A comunicare la notizia sono gli avvocati Vittorio e Antonia Lo Presti: «La decisione è legata all'assenza di concretezza e attualità del pericolo», scrivono. Il fatto è collegato all'inchiesta della procura etnea in cui si ipotizzano una serie di reati legati all'attestazione di alcune operazioni nella struttura privata
Disposto dissequestro centro riproduzione e infertilità Legali: «Continua l’attività nell’interesse dei pazienti»
A febbraio era scattato il sequestro del Centro di Medicina della Riproduzione e Infertilità, ieri il provvedimento del tribunale del Riesame di Catania che dispone la restituzione. A comunicarlo, attraverso una nota inviata agli organi di stampa, sono gli avvocati Vittorio e Antonia Lo Presti. «La decisione è legata all’assenza di concretezza e attualità del pericolo, disponendo così la restituzione agli aventi diritto – scrivono -. Il Cri non ha mai smesso di funzionare e continuerà dunque a svolgere la propria attività nell’esclusivo interesse dei pazienti», concludeono.
La vicenda è legata a un’inchiesta della procura di Catania che mira a fare luce sui presunti reati di falsità ideologica ed esercizio abusivo della professione medica. La struttura ha sede in via Fondo Cosentino a Catania ed è guidata dal dottore Carlo Torrisi, medico specializzato in ginecologia e ostetricia e legale rappresentante del Centro, cui vengono contestati i reati «reiteratamente commessi fino al gennaio 2015» assieme al medico anestesista Corrado Uccello.
L’indagine poggia le sue fondamenta su una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, riscontri documentali e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, che avrebbero fatto luce sui registri di alcune operazioni. Documenti in cui, secondo l’ipotesi accusatoria, si attestava falsamente, per mano degli indagati, che queste erano state eseguite in presenza dell’anestesista Uccello. A sostituirlo, invece, ci sarebbe stato in sala operatoria l’infermiere Antonio Consolato Pina, licenziato in passato dall’ospedale Santissimo Salvatore di Paternò. Quest’ultimo, accusato del reato di esercizio abusivo della professione sanitaria in concorso con Torrisi e Uccello, era già finito indagato e arrestato nel 2015. Accusato di rubare farmaci nella struttura pubblica per poi riutilizzarla in quella privata.