Beni confiscati, Palermo la prima provincia italiana Catania è quarta. Ma quasi il 50% non ha richieste

Il 2018 è stato l’anno in cui sono stati destinati il maggior numero di beni immobili confiscati alle mafie, sia a livello nazionale che in Sicilia. Sull’Isola, infatti, nell’anno appena trascorso ne sono stati concessi 907. Un trend in crescita nell’ultimo decennio: dal 2008 a ora in totale sono 4.472. Questi numeri fanno guadagnare alla Regione il primo gradino del podio, seguita dalla Calabria con 1.776 e dalla Campania con 1.486.

La prima provincia in Italia per immobili destinati è Palermo con un totale di 3.422, Catania è quarta nella classifica nazionale con 684, Caltanissetta decima con 394, seguita da Agrigento con 391, e Messina (al 15esimo posto) sono 322. Più in basso Siracusa con 146. Nella graduatoria per comuni, il primato nazionale resta al capoluogo siciliano con 1968, in quinta posizione troviamo Motta Sant’Anastasia (Catania) con 230, Caltanissetta è ottava con 191, due posti più sotto Bagheria (Palermo) con 172, poi Monreale (Palermo) che con 130 è al 12esimo posto. Partinico (Palermo) con 129 è 14esima, chiude la presenza di città siciliane tra le prime venti in Italia Licata (Agrigento) con otto beni immobili destinati. 

È siciliano anche il primato del numero delle aziende destinate che in tutto sono 351. Di queste: il 45,87 per cento rientra nel settore delle costruzioni; il 15,38 per cento nel commercio all’ingrosso o al dettaglio, riparazione di veicoli, beni personali e casa; l’8,83 per cento riguarda invece altri tipo di varie attività. Il quadro prosegue con il 5,13 per cento nel settore di attività di agricoltura, caccia e silvicoltura; il 4,84 per cento sono alberghi e ristoranti; stessa percentuale anche nel settore trasporti, magazzinaggio e comunicazioni. Il 3,99 per cento rappresenta le imprese del settore attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e servizi alle imprese; il 2,56 per cento rientra nella categoria altri servizi pubblici, sociali e personali. Poi troviamo con il 2,28 per cento l’estrazione di minerali, l’1,99 per cento son invece attività finanziarie; l’1,71 per cento produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua; l’1,14 per cento sono attività manifatturiere e la stessa percentuale si registra anche nella categoria pesca, piscicoltura e servizi connessi. Infine, lo 0,28 per cento riguarda il settore sanità e assistenza sociale.

L’incremento di destinazioni degli immobili deve però fare i conti con il numero di quelli che, pur proposti per la destinazione dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), non hanno ricevuto manifestazione di interesse (da Demanio, Regione, Città metropolitane e province, Comuni). In Sicilia, negli ultimi due anni a essere proposti sono stati 5.328 immobili e a non riscuotere interesse, in media, è stato il 30 per cento. Nel corso del 2018 a Palermo sono 434 i beni immobili proposti durante le conferenze dei servizi (per un valore complessivo di 38.999.196 euro), di questi sono 210 quelli per cui non è pervenuta alcuna manifestazione di interesse (il 48,39 per cento); segue Agrigento con 363 beni (dal valore di 15.779.285 euro) di cui 127 (il 34,99 per cento) senza richieste e Caltanissetta con 345 (4.601.671 euro) con 16 senza manifestazione di interesse. A Messina sono 80 i beni (per 1.609.700 euro) dei quali 21 non richiesti; a Siracusa 43 (dal valore di 3.038.538 euro) di cui 18 (il 41,86 per cento) senza interesse; a Enna 27 (271.215 euro) di cui sette senza richieste. Fa eccezione Ragusa dove tutti i beni – 19 – (dal valore di 856.032 euro) hanno avuto manifestazioni di interesse.

«Il tema non è quanti beni riesce l’Agenzia a restituire alla collettività per le finalità sociali o istituzionali, ma quanti beni le istituzioni e la collettività sono in grado di assorbire», si legge nel report fatto dall’Anbsc. Quello che resta è uno stock di beni che diventa una zavorra perché comporta costi senza vantaggi. Questi si sommano agli averi tolti alle mafie che, sebbene destinati, restano inutilizzati. «Accade – si legge nel documento – che amministrazioni in odore di scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata richiedano l’assegnazione di tutti i beni disponibili con il solo scopo di apparire sensibili al tema e conquistare, nelle intenzioni, patenti di legalità. Naturalmente, poi, questi beni vengono lasciati in condizioni di abbandono». In Sicilia i beni destinati agli enti sono 4.726, di questi 393 non sono ancora utilizzati

È in quest’ottica che è stata inserita nel decreto sicurezza la possibilità di vendere i beni immobili ai privati, nel caso in cui nessun ente o associazione ne richieda l’assegnazione. Una misura prevista in più punti del codice antimafia già dalla sua iniziale versione del 2011. Adesso, ad avere la possibilità di essere messi in vendita sono i beni immobili in gestione dall’Agenzia. In Sicilia sono 5.781 (di cui 2.479 definitivamente confiscati e quindi già destinabili e 3.302 per cui, non essendoci una confisca definitiva, è necessario attendere le decisioni definitive dell’autorità giudiziaria). Predominante è la categoria dei terreni che sono 3.119, 1.930 sono le unità immobiliari per uso di abitazioni, 449 unità immobiliari con destinazione commerciale o industriale, 244 altre unità immobiliari e 39 unità immobiliare per alloggio e usi collettivi.

Considerando soltanto i beni oggetto di confisca, anche in questo caso è Palermo la prima provincia in Italia: se ne contano 949. Il sesto posto della classifica nazionale è conquistato da Caltanissetta con 363, seguita da Trapani (340) e Catania (318). In tredicesima posizione si trova poi Agrigento che ne ha 2014, Messina al 17esimo posto con 127. Ancora un primato per il capoluogo siciliano anche nella graduatoria comunale: 487 sono gli immobili in gestione con confisca definitiva nel comune di Palermo 487, Caltanissetta sesto con 140, seguita da Resuttano (Caltanissetta) con 139 e Castellammare del Golfo (Trapani) con 107. In 13esima posizione Castelvestrano (Trapani), poi Partinico (Palermo) con 79, seguito da Catania con 78, chiude la classifica Mazara del Vallo (Trapani) con 67. 


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