Gli arresti di oggi, in particolare quello dell'ex deputato regionale Raffaele Pippo Nicotra, scuotono gli amministratori catenoti. «I magistrati facciano luce su quanto è accaduto», aggiunge il primo cittadino. Preoccupazione per la credibilità della politica
Mafia ed elezioni, reazioni della politica di Aci Catena Il sindaco Oliveri: «Non gioisco per le disgrazie altrui»
«Non gioisco mai per le disgrazie degli altri, a differenza dei miei avversari». Nello Oliveri non è di buon umore, e non potrebbe essere altrimenti. Per quanto Raffaele Pippo Nicotra possa essere un suo avversario, forse uno di quelli a cui fa riferimento, il sindaco di Aci Catena sa che gli arresti di oggi – che secondo la procura colpiscono al cuore i gruppi acese e catenoto del clan mafioso Santapaola – rappresentano un tremendo danno d’immagine per tutta la città. L’ennesimo. «Ho piena fiducia nella magistratura – continua – Per il resto non mi sento di esprimere giudizi, per mia natura sono un garantista. Spero soltanto che i magistrati facciano il loro lavoro, e che facciano luce su quanto è accaduto. Ma su tutto, ovviamente, non su una sola persona».
Il consigliere comunale Francesco Petralia, candidato sindaco sconfitto da Oliveri nella primavera 2017, uomo politicamente vicino a Raffaele Nicotra, di cui è stato anche vicesindaco, preferisce non commentare le notizie del mattino. A giugno Petralia è stato raggiunto da un avviso della procura nell’ambito di un’inchiesta per voto di scambio semplice e politico-mafioso, che vede coinvolto anche l’ex consigliere comunale catanese Riccardo Pellegrino. No comment anche da Ascenzio Maesano, ex sindaco arrestato due anni fa (esattamente il 10 ottobre 2016, singolare coincidenza) per un caso di corruzione per cui è stato condannato in secondo grado nello scorso giugno. «Non conosco i termini della vicenda, che cercherò di approfondire», dichiara il parlamentare regionale Nicola D’Agostino. «Confido nella celerità del sistema giudiziario, a tutela di tutti», aggiunge il leader di Sicilia futura.
«Mi dispiace che venga coinvolto sempre il mio Comune – dice il consigliere comunale Giovanni Grasso, ex assessore ed ex presidente del Consiglio – Per quanto riguarda le persone coinvolte, non mi permetto oggi di dare un giudizio, so quello che si legge sui giornali. Se oggi la procura ha agito così – prosegue Grasso – evidentemente sono convinti di avere elementi validi. Poi dovrà essere tutto dimostrato in un processo». «Quel che posso dire – va avanti il consigliere – è che mi auguro che non sia così, per le famiglie dei diretti interessati, e soprattutto per il Comune».
«Fermo restando il principio di non colpevolezza fino al terzo grado – commenta il consigliere comunale di Sicilia futura Davide Quattrocchi – i fatti di oggi rappresentano l’ennesima botta, soprattutto per la credibilità di chi fa politica. Si rischia di perdere completamente la fiducia delle persone. E questa – puntualizza Quattrocchi – è una cosa di cui la nuova generazione, di cui faccio parte, deve farsi carico». «Tutti questi casi di cronaca – riconosce Quattrocchi – rischiano di distruggere anche quel minimo di fiducia che le persone perbene cercano di creare».
Una preoccupazione condivisa da Bartolo Tagliavia, un anno fa candidato sindaco del M5s. «Sono cose che diciamo da un pezzo – ricorda – bisogna cercare di far rientrare la moralità all’interno delle istituzioni. Aci Catena, purtroppo, negli ultimi anni è sempre stata nell’occhio del ciclone, per vicende giudiziarie. I cittadini non meritano quello che è successo». Il pentastellato fa poi un cenno sulla posizione di Nicotra. «I giudici faranno le loro verifiche, è chiaro – conclude – ma per uomo politico quella accusa (voto di scambio politico mafioso, ndr) è la più grave. Se verrà confermata, saremo di fronte all’ennesimo caso in cui si fa politica per fini personali e non per il bene comune. Ma ripeto, è ancora presto per capire cosa sia accaduto».
«Anch’io credo nelle garanzie costituzionali e sono garantista – dice l’ex candidato sindaco della sinistra radicale Basilio Orfila – ma c’è sempre un aspetto politico. Come catenoto, non come politico, mi prende uno scoramento micidiale. Aci Catena – sospira Orfila – è una comunità che negli ultimi anni sembra aver perso la pace. Una comunità che viene colpita da questi contraccolpi, che la feriscono nella dignità. Da uomini, è necessario riscoprire questo senso di dignità. Perché il problema che si pone – prosegue – è questo: che comunità stiamo sviluppando? In questo posto pieno di corruzione, di oltraggio alle leggi, vogliamo fare crescere e maturare i nostri figli?». È il caso di mollare, allora? «No – risponde Orfila – io non demordo, non possiamo, perché abbiamo senso della responsabilità».