Un'immagine che ritrae il giudice antimafia è stata imbrattata. Per gli autori dell'opera, i militanti di estrema destra del gruppo Cervantes, non si tratta solo di un atto vandalico. «E' un atto politico fatto dalla sinistra antagonista». Che risponde: «Abbiamo di meglio da fare. L'antimafia si fa nelle strade»
Borsellino, imbrattato murales La politica muro contro muro
A Catania, ancora un altro murales imbrattato. Ancora una volta l’immagine raffigura un giudice anti-mafia: Paolo Borsellino. A maggio la stessa cosa è successa all’opera che ritrae il collega Giovanni Falcone. Questa volta però non si tratterebbe di anonimi vandali, ma di un preciso attacco politico, per quanto ingenuo. «La mano del gesto è da rintracciare tra le fila dellantagonismo politico di sinistra» sostiene con sicurezza Gaetano Fatuzzo in un comunicato stampa. E’ il coordinatore dello spazio libero Cervantes, che lo scorso 19 luglio ha realizzato il murales sulla circonvallazione di Catania, a pochi metri dalla sede del centro. Sulla parete, sotto una citazione del giudice palermitano, c’è ora la scritta mafia+fascismo=merda. E il Cervantes, come è noto in città, è un centro con una connotazione politica ben precisa: di estrema destra.
Raggiunto telefonicamente, Fatuzzo spiega il senso del comunicato: «Siamo della destra non conforme, ma la lotta alla mafia è una battaglia di tutti i siciliani onesti, non solo di sinistra. Chi ha imbrattato il murales è stato non solo anti-Cervantes, ma così idiota da essere anti-Borsellino».
L’idea della ritorsione politica non convince però Luigi Marino, storico membro del centro popolare Experia di via Plebiscito, che non nasconde un certo stupore. «In 18 anni l’Experia ha subito tantissimi atti vandalici, dalle scritte anti-comuniste e contro di noi fino ad azioni anche molto pesanti. L’unico modo di reagire è sempre stato quello di andare avanti e continuare a lavorare». Marino non nasconde invece le sue perplessità su un certo modo di fare antimafia. «La si fa sul territorio, non con i murales, che ognuno è liberissimo di fare – dice – Non credo che un atto vandalico di questo genere sia un danno per la memoria di Paolo Borsellino. Gli atti vandalici sono una cosa normale in città». «Detto questo – aggiunge Marino – anche se l’area della sinistra antagonista è molto varia, credo che ci siano cose ben più importanti da fare che imbrattare il murales del Cervantes».
Che si tratti di una ritorsione politica, secondo Fatuzzo, è però certo. «Subiamo moltissimi messaggi di odio politico, con scritte simili del tipo “fascismo=mafia” – spiega – Tutti con la stessa calligrafia, basta farsi un giro in città per vederli. Se questa volta siamo intervenuti denunciando l’accaduto è perché è stato toccato il messaggio di un eroe».
Impossibile non fare un parallelo con l’altro murales, sempre alla circonvallazione, raffigurante il giudice Falcone. L’opera – realizzata dall’associazione AddioPizzo Catania– precede di pochi giorni quella di Cervantes. «L’iniziativa di Addiopizzo c’è piaciuta parecchio – ammette Fatuzzo – e ci siamo immaginati la circonvallazione come pantheon degli eroi antimafia». Da qui la scelta di raffigurare Borsellino, «a cui siamo culturalmente più legati», spiega.
La similitudine tra i due murales però continua anche nello sfregio, subito da entrambi. In quel caso, però, nessuno collegamento politico è stato ipotizzato. «Addiopizzo è una associazione antimafia, e non ha connotazione politica. Noi sì – dice Fatuzzo – Sono due atti idioti allo stesso piano, ma per noi non è la prima volta che subiamo questi attacchi». Nelle frasi scritte sui muri della città contro Cervantes, racconta, c’è sempre un richiamo alla cultura dell’antifascismo. Questa volta, però, si voleva spostare la questione su un altro piano. «Noi vorremmo che si combattesse la cultura mafiosa – spiega il coordinatore del gruppo – come dice la citazione di Borsellino imbrattata».
L’antimafia, un tema che nell’immaginario comune appartiene alla sinistra e che il gruppo Cervantes vuole sdoganare con l’impegno di destra. Ritenendo «presuntuoso» considerare una propria battaglia quella che è «una bandiera di tutti i siciliani onesti e lavoratori» «Come Borsellino e il prefetto Mori, consideriamo esempio anche Pio La Torre, Peppino Impastato e Giuseppe Fava», conclude Fatuzzo.
[Foto di Cervantes]