L'obiettivo è fare il punto sullo stato dell’arte delle regole che disciplinano il settore, creare momenti di confronto con gli amministratori, e diffondere la cultura dell’home sharing e aiutare la città a sviluppare un turismo sostenibile. Giorgio Bruno: «Partendo dal basso vogliamo reagire a questo momento di crisi»
Airbnb, nasce l’associazione degli host Palermo «Sull’imposta di soggiorno dialogo col Comune»
Nasce a Palermo l’Home sharing club, la prima associazione rappresentativa degli oltre 3mila host attivi Airbnb nel capoluogo siciliano, i cui fondatori si sono ritrovati ieri sera in assemblea in un incontro con la partecipazione di rappresentanti dell’azienda e delle istituzioni locali. Negli ultimi 12 mesi, le persone che hanno visitato Palermo soggiornando attraverso Airbnb sono state 107mila, un dato ancora ridotto rispetto agli arrivi totali, ma significativo per qualità: chi prenota in piattaforma viaggia in gruppi ristretti e tende a soggiornare più a lungo. L’obiettivo della neonata organizzazione locale, fare il punto sullo stato dell’arte delle regole burocratiche che disciplinano il settore, creare momenti di confronto con gli amministratori locali, diffondere la cultura dell’home sharing e aiutare la città a sviluppare un turismo sostenibile e di qualità.
Compiti ambiziosi, soprattutto in una città che punta molto sul turismo, nominata Capitale italiana della Cultura 2018 e che quest’anno ospiterà eventi importanti come Manifesta. L’incontro è stato un’occasione per discutere delle tematiche di attualità, come racconta Giorgio Bruno, host a tempo pieno dopo oltre 20 anni passati a viaggiare per lavoro, da un hotel all’altro: «Siamo pronti a collaborare con il Comune per un home sharing migliore. Vogliamo lavorare per creare momenti di confronto tra di noi e con i legislatori, anche partecipando ai tavoli di discussione. Partendo dal basso – aggiunge – siamo fiduciosi di poter aiutare noi stessi e la città di Palermo a reagire in questo momento di crisi».
Tra i temi più caldi, proprio la nuova disciplina sull’imposta di soggiorno – dal primo gennaio, infatti, le tariffe per le attività extra-alberghiere sono state uniformate a 1,50 euro per le prime quattro notti di permanenza – e la possibilità di un accordo fra Comune e piattaforma. «Metabolizzata? In realtà è una richiesta piombata dall’oggi al domani e stiamo cercando di metterci in regola il più velocemente possibile. Airbnb, comunque, sta cercando di chiudere un accordo con il Comune per la riscossione automatica della tassa al momento della prenotazione, come accade già in altre parti d’Italia. Ad esempio a Genova, Firenze e Milano, dove non esiste il pagamento cash, ma solo sul sito con carta di credito. Per un albergo è una cosa normalissima – aggiunge – per chi, invece, affitta una stanza o una seconda casa è molto difficile. Riuscire a chiudere tutto in maniera automatica – conclude – sarebbe l’ideale».