertamento».

«I furbetti non sono sicuramente queste povere signore», commenta a caldo Giovanni Battista Meli, sindaco di Collesano, che però non era in carico nelle vesti di primo cittadino all’epoca dei fatti contestati e delle indagini investigative (lui infatti è stato eletto a giugno 2018). Le lavoratrici del progetto donna, però, le ha conosciute personalmente, e su di loro sente di poter fare una distinzione rispetto a chi viene etichettato come furbetto dell’assenteismo: «Parliamo di ragazze e giovani mamme che facevano nel pomeriggio le pulizie al Comune, chiaramente non mi posso sbilanciare, ma posso dire che si tratta di povere ragazze in cerca di un lavoretto, parlare di assenteismo mi pare eccessivo, loro non avevano un orario rigido di intervento, quando c’era qualche necessità si trattenevano anche oltre il solito orario».

La notizia, insomma, del loro coinvolgimento nell’indagine di Cefalù sembrerebbe aver destato davvero il suo stupore. «Se a volte andavano via dieci minuti prima, altre volte compensavano restando oltre il dovuto, assecondando orari di ufficio e riunione che si protraevano – spiega ancora -. Mi sono offerto volontariamente di testimoniare a chi di dovere questo mio ricordo di  loro e del loro servizio, ma ad oggi non mi ha chiamato nessuno. È un ricordo che rende onore alla verità, mi è dispiaciuto apprendere la notizia, sono tutte persone perbene, quando io avevo un qualche bisogno non si ponevano nessun problema». Nell’indagine sono coinvolti anche alcuni dipendenti comunali di Collesano, tra cui alcuni ex dirigenti. «La questione è delicata, il mio predecessore (Nicolò La Barbera, in carica dal settembre 2009 al giugno 2010) dopo poco fu sfiduciato, subentrò un commissario straordinario». 


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