Ottenere in trasferta alla prima giornata un risultato che muove la classifica è positivo ma la squadra rosanero è ancora incompiuta. E pur avendo delle idee fatica a capitalizzare il volume di gioco prodotto. All'Arechi prova dai due volti
Palermo, a Salerno un punto buono ma a metà La sterilità è ancora il tallone d’Achille dei rosa
Come inquadrare uno 0-0? Questione di punti di vista. Un’immagine che può essere associata al pari a reti bianche ottenuto dal Palermo sul campo della Salernitana è quella dell’iceberg. Che ha un blocco che emerge dalla superficie ma anche delle ‘radici’ che affondano su un livello differente. Il punto conquistato dai rosa è la parte che si vede. Quella che resta e che può essere osservata con un occhio positivo. In fondo al punto, però, c’è anche altro. C’è un mix di elementi che contrasta con la prospettiva precedente e che, nel caso della gara odierna, ridimensiona la bontà del risultato maturato in terra campana. Pareggiare in trasferta alla prima giornata, oltretutto su un campo ‘caldo’ e contro un avversario ostico, è certamente un passo avanti importante nel processo di crescita avviato durante il ritiro estivo ma la compagine di Tedino, priva di alcuni elementi importanti come ad esempio Chochev e Jajalo a centrocampo, non può e non deve ritenersi pienamente soddisfatta.
Anche se alcuni segnali inviati dal gruppo sono incoraggianti, la strada verso due mete chiamate stabilità ed efficacia è ancora molto lunga. Partire con un risultato che muove la classifica è utile anche dal punto di vista del morale ma è ancora dominante la sensazione di una squadra alla quale manca qualcosa per compiere il salto di qualità e, di conseguenza, per legittimare le proprie ambizioni. Il ‘qualcosa’ che manca è, sulla falsariga della scorsa stagione, l’incisività e il cinismo in zona gol. Nuova stagione, vecchi difetti: il match dell’Arechi ha ribadito che il Palermo non gioca male, ha idee interessanti ma fatica a capitalizzare il volume di gioco prodotto durante la gara. L’indice di pericolosità – termine ricorrente nel vocabolario di Tedino – è ancora troppo basso e senza un’inversione di tendenza sarà difficile, anche in prospettiva, imporre le proprie qualità. Nestorovski (giocatore che fino al 31 agosto rimane nella lista dei potenziali partenti destinazione estero – e a proposito di mercato il club di viale del Fante nelle ultime ore ha ceduto a titolo definitivo i giovani Bentivegna e Grillo rispettivamente alla Carrarese e alla Pro Vercelli) e Moreo hanno dimostrato ancora una volta di avere le polveri bagnate ma, al di là della specificità degli attaccanti, è tutta la squadra che strutturalmente stenta negli ultimi quindici metri.
E’ lo stesso problema emerso in occasione della gara di Coppa Italia contro il Vicenza. Sfida nella quale era stato un difensore (Rajkovic) a mascherare con una doppietta le lacune di un Palermo alle prese con una sterilità cronica. Ed è proprio lo scarso feeling con il gol il vulnus più evidente di una squadra che ha anche pregi e ampi margini di miglioramento. E’ questa sterilità a tarpare le ali di un Palermo che, schierato con un 3-4-1-2 scelto da Tedino nei giorni scorsi in concomitanza con la visita del patron Zamparini, oggi ha offerto una prestazione dai due volti. Positiva nel primo tempo, vivacizzato da alcune proiezioni offensive (da segnalare soprattutto un destro di Salvi da ottima posizione respinto da Micai e un tiro di sinistro di Fiordilino alto sopra la traversa) e da una traversa colpita da Trajkovski al 37’. Meno convincente nella ripresa, frazione di gioco nella quale i rosa hanno abbassato il baricentro permettendo alla formazione di Colantuono (allontanato per proteste al 13′ del secondo tempo dall’arbitro Abbattista) di incanalare la partita sui binari preferiti, quelli dell’agonismo e della fisicità. Strumenti attraverso i quali i granata, minacciosi con un paio di spunti del neo-entrato Jallow e vicini alla rete da tre punti nel finale in occasione del gol annullato a Bocalon per fuorigioco sugli sviluppi di un errore in presa del portiere Brignoli su una punizione insidiosa dell’ex di turno Di Gennaro, sono riusciti ad ammortizzare la superiore cifra tecnica degli uomini di Tedino. Ordinati, al netto di qualche sbavatura, ma (nei secondi 45 minuti) assenti ingiustificati dalle parti di Micai.