A denunciare i nuovi episodi violenti, risalenti a ieri, è ancora il sindacato Fsi-Usae, che da tempo ormai spinge perché si trovi un rimedio concreto alla sicurezza del personale medico, dei pazienti e della gente che gravita nei nosocomi. Calogero Coniglio: «Negli ultimi cinque anni sono circa 63 le aggressioni, 15 solo nel 2017»
Ospedali, ancora aggressioni al Di Cristina e al Cervello «Non si può più rimandare l’intervento della Regione»
«Un provvedimento necessario, che non può più essere rimandato». Così Calogero Coniglio, segretario regionale territoriale di Fsi-Usae dopo le ultime due aggressioni all’interno di due ospedali palermitani. Si tratta del Di Cristina, dove ieri nel pronto soccorso due infermieri sono stati aggrediti dal padre di un piccolo paziente. Il secondo caso, invece, si è verificato sempre ieri all’ospedale Cervello, dove un paziente, a causa di tempi d’attesa considerati troppo lunghi, ha dato in escandescenza. Due episodi che si sommano a quelli avvenuti già nelle scorse settimane e denunciati dal sindacato.
«Negli ultimi cinque anni, l’organizzazione sindacale Fsi-Usae Federazione sindacati autonomi indipendenti, aderente alla Confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, guidata dal segretario generale Adamo Bonazzi ha denunciato, soltanto nei vari presìdi ospedalieri siciliani, circa 63 aggressioni, di cui 12 nel 2015, 14 nel 2016 e 15 nel 2017», spiega ancora Coniglio, preoccupato dal crescente aumento delle aggressioni, diventate quasi un fenomeno, contro il personale degli ospedali.
«Abbiamo denunciato più volte a procure, questure, prefetture, assessorato regionale della Salute e a sindaci la mancanza di sicurezza del personale sanitario nelle strutture sanitarie siciliane – continua Coniglio – Chiediamo adesso un intervento dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, al quale abbiamo inviato il nostro dossier e chiesto un incontro per discutere sulle disposizioni che mirano a garantire la sicurezza, l’ordine pubblico e l’incolumità di cittadini ed operatori sanitari presso le strutture ospedaliere».